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Padoan ai tedeschi: "Servono più Europa e più investimenti"

 

Il ministro dell'Economia rilancia la proposta del sussidio di disoccupazione europeo per ridurre la frammentazione del mercato del lavoro: "Più inclusione per dare più risposte ai cittadini". Poi difende il lavoro della Bce: "Ha retto l'urto della crisi economica". E sulla manovra dice: "Nessuno scetticismo a Bruxelles"

 

di GIULIANO BALESTRERI

 

21 ottobre 2016

 

MILANO - In casa dei falchi tedeschi e di fronte al presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan torna a parlare di integrazione europea e investimenti e dice: "A Bruxelles nessuno scetticismo sulla manovra italiana, il dialogo continua". Parlando a Francoforte alla Goethe University, il ministro non cita mai l'austerity, si complimenta con le Banche centrali - a cominicare dalla Bce "costruita sul modello della Bundesbank" - per come hanno reagito alla crisi economica globale e chiede all'Europa di spingere l'acceleratore sulla crescita: "Serve un shock, vanno rinforzate le istituzioni comunitarie perché l'Unione europea non è parte del problema, ma è la soluzione".

 

Di più: il compito dell'Ue è sostenere la crescita creando posti di lavoro "e la ripresa passa per gli investimenti senza i quali l'economia non ripartirà". Anche per questo Padoan sostiene la necessità di estendere il piano Juncker. "Solo così - ha detto Padoan - possiamo sconfiggere l'incertezza e i dubbi". A preoccupare il ministro italiano è lo scenario che si è verificato dopo il voto di giugno in Gran Bretagna che ha determinato l'uscita di Londra dall'Unione europea a cui si aggiungeranno il referendum di dicembre sulla riforma costituzionale in Italia e - l'anno prossimo - le elezioni in Francia e Germania: "Rimanere in Europa non basta, dobbiamo accelerare sull'integrazione. Servono risposte ai cittadini, servono più lavoro, più sicurezza e più inclusione".

 

Per questo Padoan sottoinea come con la proposta italiana di un sussidio di disoccupazione europeo "non ci saranno né vincitori, né vinti nel lungo periodo" perché lo strumento ridurrà la frammentazione del mercato del lavoro. Il progetto - visto con preoccupazione dai tedeschi che non vogliono mettere a fattor comune debiti europei - è "un appropriato strumento strutturale" che va nella direzione di un sistema "più inclusivo" che integri anche il mercato del lavoro a livello europeo: "Per farlo non serve alcuna modifica dei trattati".

 

Il ministro ha quindi parlato dell'enorme lavoro svolto dalle banche centrali: "Dobbiamo essere grati per come hanno saputo reggere l'urto della crisi, ma adesso sono di fronte a nuove sfide. Prima dovenano mantenere la stabilità del prezzi tenendo sotto controllo l'inflazione, oggi, invece, devono controllare i prezzi ma rilanciare l'economia scongiurando la bassa inflazione e la deflazione. Sono riuscite a cambiare a rapidamente, grazie alla loro indipendenza, ma ora devono tornare su un percorso di normalità. Perché l'economia torni a crescere i governi devono procedere con le riforme strutturali, solo così le politiche monetari saranno davvero efficaci. La responsabilità, quindi, è dei governi. Ma è evidente che ci troviamo in un mondo nuovo".

 

"Per me, come banchiere centrale - ha risposto Jens Weidmann - la stabilità, o la solidità, è motivo di particolare preoccupazione e politiche fiscali sane sono un'importante precondizione per una politica monetaria orientata alla stabilità.

 

La rigida applicazione e interpretazione delle nostre regole fiscali sono essenziali per creare fiducia nella loro sostenibilità e secondo me i grandi paesi, specialmente Germania, Francia e Italia" hanno "particolari responsabilità" in questo senso.

 

(La Repubblica)