News

Conserve e polpe di pomodoro, origine obbligatoria nell'etichetta

Firmato il decreto che introduce l'obbligo di specificare l'origine dei derivati del pomodoro. Bisognerà indicare dove viene coltivato e dove viene trasformato. Soddisfatta la Coldiretti: "Oggi 92 milioni di chili di concentrato arrivano dalla Cina"

21 Ottobre 2017

MILANO - Il governo alza il muro contro il pomodoro straniero. Da oggi tutti i prodotti derivati, come salse, concentrati e passate dovranno indicare obbligariamente l'origine del prodotto, cioè dove il pomodoro è stato coltivato e dove è stato trasformato. La norma è entrata in vigore con la firma del decreto interministeriale dei ministri delle politiche Agricole e dello Sviluppo Economico Maurizio Martina e Carlo Calenda, annunciata oggi da Martina al Forum Coldiretti di Cernobbio. I provvedimenti introducono la sperimentazione per due anni, come già previsto per i prodotti lattiero caseari, pasta e riso.

LA NORMA

Il decreto si applica ai derivati come conserve e concentrato di pomodoro, oltre che a sughi e salse che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro e prevede che le confezioni di derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta il nome del Paese di coltivazione del pomodoro e il nome del Paese di trasformazione del pomodoro. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE E NON UE. Se tutte le operazioni avvengono in Italia, si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia". Le indicazioni sull'origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.

LA FASE TRANSITORIA

I provvedimenti prevedono una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte. Il decreto - precisa il ministero delle politiche agricole - decadrà in caso di piena attuazione dell'articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d'origine o il luogo di provenienza dell'ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l'applicazione all'adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.

"Rafforziamo il lavoro fatto in tema di etichettatura in questi mesi", ha dichiarato il ministro Martina.

"Come ho ribadito anche oggi al Commissario europeo Andriukaitis, crediamo che questa scelta vada estesa a livello europeo, garantendo la piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Il tema della trasparenza delle informazioni al consumatore è un punto cruciale per il modello di sistema produttivo che vogliamo sostenere".

GLI INDUSTRIALI DELLE CONSERVE: "BENE COSI'"

L'Anicav, l'associazione degli industriali delle conserve alimentari, esprime piena soddisfazione. "Salutiamo positivamente l'avvenuta sottoscrizione del decreto sull'etichettatura obbligatoria di origine anche per i derivati del pomodoro" dichiara il presidente Antonio Ferraioli, "il decreto sembra condividere a pieno la nostra posizione rendendo obbligatorio ciò che volontariamente, nella quasi totalità dei casi, le imprese già fanno indicando sull'etichetta la provenienza italiana del pomodoro. Ma sarà necessaria un'omogeneizzazione tra la regolamentazione nazionale e quella comunitaria".

COLDIRETTI: "MISURA ATTESA"

Esulta la Coldiretti. "Con un aumento del 36% degli arrivi dalla Cina, per un totale 92 milioni di chili di concentrato di pomodoro da spacciare come Made in Italy nel 2016, l'arrivo dell'obbligo di indicare la provenienza rappresenta una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori", ha detto il presidente dell'Associazione Roberto Moncalvo al Forum di Cernobbio.

"Ad oggi - sottolinea la Coldiretti - l'obbligo di indicare la provenienza è in vigore in Italia solo per le passate ma non per pelati, polpe, sughi e soprattutto concentrati. Il risultato è che dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro".

(La Repubblica)