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Banche, meno sofferenze, più mutui e tassi al minimo storico

Il Rapporto Abi fotografa il settore del credito. Patuelli a un convegno Cgil rivendica il dato sul calo delle sofferenze: "Degli Npl non sento parlare più da quando c'è stato un calo del 25%"

 

di BARBARA ARDU'

 

19 settembre 2017

 

ROMA - Le sofferenze bancarie, i crediti cioé che le banche non riescono a riscuotere e rimangono incagliati nei loro bilanci, stanno scendendo. Dopo la Banca d'Italia, anche il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, sottolinea un dato che va a tutto favore di un settore, quello bancario, che negli ultimi anni è stato scosso dal livello troppo alto delle sofferenze, trasciando nella bufera anche quegli istituti di credito che hanno distribuito denaro troppo facilmente a chi poi non è stato più in grado di restiturlo. E a farne le spese sono stati molti risparmiatori italiani e lo Stato, chiamate a salvarle. Il quadro di una situazione che dunque va migliorando, è messo nero su bianco dall'ultimo Rapporto mensile dell'Associazione bancaria italiana. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) a luglio 2017 sono fortemente scese collocandosi a 65,8 miliardi di euro (toccando il valore più basso da marzo 2013). In particolare, la riduzione è di 23 miliardi, rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Ma è soprattutto il rapporto tra sofferenze e impieghi totali a scendere toccando il 3,82% a luglio, contro il 4,89 raggiunto nel dicembre 2016.

 

E lo stesso Patuelli, partecipando a un convegno in casa Cgil, ha rivendicato l'azione fatta dal sistema bancario per ridurre le sofferenze. "Siamo andati avanti per mesi a parlare del problema mondiale degli Npl italiani e ora che in sette mesi sono diminuiti del 25 per cento non ne parla più nessuno", rivendicando che si tratta di dati "inimmaginabili solo pochi mesi fa". Ma non solo. Essendo in casa Cgil Patuelli ha anche ricordato come "c'è una concorrenza mai stata con dei tassi infimi che non ci sono mai stati prima per l'erogazione dei prestiti. Cosa possiamo offrire per la ripresa? Siamo "il comparto che nell'ultimo decennio si è più ristrutturato in Italia, ecco perché sono insopportabili le lezioni di quelli che vogliono insegnarci cosa dovremmo fare e non si sono accorti che abbiamo fatto".

 

I tassi d'interesse ad agosto 2017, secondo il rapporto Abi, hanno toccato un minimo storico. Quelli applicati applicati alla clientela si collocano su livelli molto bassi: il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,76%. Era al 2,78% il mese precedente e al 6,18% prima della crisi, a fine 2007. Anche il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni permane su livelli particolarmente bassi e si attesta al 2,16%, (2,07% a luglio 2017, 5,72% a fine 2007). Sul totale delle nuove erogazioni di mutui circa i due terzi sono mutui a tasso fisso. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese risulta pari a 1,59%, era 1,55% il mese precedente (5,48% a fine 2007).

 

C'è stato anche un forte aumento dei prestiti alla clientela secondo il Rapporto Abi, (54 miliardi) rispetto all'ammontare complessivo della raccolta. Come dire che i prestiti sono tornati a crescere, su base annua dell'1,1% proseguendo la dinamica positiva del totale dei prestiti in essere (per l’ottavo mese consecutivo il tasso di crescita annuo è superiore all’1%). E anche la richiesta di mutui corre. Quelli sottoscritti dalle famiglie registrano una variazione positiva di +2,5% rispetto a luglio 2016, quando già si manifestavano segnali di miglioramento. Ma in questa fase di incertezza dove vanno a finire i risparmi degli italiani? Sono saliti i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) raggiungendo a fine agosto 2017 oltre 57,5 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,3% su base annuale).

Diminuisce al contrario la raccolta a medio e lungo termine. I risparmiatori scottati dalle crisi bancarie hanno diminuito le obbligazioni in portafoglio per quasi 47,5 miliardi di euro in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -13,4%). Un danno in realtà per il sistema delle imprese.

 

(La Repubblica)