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Dichiarazione di successione online, una rivoluzione solo a metà

L'Agenzia delle entrate si prepara a rendere telematico il documento, che dovrebbe permettere di calcolare tutte le imposte necessarie con una sola operazione. Ma banche e Poste non possono ancora accettarla, così la versione cartacea rientra dalla finestra

 

a cura di ANTONELLA DONATI

 

24 giugno 2017

 

ROMA - "Abbiate pazienza, stiamo lavorando per voi". L'Agenzia delle entrate assicura tempi brevi per mettere l'ultimo tassello che consentirà a chi si trova a dover presentare la dichiarazione di successione di effettuare tutta la pratica on line, senza doversi più recare in ufficio. Il software è già operativo, la dichiarazione può essere presentata e le imposte pagate, ma la ricevuta che dà il sistema non ha valore legale perché manca una dicitura di legge. Una "dimenticanza" non da poco quella dell'Agenzia, che scivola proprio su una norma del Codice dell'amministrazione digitale, e costringe chi deve fare la successione alla vecchia trafila allo sportello.

 

· LA DICHIARAZIONE ONLINE

L'operazione in realtà sembrava ben avviata. Da gennaio 2018 l'unica modalità di presentazione della dichiarazione di successione sarà quella telematica, ma già dall'inizio di quest'anno l'Agenzia delle entrate aveva reso disponibile la nuova versione della dichiarazione e il software di compilazione per la presentazione on line. Un sistema che presenta non pochi vantaggi: taglia la burocrazia e mette al riparo dagli errori sui conteggi. Il software permette, infatti, di effettuare anche le volture catastali senza modelli aggiuntivi, calcola tutte le imposte e ne consente il pagamento con addebito diretto sul conto dell'erede che compila il modello. Una volta completata la dichiarazione e comunicato l'Iban per il pagamento, il software consente di stampare direttamente sia la dichiarazione di successione che la ricevuta. E fin qui tutto bene. Peccato però che questi documenti anche se riportano la dicitura "firma sostituita da indicazione a mezzo stampa", non rispettano i requisiti previsti dal Codice dell'amministrazione digitale per avere valore legale come copia di un documento informatico, e così non posso essere utilizzati per far valere i propri diritti nei confronti di soggetti privati.

 

· LA RICEVUTA DIGITALE

Infatti, come precisato dal Codice, la firma sostituita a mezzo stampa consente di considerare valide le copie analogiche di documenti informatici in tutti i casi tranne quando il documento sia "una certificazione rilasciata dall'Amministrazione da utilizzarsi nei rapporti tra privati". Per poterli utilizzare manca lo specifico contrassegno, detto "GLIFO", che deve apparire obbligatoriamente sui documenti. Senza contrassegno banche, Poste spa e tutti gli altri intermediari finanziari sono costretti a rifiutare la dichiarazione di successione presentata on line. Per sbloccare i conti, quindi, gli eredi sono tenuti a richiedere una copia cartacea della dichiarazione, proprio quella che non dovrebbe essere più necessaria grazie alla presentazione telematica. Un po' una beffa, insomma, per chi ha approfittato del software delle Entrate per evitarsi la fila a allo sportello, e si ritrova invece a fare nuovamente la fila per attestare che la dichiarazione, stampata dal sistema, ha valore legale.

 

· ANCORA LA CARTA PER CHI HA FRETTA

Ora però l'Agenzia, pressata anche dagli intermediari che hanno sollevato da tempo il problema, garantisce che lo risolverà in tempi brevi. Sicuramente una soluzione dovrà essere trovata entro fine anno dato che da gennaio prossimo l'unica possibilità di presentare la dichiarazione sarà quella on line. Oggi come oggi, però, chi vuol incassare i soldi ereditati si deve ancora rassegnare a prendere il numeretto e armarsi di tanta pazienza.

 

(La Repubblica)