News

Sindaci: dalla lotta all'evasione, un serbatoio potenziale di 350 milioni

Le amministrazioni che collaborano con le Entrate per stanare gli evasori, incrociando i dati reddituali e patrimoniali, possono tenere per sé il frutto del recupero. Ma solo poche sfruttano quest'occasione

 

di ROBERTO PETRINI e RAFFAELE RICCIARDI

 

30 settembre 2016

 

I sindaci potrebbero attingere di più e meglio dal serbatoio della lotta all'evasione locali non incassati, recuperando dall'evasione la bellezza di 350 milioni di euro, se solo collaborassero con l'Agenzia delle Entrate come fanno i loro colleghi più virtuosi. Secondo uno studio della Cgia, solo il 7% dei comuni si è attivato nella lotta all'evasione. Non saranno cifre da capogiro, ma nelle ristrettezze dei bilanci locali da tempo denunciate dagli amministratori, e viste le esigenze crescenti della popolazione ancora colpita dagli effetti della crisi economica, lasciarle giacere sul fondo del pozzo è un'opzione che conviene solo agli evasori.

 

Dal 2011 i municipi possono collaborale nella lotta all'evasione con le Entrate: hanno la possibilità di incrociare i dati fiscali legati alle tasse statali (dall'Irpef all'Irap) con i dati catastali e patrimoniali sui quali si basano i balzelli come Tari o Imu. Così, potranno scovare incongruenze tra redditi sproporzionati rispetto al patrimonio, segnalarle e tenere per sé l'extra-gettito ottenuto. Ad ora, però, secondo una indagine di Twig sui dati del Ministero dell'Interno, alla crociata contro l'evasione si sono uniti solamente 559 amministrazioni.

 

Gli apporti attribuiti a seguito del recupero dall'evasione, mostrano un quadro eterogeneo. Il Nord è più attivo e contribuisce maggiormente ad arrivare alla somma di 17,1 milioni destinata ai sindaci nel corso del 2015.

 

I ricercatori di Twig hanno provato a capire quanto potrebbe valere questa attività, se tutti gli amministratori si uniformassero agli standard dei migliori. Per cominciare, se solo tutti i comuni si attivassero come ha fatto il primo drappello di 559, si riuscirebbero a stanare somme per 46 milioni di euro. Se poi tutti quanti lavorassero agli standard medi dei primi cento comuni, ecco arrivare alla cifra di 350 milioni.

 

(La Repubblica)