News

Tutte le manovre in campo: su conti e riforme, poche idee e confuse

Crescono le pressioni su Padoan, alle prese con la manovrina di primavera, il Def e il piano per le riforme. Renzi a sorpresa non si oppone a un aumento dell'Iva, come chiede Bruxelles. Bersani vuole più investimenti. Alfano chiede aiuti alle famiglie. Gentiloni prova a mediare. E l'Europa? Sta a guardare. Prima di bocciare

 

di VALENTINA CONTE

 

29 marzo 2017

 

ROMA - Addolcire la pillola, quando si parla di manovra finanziaria? Il premier Gentiloni ci prova. E per l'occasione conia un acronimo ad hoc: il Dec da contrapporre al Def. Il Documento di economia e crescita contro l'altro ufficiale, il Documento di economia e finanza, atteso a Bruxelles entro il prossimo 10 aprile con tutte le linee guida essenziali per la finanziaria d'autunno. Non tutte lacrime e sangue, insomma. Ma sarà davvero così? A ben vedere, nella stessa maggioranza di governo le idee al momento sono poche, confuse e divergenti. Vediamo le diverse posizioni e o protagonisti che le incarnano.

 

Padoan, il contabile. Non finirà come Ben Affleck che scappa col malloppo nel film "The Accountant". Ma il ministro dell'Economia avrebbe una gran voglia di seguire il suo istinto. E alzare qualche tassa qui e lì dove necessario. Non è un mistero che la manovrina di primavera da 3,4 miliardi - la correzione dello 0,2% di Pil chiesta dall'Europa - lui la farebbe tagliando sì le spese, ma anche ritoccando un po' le accise su alcol, tabacchi e benzina. Il No di Renzi, tramite Pd, lo ha bloccato. Secondo problema, la manovra d'autunno (quella vera): come farla in chiave Dec e non solo Def? Ovvero per crescere e non decrescere, visto che pende sui conti italiani una clausola di salvaguardia da 20 miliardi di aumento Iva da onorare (e messa dal governo Renzi)? Con le riforme. Tante quelle che il ministro si appresta a elencare nel Piano nazionale (Pnr), l'allegato spedito con il Def a Bruxelles: catasto, taglio delle agevolazioni fiscali, riduzione del cuneo fiscale a partire da under 35 e donne, privatizzazioni, vendita di terreni agricoli demaniali ai giovani, nuovo round di spending review (la revisione della spesa), diversa regolazione dei voucher, piano per una bolletta energetica meno cara.

 

Renzi, l'attaccante. L'azionista del governo, colui che di fatto ne muove le fila dalle quinte, ovvero l'ex premier Renzi, ha conosciuto negli ultimi giorni una virata fiscale. Lui da sempre contrario ad alzare le tasse, soprattutto quando incombono scadenze elettorali, non sembra così convinto dell'inopportunità a far salire l'odiata Iva, almeno in parte. E sì che la clausola l'ha messa il suo governo. Ma qui vince un principio di realtà: se ci impelaghiamo a trovare coperture per 20 miliardi, cosa resta poi per rilanciare l'economia, per tagliare un po' di balzelli alle imprese che vogliono assumere, per incentivare gli investimenti? Il ragionamento è un po' questo. Ed è nuovo a queste latitudini. Mai Renzi premier aveva tifato per l'Iva, in nessuna forma. Non così il Renzi candidato alle primarie Pd. Forse nella speranza che si voti prima di impostare la manovra, dunque a settembre? Di qui la svolta pro-Iva.

 

Gentiloni, l'equilibrista. E il premier attuale cosa dice? Cerca di mediare, il suo mestiere preferito. Lancia il Dec per dare fiducia e speranza. Dice che la manovrina di aprile (la correzione dei conti troppo esuberanti del predecessore Renzi) non sarà di soli sacrifici, ma conterrà anche un Fondo speciale da 1 miliardo per la ricostruzione delle zone terremotate, da rifinanziare poi per un triennio. No tasse, assicura. Ma seri tagli alla spesa, lotta all'evasione fiscale, specie a quella dell'Iva, l'imposta più scansata dagli italiani. E soprattutto, dietro sollecitazione dello stesso Renzi, punta a nuove trattative con l'Europa, perché la flessibilità è "non solo possibile, ma necessaria". Sconti in vista? Il tavolo si riapre.

 

Bersani, l'outsider. L'ex segretario del Pd, ora scissionista confluito nell'Mdp, in un'intervista a Repubblica dice che "Gentiloni deve cambiare la manovra". Perché se così non fosse, "non sosteniamo il governo a ogni costo". E' la richiesta di "correzioni equilibrate" e di "raccontare la verità sull'economia agli italiani", fatta di debito pubblico aumentato e investimenti crollati. "La nostra idea - dice Bersani - è concentrare ogni sforzo sugli investimenti". Solo questi creano lavoro, "il lavoro dà consumi, i consumi spingono i privati a investire". Il classico circolo virtuoso. E sulle tasse: "Fedeltà e progressività fiscale". Meno convinto sui bonus a chi assume: "I dati dimostrano che gli investimenti avrebbero fatto crescere il Pil più della decontribuzione". Insomma, "non è che se tutti soffiamo si alza il vento".

 

Alfano, l'inquieto. Nel frattempo la stampellina centrista del governo si agita. Alfano&company, a partire dal ministro Costa, vogliono un chiaro segno di attenzione alla famiglia, elettorato chiave per Ncd ora Alternativa popolare. A partire già dal Def/Dec di aprile e specie dopo il flop del bonus mamma domani (ancora nel caos burocratico) e lo stop del bonus babysitting (di fatto bloccato perché erogato in voucher, abrogati il 17 marzo scorso) . "Il governo Gentiloni, finché non fa virate a sinistra insostenibili è un governo che va sostenuto e che vogliamo portare avanti", puntualizza il ministro degli Esteri. Per questo "invitiamo il premier a difendere tutte le conquiste riformatrici di questi anni". Tanto per essere chiari: "Noi garantiamo il sostegno al governo, ma ci distinguiamo da una sinistra che vuole fare marcia indietro su riforme importanti". La spina nel fianco, insomma.

 

Bruxelles, il dominus. Ma niente si decide senza Bruxelles. Gli attestati di stima e solidarietà all'indomani dei terremoti in Centro Italia lentamente già lasciano il passo agli attriti sui conti. E non è solo questione di battute, come quella infelice di Dijsselbloem sul Sud Europa che "spende in donne e alcol" e in quanto tale non merita aiuti. Le aperture - si sa - sono condizionate. E se Dombrovskis, vice presidente della commissione Ue, porta pazienza ma chiede "impegni concreti"

a Gentiloni, non è un mistero per nessuno che l'Europa vuole dall'Italia una spinta forte a privatizzazioni, liberalizzazioni in tutti e campi e spostamento progressivo della tassazione dalle persone alle cose. Ovvero meno tasse sul lavoro. Ma più Iva. E qui il circo riparte.

 

(La Repubblica)