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Lavoro, cresce il turnover. In calo i nuovi posti stabili

Nei primi otto mesi di quest'anno, solamente 24 contratti aperti su cento sono risultati stabili; quando gli sgravi erano nel pieno della loro efficacia erano più di 38

a cura di RAFFAELE RICCIARDI

19 Ottobre 2017

MILANO - Gli ultimi dati pubblicati dall'Inps nell'Osservatorio sul precariato fotografano un mercato del lavoro nel complesso in miglioramento. Una dinamica spiegata in particolare dalle assunzioni a tempo indeterminato, mentre quelle "stabili" si confermano in calo - trend evidente già da mesi - a seguito della riduzione degli sgravi all'inserimento fisso in azienda. Misura che si appresta a tornare in vigore nella nuova formulazione della legge di Bilancio per il 2018, che secondo le stime della bozza di relazione tecnica dovrebbe generare quasi un milione (980mila) di nuovi giovani assunti dal 2018 al 2020.

I SALDI GENERALI

Nei primi otto mesi dell'anno, l'Osservatorio registra unsaldo tra assunzioni e cessazioni positivo per 944mila unità. Se si annualizza il dato, cioè si va a vedere la differenza tra assunzioni e licenziamenti negli ultimi dodici mesi, il risultato è positivo per 565mila persone. Lo spaccato per tipologie contrattuali dimostra come questa differenza positiva venga quasi tutta dai contratti a tempo determinato, che pesano per 449mila unità sul totale.

L'Osservatorio annota un'accelerazione del "turnover dei posti di lavoro", dato dal fatto che sono cresciute sia le assunzioni (+19,2%) rispetto all'anno scorso che - ma in misura minore - anche le cessazioni (+15,9% rispetto all’anno precedente). Nelle tabelle pubblicate dall'Inps emerge la già citata difficoltà del lavoro indeterminato: nel periodo tra gennaio e agosto il saldo netto tra nuovi contratti (assunzioni e trasformazioni) e licenziamenti è infatti negativo di 483 unità. Era invece positivo per oltre 430mila contratti nel 2015 ed era sceso a 28mila l'anno scorso. Se nel complesso le assunzioni sono salite a quasi 4,6 milioni, si deve piuttosto ai contratti a tempo determinato (+26,3%) e all'apprendistato (+25,9%). Nei primi otto mesi di quest'anno, solamente 24 contratti aperti su cento sono risultati stabili; quando gli sgravi erano nel pieno della loro efficacia erano più di 38.

IL LAVORO A CHIAMATA

Una menzione speciale la merita il boom dei contratti di somministrazione (+19,2%) e ancora di più dei contratti di lavoro a chiamata che, sempre nei primi otto mesi dell'anno sono arrivati a quota 278mila, più che raddoppiando (+129,5%) il dato del 2016. Una dinamica, emersa anche nella nota trimestrale sul lavoro, che si spiega con lo stop ai voucher intervenuto a marzo: i buoni sono stati sostituiti nella loro nuova versione solo a giugno ed è probabile che nel frattempo le imprese abbiano fatto ricorso a strumenti alternativi.

I LICENZIAMENTI

Anche sul versante delle cessazioni, l'Inps annota che la crescita generale è dovuta principalmente ai rapporti a termine (+23,9%) mentre quelle di contratti stabili sono in linea con l'anno scorso. Scendono in particolare i licenziamenti, ma una dinamica inversa si vede per quelli disciplinari (+3,2%): in particolare sono aumentati i licenziamenti disciplinari nelle aziende con oltre 15 dipendenti, quelle interessate dal superamento dell'articolo 18 (+17,19%). Crescono le dimissioni. "Il tasso di licenziamento, calcolato sull’occupazione a tempo indeterminato compresi gli apprendisti, è risultato per i primi otto mesi del 2017 pari al 3,4%, in lieve riduzione rispetto a quello registrato per lo stesso periodo del 2016 (3,5%)".

(La Repubblica)