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L'edilizia resta al palo, i comuni non spendono

L'Ance prevede per quest'anno un aumento degli investimenti dello 0,2 % e un'occupazione in crescita dell'0,6. Eppure le ultime manvore hanno stanziato 100 miliardi per i prossini 15 anni: a frenare la burocrazia e il Codice degli appalti

 

19 luglio 2017

 

ROMA - Se il Pil sta ripartendo, l’edilizia non se n’è ancora accorta. Le costruzioni non hanno agganciano la ripresa e questa volta non è solo questioni di fondi mancanti per il rilancio delle infrastrutture: anche dove ci sono, i soldi non vengono spesi. L’osservatorio dell’Ance (l’associazione dei costruttori) mettendo assieme i numeri del settore traccia il ritratto di un comparto stagnante. Se la Banca d’Italia e Confindustria rialzano le stime del Pil per l’anno in corso (1,4 e 1,3 per cento), l’Ance prevede che gli investimenti in edilizia pubblica nel 2017 crescano dello 0,2 per cento appena. Un po’ meglio le spese per riqualificazione (+ 0,5), male quelle per nuove abitazioni (- 1,5). Quanto alla occupazione, le previsioni sono di un aumento dello 0,6 per cento appena. Quota irrisoria se si pensa che negli anni della crisi, dal 2008 ad oggi, il settore ha perso 600 mila posti di lavoro.

 

La montagna e il topolino. Un po’ meglio, sottolinea l’Ance, il 2018, nno per il quale si prevede un aumento degli investimenti in costruzioni pari all’1,5%. Eppure sulla carta i soldi ci sarebbero. Le ultime manovre economiche per il 2016 e 2017 hanno stanziato per le opere pubbliche 100 miliardi di euro in 15 anni. Nel Def si considerava, per il 2016, un investimento in infrastrutture pari al 2%, ma l’Istat a consuntivo ha certificato un calo del 4,5 %, 1,6 miliardi in meno rispetto al 2015.

 

Comuni e appalti. A segnare la battuta d’arresto sono stati soprattutto i Comuni (meno 13,5 per cento). Dal 2008 la loro spesa in conto capitale si è ridotta del 47%, quella corrente è aumentata del 9. Tendenza confermata nel primo trimestre 2017: spesa in conto capitale - 3,5%, spesa corrente +2,8. Per Edoardo Bianchi, vicepresidente Ance: “Il quadro normativo in perpetuo movimento e un processo decisionale decisamente farraginoso hanno creato la tempesta perfetta: i 100 miliardi stanziati restano incagliati nei mille rivoli della macchina amministrativa e non si traducono in lavori”. Sotto accusa sono in particolare le incertezze normative legate alle modifiche al Codice degli appalti, il contratto Anas bloccato da 9 mesi e il fatto che non siano ancora state completate le procedure di ripartizione del Fondo investimenti da 47 miliardi.

 

(La Repubblica)