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Imu e Tasi, in cassa senza novità

Le due tasse devono essere versate entro il 16 dicembre. Nessun cambiamento delle norme in vigore. Ecco tutto quello che c'è da sapere per pagare senza incorrere in errori

di ANTONELLA DONATI

Ultimi giorni per pagare il saldo Imu e Tasi per il 2016. Il 16 dicembre è alle porte, ma per la prima volta da quando è nata l’imposta, l’anno si chiude senza novità sul pagamento. Confermate dunque le esenzioni per la prima casa, l'Imu ridotta per chi affitta gli immobili a canone concordato, e per chi concede le case in uso a genitori o figli. Niente più Imu sui terreni di proprietà di agricoltori e imprenditori del settore. In linea di massima, quindi, quest’anno l'importo da versare al saldo sarà pari a quello versato in sede di acconto a giugno, salvo qualche comune particolarmente “virtuoso”. Anche per il 2016, infatti, il governo ha bloccato le aliquote delle imposte locali, per cui i comuni hanno avuto solo la possibilità di ridurre le imposte ma non di ritoccarle al rialzo.

Le delibere comunali. Le delibere in materia di Imu e Tasi per il 2016 dovevano essere approvate entro il 28 ottobre scorso, e comunicate al Ministero dell'economia. In caso di dubbi si può sempre verificare sul sito del proprio comune se le aliquote sono stare riviste al ribasso, o se sono state confermate quelle del 2015. Se il ritocco c'è stato il saldo è più leggero, altrimenti l'importo da versare è esattamente pari a quanto pagato a giugno, dato che l'acconto si calcola proprio sulla base dell'aliquota dell'anno precedente. Qualche calcolo in più lo deve fare, invece, chi ha acquistati o ereditato immobili nel corso dell'anno. Per sapere per quanti mesi deve effettuare il pagamento occorre considerare che ai fini di Imu e Tasi si calcola per intero il mese nel quale il possesso si protrae per almeno 15 giorni. Con meno giorni per il mese in questione, il pagamento non è dovuto.

La prima casa nella quale non si abita. Questo stesso principio si applica nel caso di trasferimento di residenza di un immobile acquistato come prima casa. Anche se non si possiedono altri immobili, infatti, in questo caso il pagamento è dovuto finché non scatta il requisito anagrafico, poiché si considera prima casa solo l'immobile nel quale il proprietario abita ed è anagraficamente residente. Quindi anche chi possiede una sola casa deve pagare come se fosse una seconda casa sia l'Imu che la Tasi finché non ci va ad abitare. Invece se sull'immobile c'è un diritto di usufrutto o il diritto di abitazione del coniuge superstite, o è stato assegnato dal giudice all'ex coniuge, il proprietario non paga nulla anche se non usa l'appartamento perché in questo caso titolare dell'obbligo fiscale è chi ha il diritto di utilizzare l'immobile in questione e non il proprietario.

Le regole per gli immobili in locazione. Per gli appartamenti dati in locazione a canone concordato, per gli studenti e per uso transitorio nei comuni nei quali ci sono accordi territoriali, i proprietari hanno uno sconto del 25% sia sull'Imu che sulla Tasi. Ovviamente perché questo sia possibile il canone deve essere nei limiti di quello concordato e il contratto deve riportare questa precisazione. Per quel che riguarda l'inquilino, se ha trasferito la residenza e usa l'appartamento come abitazione principale non deve versare la sua quota di Tasi in quanto la prima casa, anche affittata, è comunque esente.

Le agevolazioni per il comodato. E' invece del 50% lo sconto sulle due imposte in caso di immobili dati in comodato a genitori o figli. Per risparmiare su Imu e Tasi, però, occorre che il contratto di comodato sia registrato e che familiari siano anagraficamente essere residenti e utilizzino l'immobile come abitazione principale. Da parte sua il proprietario non deve avere altre case, oppure può avere una sua abitazione principale ma ha diritto allo sconto solo se quella data in comodato si trova nello stesso comune nel quale è residente.

La soglia minima di pagamento. Il pagamento delle imposte locali, comunque, non è dovuto nel caso in cui l'importo complessivo da versare al comune per tutti gli immobili posseduti sia inferiore ai 12 euro, fatta salva la possibilità per i comuni di fissare importi più bassi. Si tratta di una soglia che deve essere considerata su base d'anno e in riferimento all'importo dovuto dal singolo proprietario in base alla sua quota di possesso, e speratamene per quel che riguarda l'Imu e la Tasi. L'imposta, infatti, è personale e si paga in riferimento alla propria situazione rispetto all'immobile. Quindi se ci sono più proprietari e uno solo abita nella casa in questione, solo chi la usa come abitazione principale è esente dal pagamento delle imposte, mentre gli altri comproprietari, invece, dovranno passare alla cassa, se l'importo dovuto supera la soglia. Se invece la cifra dovuta da ciascuno di loro è al di sotto della soglia minima, nessuno pagherà le imposte.



(La Repubblica)