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Bce, tassi e stimoli invariati. "Serve ancora una politica monetaria accomodante"

Il costo del denaro resta al minimo storico. La ripresa dell'inflazione porta i falchi a chiedere a Draghi un piano preciso per tagliare gli stimoli, ma il governatore mantiene i rubinetti aperti

19 gennaio 2017

MILANO - Tassi e programma di acquisto di titoli invariati da parte della Banca centrale europea nella prima riunione dell'anno, come da attese: Francoforte ha lasciato invariati i tassi d'interesse. Il tasso principale rimane fermo al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25%.

Nella nota post-riunione, la Bce conferma anche le decisioni sul Qe prese lo scorso 8 dicembre ma si dice anche "pronta ad aumentare il piano di acquisti", in base all'andamento dell'inflazione. "Se l'outlok dovesse diventare meno favorevole o se le condizioni finanziarie non dovessero essere più coerenti con l'obiettivo del target di inflazione, il direttivo della Bce è pronto a incrementare il programma di acquisti, in termini di entità e durata". Lo scorso 8 dicembre il direttivo ha aggiustato il Qe, precisando che il piano di acquisti proseguirà fino alla scadenza di marzo al ritmo di 80 miliardi di euro al mese e, da aprile fino al dicembre del 2017, verrà scalato a 60 miliardi di euro al mese. Draghi ha spiegto che ci sono degli aggiustamenti sulla possibilità di acquistare titoli a rendimento negativo, sotto la soglia del tasso sui depositi (-0,4%) che "allargano la platea di bond che possono essere acquistati sotto il Qe". Gli acquisti di questo tipo riguarderanno solo titoli pubblici - dettaglia Francoforte - e in ogni caso caso si cercherà di concentrare lo shopping verso titoli con rendimenti superiori al tasso sui depositi.

Proprio sul ritmo degli acquisti sono tornate a sollevarsi le pressioni dei falchi, in particolare dalla Germania: l'inflazione annua di dicembre si è mostrata ieri in rafforzamento all'1,7% e si teme che i prezzi possano uscire dal controllo. Motivo per cui a Draghi si chiede di iniziare a indicare un piano per stringere gli acquisti. Ma il governatore in conferenza stampa spiega che l'analisi degli indicatori economici e monetari fa capire che serve ancora una "politica estremamente accomodante" per sostenere la crescita e centrare gli obiettivi di inflazione vicina al +2% nel medio termine. Si dice "certo" del fatto che arriverà il momento del "tapering", la stretta agli stimoli, e allora andrà affrontato con "attenta analisi e prudenza", ma "non ci siamo ancora".

Il governatore sottolinea che le decisioni prese a dicembre, quando è stato prorogato il Qe, "hanno avuto successo" e che "le condizioni dei prestiti per famiglie e imprese continuano a beneficiare" delle misure varate dalla Bce. Draghi riconosce che le prospettive sui prezzi sono in rialzo, e sulla base dei future dei prezzi del petrolio l'inflazione nell'Eurozona "accelererà ulteriormente" nei prossimi mesi. Ma quella 'sottostante' (al netto delle componenti variabili) crescerà in maniera "più graduale", sostenuta dalle politiche monetarie. Insomma, Draghi invita a prendere ancora con le molle i segnali di rafforzamento dei prezzi. Stimolato dalla platea dei giornalisti sulle rimostranze del ministro tedesco Schaeuble (che ha parlato di "problemi politici nello spiegare la posizione della Bce"), Draghi ribatte che sono posizioni "comprensibili" ma che "i tassi bassi adesso sono necessari per averli più alti in futuro", e che i tedeschi devono "essere pazienti" perché le politiche sono fatte "nel bene di tutti, anche della Germania".

Ci sono, sulla crescita, prospettive di rafforzamento, ma per l'Eurozona "i rischi" restano orientati "verso il ribasso a causa di fattori globali".



(La Repubblica)