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Pensioni, metà rata Ape a banche e assicurazioni

Conviene l'Anticipo pensionistico? Quanto pagherà chi chiede il prestito per andare prima in pensione, ma non può beneficiare del bonus fiscale? Il conto può rivelarsi salato, anche un quarto del futuro assegno previdenziale. E fino alla metà della rata andrà a rimborsare banche e assicurazioni. Nannicini: "La penalizzazione sarà inferiore al 6% annuo"

 

di VALENTINA CONTE

 

29 settembre 2016

 

ROMA - L'accordo tra governo e sindacati sulle pensioni, siglato ieri, contiene un'incognita. Un nodo non sciolto che ha rischiato di far deragliare l'intera trattativa: a chi garantire un'Ape gratuita. L'anticipo pensionistico di tre anni e sette mesi rispetto ai requisiti di legge - la possibilità di andare in pensione a 63 anni anziché 66 e 7 mesi per i nati tra il 1952 e il 1954 - è comunque costoso.

Per quattro motivi:

- Primo: se esci prima, versi meno contributi.

- Secondo: il coefficiente di trasformazione (il numero che trasforma i contributi in pensione) si abbassa, perché inversamente proporzionale alla speranza di vita (si esce prima, si vive di più, la pensione cala).

- Terzo: la banca che anticipa il prestito (tramite Inps) deve essere remunerata con un interesse.

- Quarto: il prestito è coperto da un'assicurazione in caso di premorienza (gli eredi così non devono temere), ma il premio costa.

 

Ape sociale gratis. Questi quattro fattori possono rendere l'intera operazione poco appetibile. Ecco perché il governo studia un meccanismo di bonus fiscali. Cioè detrazioni che coprano la rata futura (per l'anticipo della pensione da uno a tre anni, si pagano rate per vent'anni). Ma per chi? La proposta dell'esecutivo era scritta nella bozza di accordo: Ape gratis per le pensioni fino a 1.300 euro lordi (poco più di 1.100 euro netti), ma solo per le categorie svantaggiate (disoccupati, disabili, lavori pesanti o rischiosi). I sindacati hanno detto no: soglia troppo bassa. E così quella cifra è uscita fuori dal testo finale poi firmato da tutti. E andrà rinegoziata, visto che in un primo tempo si era parlato di almeno 1.500 euro lordi.

 

Ape non gratis. E tutti gli altri? A parte i lavoratori che le aziende mettono fuori per ristrutturazioni o riorganizzazioni (accollandosi però anche il costo dell'Ape) e quelli che rientrano nell'Ape sociale, tutti gli altri - la stragrande maggioranza dei 350 mila potenziali italiani interessati all'Anticipo pensionistico - dovrà pagare di tasca propria la possibilità di ritirarsi sino a tre anni prima. Quanto? Secondo alcune simulazioni, come quelle di Progetica, anche un quarto del futuro assegno previdenziale (quello che si incassa dal compimento dei 66 anni e 7 mesi, il requisito di legge per andare in pensione). Con una postilla non da poco: la metà della futura rata andrà a ripagare banche e assicurazioni, dunque il sistema finanziario che di fatto rende fattibile l'intera operazione, altrimenti impossibile alla nostra finanza pubblica.

 

Nati nel 1954. Un esempio su tutti. Un nato nel 1954 che vuole andare in pensione l'anno prossimo - dunque 47 mesi prima del requisito, 3 anni e 11 mesi - deve mettere in conto di rinunciare addirittura al 37% della sua pensione. Se aspetta i 67 anni e 7 mesi prende 1.297 euro di pensione netta. Se invece anticipa di 3 anni e 11 mesi e va in pensione con l'Ape nel 2017, allora si accontenta di 1.134 per 47 mesi. Finiti i quali dovrà cominciare a restituire il prestito. E a quel punto la sua pensione scivola a 811 euro. Conviene rinunciare a quasi 1.300 euro di pensione futura per lavorare quasi 4 anni in meno, ma poi avere per vent'anni (e dunque per sempre) un assegno di poco più di 800 euro? Tra l'altro, il 40% della rata andrà dritta a banche e assicurazioni che devono essere remunerate per il loro servizio. Un nato nel 1952, con lo stesso livello di pensione netta dell'altro classe '54, ma che chiede un anticipo di soli 19 mesi, pagherà al sistema finanziario il 50% della sua rata.

