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L'Istat corregge i conti: la crescita del 2015 è stata dello 0,7%, ma la recessione è finita prima

 

La prima stima indicava una espansione dello 0,8%, ma la revisione si accompagna al netto miglioramento del risultato 2014: dal -0,3 al +0,1%. "Svolta anticipata, la recessione è finita prima", commenta Alleva. Confermato il deficit 2015 (al 2,6% del Pil), mentre migliora il debito al 132,2%

 

di RAFFAELE RICCIARDI

 

MILANO - Il Pil italiano nel 2015 è cresciuto dello 0,7% e non dello 0,8%, come si pensava precedentemente. Lo ha comunicato l'Istat, che ha rivisto al ribasso la stima preliminare dello scorso marzo. Ma per decifrare completamente i dati bisogna tenere conto del fatto che la revisione si è estesa anche all'anno precedente: nel 2014, infatti, l'andamento del Pil in volume ha cambiato di segno passando dalla diminuzione dello 0,3% precedentemente indicata a una espansione dello 0,1%. Si tratta dunque di una revisione al rialzo di 0,4 punti: "Questa revisione al rialzo del Pil nel 2014 è importante" perché "anticipa" rispetto a quanto si riteneva "il punto di svolta" che ha visto uscire l'Italia dalla recessione, ha sottolineato il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, commentando i dati a margine di un convegno alla Camera. Le revisioni, in ogni caso, "non dovrebbero comportare grandi variazioni per gli anni a venire", spiega la capo economista di Prometeia, Stefania Tomasini.

 

Ragionando in termini assoluti e guardando al Pil a prezzi di mercato, l'Istituto di statistica ha rivisto dunque i dati degli ultimi due anni, in entrambi i casi in senso migliorativo: "Nel 2015 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.642.444 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 6.072 milioni rispetto alla stima precedente. Per il 2014 il livello del Pil risulta rivisto verso l'alto di 8.497 milioni di euro".

 

REVISIONE DELLE VARIAZIONI PERCENTUALI
DEI PRINCIPALI AGGREGATI DEL CONTO ECONOMICO
DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI.
Anni 2014-2015, valori concatenati (anno di riferimento 2010),
stime settembre 2016 rispetto a stime marzo 2016

AGGREGATI20142015  
 STIME
SETTEMBRE
 2016
A
Stime
marzo
2016
b
Revisioni
a-b
Stime
settembre
 2016
a
Stime
marzo
2016
b
Revisioni
a-b
PRODOTTO INTERNO LORDO AI PREZZI DI MERCATO 0,1 -0,3 0,4 0,7 0,8 -0,1  
IMPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI FOB 3,3 3,2 0,1 6,0 6,0 0,0  
CONSUMI FINALI NAZIONALI 0,1 0,2 -0,1 1,0 0,5 0,5  
 - SPESA DELLE FAMIGLIE 0,4 0,6 -0,2 1,5 0,9 0,6  
 - SPESA DELLE AP -0,9 -1,0 0,1 -0,6 -0,7 0,1  
 - SPESA DELLE ISP 3,2 1,5 1,7 2,8 0,6 2,2  
INVESTIMENTI FISSI LORDI -3,0 -3,4 0,4 1,3 0,8 0,5  
ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI FOB 2,9 3,1 -0,2 4,3 4,3 0,0  

fonte: Istat

 

Le stime sull'anno scorso, in termini di volume, hanno comportato ritocchi al rialzo per tutti i principali aggregati della spesa: di 0,5 punti percentuali gli investimenti fissi lordi, di 0,6 punti la spesa delle famiglie, di 2,2 punti la spesa delle Isp e di 0,1 punti la spesa della Pa. I tassi di crescita delle importazioni e delle esportazioni non hanno subito revisioni. In senso opposto ha operato la revisione del livello delle scorte, al rialzo per l'anno 2014 e al ribasso per quello dopo, che "ha indotto un significativo cambiamento nel contributo di tale aggregato alla variazione del Pil; in termini di volume l'apporto risulta ora positivo per 0,6 punti percentuali nel 2014 (in precedenza era nullo) e per 0,1 punti nel 2015 (a fronte di +0,5 punti nella stima dello scorso marzo)". Sottolinea ancora Tomasini che un'altra voce di significativa variazione riguarda la "positiva crescita della propensione al consumo nel 2015".

 

Restando al 2015, l'Istat ha mantenuto invariato il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo, il parametro che viene tenuto sott'occhio in modo particolare dalla Commissione europea: l'anno scorso si è attestato al 2,6%, in miglioramento dal 3% del 2014. Addirittura in miglioramento, invece, l'altro parametro monitorato strettamente dagli sceriffi europei, il debito pubblico: si è attestato nel 2015 al 132,2% del Pil, in crescita dal 131,8% del 2014. Le ultime stime del 21 aprile scorso indicavano un rapporto al 132,7%.

 

Tra gli altri dati interessanti tracciati dall'Istat si può ricordare che l'anno scorso il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato una crescita dello 0,9% sia in valore nominale, sia in termini di potere d'acquisto, cioè il reddito disponibile in termini reali. Contemporaneamente, la spesa per consumi finali è cresciuta dell'1,5%, determinando un calo di 0,6 punti percentuali della propensione al risparmio.

 

(La Repubblica)