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Registro per le app e limiti agli Ncc, rispunta dopo mesi il decreto sul trasporto locale

Il governo ha presentato alle parti la bozza dell'intervento che introduce nuovi paletti per taxi, noleggio con conducente e Uber. Critiche le auto bianche: "Così si sanano gli abusi". Le novità in realtà sono minori, mentre della riforma complessiva del settore promessa da Delrio a febbario ormai si sono perse le tracce

 

di FILIPPO SANTELLI

 

19 luglio 2017

 

ROMA - Un registro nazionale per le app come Uber, che dovranno avere sede legale in Europa. Controlli più stringenti sui servizi di Noleggio con conducente, che devono aspettare la prenotazione parcheggiati in rimessa. Ma anche nuovi limiti per i taxi, che non potranno sottoscrivere accordi-sconto con i clienti, al di fuori di quelli previsti dai Comuni. Ieri il ministero dei Trasporti ha presentato una bozza del decreto, scritto in concerto con lo Sviluppo economico, che prova a fare ordine nel settore della mobilità locale, agitato dallo scontro tra le auto bianche, gli Ncc e le multinazionali digitali. Prova, ecco la parola chiave. Perché su questa bozza i taxisti già annunciano battaglia: "Così si sanano di fatto gli abusi". Mentre di una riforma complessiva del settore, quella che il governo aveva promesso a febbraio, si sono perse le tracce.

 

"Entro un mese arriverà un decreto di riordino del settore", aveva assicurato Graziano Delrio il 21 febbraio, mentre le barricate dei tassiti contro Uber bloccavano mezza Italia. A parte il ritardo, dovuto anche agli estenuanti tavoli con le parti in causa, questo decreto non è la tanto attesa riforma del trasporto locale. Per avviare quella pratica bisogna aspettare la delega contenuta nel disegno di legge sulla concorrenza, ancora in discussione in Parlamento: difficile con le elezioni alle orizzonte che l'attuale governo apra il dossier. Questa misura è invece una sorta di piccolo "tampone", un decreto interministeriale che dovrebbe attuare le disposizioni di una legge del 2014 (in parte sopsesa) e contrastare gli abusi del settore.

 

Nell'idea dei tassisti sono soprattutto gli abusi degli Ncc, che ottengono la licenza in Comuni periferici ma poi operano nelle grandi città, magari sfruttando app come Uber per inanellare corse senza tornare in rimessa. Il decreto allora comincia ribadendo il principio di "territorialità": i Noleggio con conducente, come previsto dalla norma del 1992, non possono stazionare e ricevere prenotazioni per strada (telefono o Uber che sia) ma devono iniziare e finire ogni corsa all'interno dell'autorimessa del Comune che ha rilasciato loro l'autorizzazione. A bordo poi devono tenere un foglio di servizio su cui indicare tutte le prenotazioni ricevute: spetta a Comuni e Regioni vigilare sul rispetto della disciplina. Un colpo per Uber, che per far funzionare la sua app, e in prospettiva anche la versione low cost "X", ha bisogno che il numero di guidatori per strada sia elevato. Qualche eccezione al rientro in rimessa per gli Ncc è prevista: se fin dalla partenza hanno ricevuto prenotazioni multiple, se mentre sono in giro ricevono una prenotazione che ha come destinazione il Comune sede della loro rimessa, oppure se hanno un contratto di servizio (per esempio con un'azienda o un hotel) di durata superiore a 30 giorni. Eccezioni che non riguardano Uber, ma che per i tassisti non sono accettabili.

 

Anche perché il decreto introduce dei paletti pure per loro, impedendo alle auto bianche di sottoscrivere delle convenzioni o sconti con i clienti, al di fuori di quelle previste dai Comuni per esempio a vantaggio di anziani e disabili. Comuni che potranno anche prevedere servizi integrativi come i taxi collettivi. Per Uber e le piattaforme tecnologiche, il cui modello di business risulta azzoppato dai limite territoriali degli Ncc, arriva invece l'obbligo di iscriversi a un registro tenuto dall'Autorità dei Trasporti e di avere sede all'interno dell'Unione europea. Per scongiurare la ricomparsa di servizi come UberPop, quello in cui a guidare erano privati cittadini, un comma vieta "l'attività di intermediazione tra passeggero e conducente quando il contratto di trasporto che viene in essere è oneroso". Formulazione criptica che presa alla lettera rischia di bloccare anche i "tradizionali" servizi di radiotaxi e che paradossalmente mette d'accordo, in senso critico, Uber e i tassisti.

 

Ora le parti, sindacati dei tassiti e associazioni degli Ncc, hanno una settimana per presentare le loro osservazioni. Che poi il ministero dei Trasporti dovrà valutare se accogliere o meno. Tempi ufficiali per l'approvazione definitiva, al momento, non ci sono. Resta il fatto che le novità contenute nel decreto rispetto alla norma sul trasporto pubblico locale del 1992 e successive modifiche sono minime. Con l'incognita dei controlli: i paletti per tassisti e Ncc esistono già, Regioni e Comuni hanno fatto poco o nulla per farli rispettare. Difficile che basti un nuovo registro nazionale, anche questo previsto, per aiutarle. Mentre sulla riforma complessiva del settore, che dovrebbe finalmente definire il "posto" di Uber e degli

altri servizi tecnologici nel panorama del trasporto locale, le discussioni non sono neppure cominciate. Che questo governo se ne faccia carico è ogni giorno più improbabile.

 

@filipposantelli

(La Repubblica)