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Si avvita la crisi catalana, le Borse peggiorano. Wall Street tira il fiato

L'economia della Cina è cresciuta del 6,8% nel secondo trimestre, come da previsioni. Oggi gli investitori americani ricordano i trent'anni dal Black Monday, intanto aspettano il rialzo dei tassi dalla Fed. Male Fca

di RAFFAELE RICCIARDI

19 Ottobre 2017

MILANO - Le Borse europee chiudono deboli con l'indipendenza catalana che torna ad agitare la fragile costruzione europea: scaduto l'ultimatum a Barcellona, il governo di Madrid è stato convocato per sabato per procedere con la revoca dell'autonomia. Milano termina in calo dello 0,99%, in linea con Madrid (-0,8%). In rosso anche le altre: Londra cede lo 0,26%, Francoforte lo 0,4% e Parigi lo 0,3%.

Nonostante l'incertezza legata al futuro di Barcellona, l'euro chiude sopra quota 1,18 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1849 dollari e a 133,032 yen. Dollaro in calo sulla valuta giapponese a 112,51 yen. Lo spread tra Btp e Bund termina poco mosso a 162 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 2,05% sul mercato secondario. Il Tesoro ha annunciato una prossima emissione di Btp Italia a sei anni. Sul listino milanese tiene banco l'offerta di Atlantia per Abertis, ieri superata dalla controproposta di Hochtief, braccio armato della Acs del presidente del Real Madri, Florentino Perez. Il cda di Abertis giudica positiva l'offerta italiana, ma anche che sia migliorabile; intanto l'azionista principale Caixa ha deciso di aderirvi.

Da segnalare ingvece la giornata nera per Fca, che paga alcuni ordini pesanti di vendita arrivati nella mattinata dopo una lunga fila di rialzi, in vista della trimestrale di martedì. Anche un report di Goldman ha emsso il titolo sotto i riflettori: la banca d'affari ha consigliato ancora l'acquisto di Fca, ma ridotto del 4% le proiezioni sull'ebit 2017.

Wall Street tira il fiato dopo l'ennesimo record di ieri: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones e lo S&P500 perdono lo 0,2% mentre il Nasdaq lima lo 0,6%. Oggi la Borsa americana ricorda il lunedì nero: il 19 ottobre del 1987 il Dow perse 508,32 punti, che oggi equivarrebbero a oltre mille punti; in soli due giorni circa la metà di quel tonfo fu recuperato. I titoli di Stato americani si sono indeboliti in uno scenario sempre più convinto che la Fed alzerà i tassi a dicembre. Negli Usa le richieste di sussidi per la disoccupazione sono scesi di 22mila a quota 222mila, registrando il miglior dato da 44 anni. Il superindice dell'economia di settembre si è però attestato a -0,2% sotto le attese.

In Asia si registra che la Cina chiude il terzo trimestre 2017 con un Pil in rialzo annuo del 6,8%, in linea con le attese degli analisti e meno del 6,9% segnato nella prima metà del 2017: lo rende noto l'Ufficio nazionale di statistica, secondo cui la crescita nei primi 9 mesi ha mantenuto il passo a +6,9%, salendo a 59.328,8 miliardi di yuan (circa 8.961,4 miliardi di dollari). Domenica, parlando a Washington, il governatore della Banca centrale cinese (Pboc) Zhou Xiaochuan ha detto che la crescita "potrebbe raggiungere il 7% nella seconda metà" dell'anno. Intanto le vendite al dettaglio salgono del 10,3% su base annua a settembre, più del 10,1% di agosto e del 10,2% atteso dagli analisti. Batte le attese anche la produzione industriale, che sale del 6,6% annuo a settembre. Dati anche dal Giappone, che ha registrato un forte surplus commerciale a settembre di 670,2 miliardi di yen (5 miliardi di euro) rispetto ai 486,6 miliardi di yen dello stesso mese dell'anno precedente. La Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in rialzo per la tredicesima seduta consecutiva, si tratta della scia più lunga in quasi 30 anni. L'indice Nikkei è salito dello 0,40% a quota 21.448,52, aggiungendo 85 punti, sostenuto dalla debolezza dello yen e l'ottimismo degli investitori sulla imminente stagione delle trimestrali. Sul mercato valutario lo yen si indebolisce al cambio col dollaro a un valore di poco superiore a 113, e sulla moneta unica a 133,39.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio vira in ribasso sotto 52 dollari al barile. Quando terminano gli scambi europei il Wti cede un punto percentuale circa a 51,5 dollari al barile, mentre il Brent lima l'1,2% a 57,5 dollari. Le quotazioni dell'oro si risollevano dopo la debolezza della mattinata: il metallo spot sale dello 0,6% in area 1.290 dollari l'oncia.

(La Repubblica)