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Roma, il 30% dei dirigenti del Comune indagati

Secondo fonti del Campidoglio sarebbero 70 su 190

 

19 luglio 2017

 

Al Comune di Roma ci sono almeno 70 dirigenti sui 190 in organico che sono indagati dalla magistratura per i motivi più vari, secondo fonti interne al Campidoglio. L'attività della Procura e maggiori controlli da parte del Comune a seguito dell'inchiesta su Mafia Capitale hanno portato a questa cifra, circa il 36,8 per cento del totale. La pianta organica prevede 240 dirigenti. Solo nell'ultimo periodo sarebbero arrivati 10 avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti del Campidoglio per fatti avvenuti circa 4-5 anni fa, secondo le stesse fonti. Un certo numero di dirigenti sono stati trasferiti ad altro incarico perché le mansioni che svolgevano erano collegate con il motivo dell'indagine a loro carico.

 

Il Comune di Roma dovrebbe contare su 240 dirigenti, in base all'organigramma, ma il fatto che ce ne siano solo 190 rende più lenta la macchina dell'amministrazione, nonostante il grande impegno di molti responsabili, sottolineano le fonti. Tempo addietro Virginia Raggi annunciò in un'intervista tv che sarebbe stato compiuto un censimento dei dirigenti indagati dalla magistratura. E proprio oggi la sindaca di Roma e il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) Raffaele Cantone hanno siglato un protocollo di azione per la vigilanza collaborativa. In base all'intesa, che avrà durata di 12 mesi, Roma Capitale sottoporrà in via preventiva all'Autorità la documentazione riguardante gli appalti di rilevante importo economico, con l'obiettivo di assicurare

la correttezza delle procedure ed evitare fenomeni corruttivi e di illegalità. Particolare attenzione sarà dedicata ai settori che in passato si sono rivelati più delicati sotto questo profilo, come l'ambiente e il sociale. Sempre in base al protocollo, qualora venisse ravvisato un elevato rischio corruttivo il Campidoglio potrà inoltre richiedere un intervento diretto dell'Autorità, anche di tipo ispettivo, su appalti già aggiudicati.

 

(La Repubblica)