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Manovra, Renzi sfida la Ue: "Le misure non cambiano"

 

Il premier è a Bruxelles per il Consiglio europeo: smentito un incontro bilaterale con il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker. Ribadita l'importanza dell'approvazione di una proposta italiana sull'emergenza migranti. Prima Renzi ribadisce che "la manovra non si tocca", poi attacca la Germania: "Il surplus di Berlino è contro le regole"

 

21 ottobre 2016

 

BRUXELLES - "La manovra non cambia". E' quanto ripete da stamani il premier Matteo Renzi: prima in radio, poi a Bruxelles per il consiglio europeo. "La legge di stabilità - dice - non cambia" e "spetta alla Commissione dire" se c'è qualcosa che non va, perché l'Italia "non chiede la flessibilità" ma invoca "le circostanze eccezionali per terremoto e immigrazione". Che l'Italia rischi un'infrazione Ue sulla legge di bilancio è "un'analisi suggestiva". Anche perché poi il premier è passato al contrattacco: "Credo che il bilancio della Germania abbia molti problemi, a cominciare da un surplus commerciale che non rispetta le regole europee e spero che i nostri amici possano provvedere al riequilibrio".

 

Non ci sarà nemmeno un incontro bilaterale tra Matteo Renzi e Jean Claude Juncker sulla manovra italiana a margine del vertice europeo cominciato ieri. Al termine della prima giornata di lavori, rispondendo ai giornalisti, Renzi aveva detto di aver "visto durante la riunione" il presidente della Commissione Ue: "Non c'è un bilaterale, non è previsto e non ci sarà". "Trovo però molto importante - ha sottolineato - che sia stato approvato quel testo venuto dalla proposta italiana in base il quale si deve riconoscere lo sforzo di quei governi che stanno subendo di più l'immigrazione. E quindi mi pare che sia un bel passo in avanti". E stamattina in un intervento radiofonico il premier ha ribadito che la manovra non si toccherà e ha pronunciato parole anche a favore della chiusura di Equitalia: "Se l'Europa avrà delle considerazioni da fare, come fa sempre, a molti Paesi tra cui l'Italia, volentieri ascolteremo, discuteremo, parleremo. Ma non dimentichiamo che questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni e noi gli sforzi li stiamo facendo".

 

Anche per questo il premier ha voluto sottolineare che dal marzo 2014 - un mese dopo l'entrata in carica del governo - l'Italia ha ridotto di oltre un terzo le procedure di infrazione Ue in sospeso: "Sono passate da 119 a 72 - ha osservato Renzi - perché noi puntiamo sulla nostra reputazione. L'Italia non viene in Europa a farsi dire che cosa deve dire e che cosa deve fare".

 

Renzi quindi non arrestra sulle voci di spesa straordinarie: dai costi sostenuti per fronteggiare l'emergenza migranti a quelli per il terremoto di agosto nel centro Italia. Sono queste le voci per le quali Palazzo Chigi chiede di derogare agli impegni in materia di bilancio. La manovra varata dal governo meno di una settimana fa ha già sollevato i dubbi di Bruxelles. Senza una svolta entro il fine settimana, già lunedì l'Italia potrebbe vedersi recapitare il primo avvertimento della Commissione. Ma il presidente del Consiglio, parlando nel pomeriggio con gli eurodeputati Pd, ha ripetuto che ora l'Europa deve prendere una nuova direzione e deve essere la famiglia progressista a guidarla. Ai 'dem' ha riferito della visita alla Casa Bianca. E nella notte, lasciando il summit, aveva ribadito di "condividere tutte le parole di Obama", soprattutto sul fatto che "dobbiamo insistere sulla crescita e non sull'austerity, su un modello di mondo fondato sul coraggio e non sulla paura".

 

Al termine del vertice europeo ha preso poi alcuni impegni politici: "Confermo l'impegno per Roma 2017" col coinvolgimento della società civile. "Noi europeisti convinti vogliamo un'Europa diversa", con un dibattito "meno tra addetti a lavori" e "più città e cittadini, non solo politici, tecnici e burocrati".

 

(La Repubblica)