 

La difesa del governo. Il costo dell'Ape volontaria "è più basso rispetto a quello che circola sui giornali, anche se significativo", ha precisato questa mattina a Radio Anch'io il sottosegretario Tommaso Nannicini, che ieri ha chiuso l'accordo con i sindacati assieme al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Alla domanda se la rata di ammortamento del prestito si attesterà intorno al 6% per ogni anno d'anticipo, così come circolato nei giorni scorsi, ha risposto che quando la flessibilità in uscita è legata a una scelta personale e non a una necessità, avrà un costo. Ma "per i numeri veri occorre aspettare il combinato disposto della legge di Bilancio e dei provvedimenti attuativi, tra cui l'accordo quadro con banche e assicurazioni". L'Ape, spiega ancora Nannicini, è stata pensata per le categorie in difficoltà e per quanti sono dichiarati esuberi a seguito di crisi aziendali. In quest'ultimo caso, quando l'impresa ha in corso una riorganizzazione ed emergono eccedenze, "le aziende che hanno liquidità potranno pagare direttamente" per l'anticipo pensionistico, altrimenti si potrà ricorrere a "fondi bilaterali". Strumenti da definire nell'ambito della contrattazione, tra le parti. Ma la novità più significativa per il sottosegretario di Palazzo Chigi è che "si interviene sulle pensioni non per fare cassa ma metterci risorse con un forte taglio di equità".

 

Esodati. Nannicini ha poi assicurato che sull'ottava salvaguardia degli esodati (senza lavoro né pensione) "c'è un confronto aperto: tutte le risorse stanziate nel fondo vanno monitorate per poi essere reinvestite su quelle platee", facendo riferimento alle risorse avanzate nelle precedenti operazioni di salvaguardia e che ora potranno essere reimpiegate anche in questa. "Alla fine del confronto, la legge di Bilancio tirerà le fila e senz'altro ci sarà un intervento che usa le risorse che ci sono per andare incontro a quelle platee", spiega.

 

La simulazione dell'Ape

 

 

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28 settembre 2016

 

Pensioni basse, no tax area e quattordicesime. La misura è certa, il premier Renzi l'aveva illustrata in tivù assicurando che chi oggi accantona 40 euro al mese ne prenderà 80, in una unica soluzione (un assegno annuale da 960 euro). Un raddoppio secco che premierà chi oggi incassa mille euro al mese (il limite attuale è di 750 euro, ovvero una volta e mezzo il trattamento minimo). L'estensione dovrebbe riguardare una platea di 1,2 milioni di pensionati per un totale di 3,3 milioni di quattordicesime. Per tutti i pensionati arriva la parificazione della no tax area alla soglia stabilita per il lavoro dipendente (8.125 euro) con detrazione d'imposta riconosciuta fino a 55 mila euro .

 

Il nodo Ape. Il governo nell'incontro con le parti non ha, invece, fornito simulazioni su come funzionerà l'anticipo pensionistico e su chi ne pagherà i costi. L'Ape, sperimentale per due anni, permetterà a chi compie 63 anni e quindi è distante meno di 3 anni e 7 mesi dall' età di vecchiaia di lasciare il lavoro prima grazie ad un prestito pensionistico. Le fasce più disagiate potranno beneficiare dell'Ape "sociale" andando in pensione prima senza subire tagli sul futuro assegno, ma per tutti gli altri l'operazione avrà un costo notevole. Il prestito potrebbe essere pagato con tagli fino al 25 per cento sull'importo della pensione dei successivi vent'anni. Per capire quindi se l'operazione avrà possibilità di successo bisogna fissare il tetto di reddito al di sotto del quale l'anticipo non avrà costi a carico del lavoratore. Nell'incontro non sono state stabilite le soglie al di sotto delle quali l'anticipo non avrà costi, le ipotesi lo fissavano sotto il tetto delle pensioni a 1.500 euro lorde (1.200 nette), ma i sindacati chiedono di portare quel tetto ai 1.600-1.700 euro lordi. Saranno previste misure ad hoc per le uscite dovute a crisi aziendali con oneri a carico delle imprese.

 

Precoci e usuranti. Il verbale del governo definisce come lavoratori precoci quelli con 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età. Si prevede, per loro, di eliminare le penalizzazioni sul trattamento pensionistico in caso di pensione anticipata prima dei 62 anni e di consentire l'accesso alla pensione con 41 anni di contributi per disoccupati senza ammortizzatori sociali, addetti ad attività gravose (da definire con i sindacati) e persone con disabilità. Ai lavoratori occupati in mansioni usuranti (svolte in almeno 7 anni degli ultimi 10 di lavoro) si consente un anticipo pensionistico di 12 o 18 mesi rispetto alle attuali norme.

 

(La Repubblica)