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Bankitalia: famiglie ora meno vulnerabili, nessun problema da eventuale rialzo tassi

di Gi.Fr.

 

L'economia italiana si sta riprendendo. E bene. Le vulnerabilità stanno diminuendo a vista d'occhio. Tant'è che se la Banca centrale europea dovesse decidere per un rialzo dei tassi, non subiremmo contraccolpi negativi. Lo afferma Banca d'Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria. «In Italia la vulnerabilità finanziaria delle famiglie e delle imprese continua a ridursi tanto che un eventuale aumento dei rendimenti di mercato, se in linea con il miglioramento della congiuntura, è ampiamente sostenibile dall'economia italiana. La capacità delle famiglie e delle imprese di rimborsare i debiti rimarrebbe elevata anche nell'eventualità di sostenuti rialzi del loro costo» si legge nel rapporto.

 

Per gli economisti di Via Nazionale, un eventuale aumento dei tassi avrebbe un impatto poco significativo anche sugli sforzi di riduzione del debito pubblico, che - pur restando un «fattore di vulnerabilità» - «appare conseguibile» anche con un rialzo dei tassi.

 

Tornando alle famiglie, Bankitalia sottolinea come la maggiore solidità dei loro portafogli emerge anche dal fatto che i crediti deteriorarti, ovvero quelli che non riescono più a essere rimborsati, sono al minimo negli ultimi 10 anni. «Il tasso di deterioramento annuo dei prestiti concessi dagli intermediari è diminuito all'1,2%, il livello minimo da oltre dieci anni», osserva Bankitalia secondo cui i dati della centrale dei rischi privata Crif spa indicano che il calo «ha interessato anche i crediti di piccolo importo per finalità di consumo». Dai dati di Bankitalia emerge inoltre che la quota dei prestiti deteriorati sul totale, al lordo delle rettifiche, si è ridotta «al 9,2% alla fine del terzo trimestre del 2017, anche in seguito alle operazioni di cessione realizzate da alcuni intermediari».

 

Le proiezioni del modello di microsimulazione della Banca d'Italia indicano che alla fine del 2018, in uno scenario di base coerente con le più recenti previsioni macroeconomiche, la quota di famiglie vulnerabili «rimarrebbe stabile intorno al 2 per cento, mentre l'incidenza del loro debito sul totale si ridurrebbe al 13,5%».

Ovvio che se nei prossimi mesi lo scenario internazionale dovesse cambiare, così da determinare «un forte rallentamento dell'economia», la situazione sarebbe diversa. Ma sembra uno scenario al quale l'istituto guidato da Ignazio Visco non dà molto conto.

 

Il rapporto infatti parla di «rischi che si stanno riducendo», anche se cautelativamente avverte che «persistono elementi di incertezza sulle politiche economiche nelle diverse aree».

Anche il settore bancario è in netto miglioramento. «La soluzione della crisi di alcuni intermediari durante l'estate ha dissipato gran parte dei rischi sistemici». Inoltre «il grado di patrimonializzazione complessivo ha ripreso ad aumentare», mentre le analisi effettuate dalle autorità di vigilanza «indicano che banche e compagnie di assicurazione italiane sono poco esposte al rischio di un aumento dei tassi».

Nei primi nove mesi del 2017, le banche hanno ceduto e cancellato dai bilanci crediti in sofferenza per circa 26 miliardi, al lordo delle rettifiche, contro i 4 miliardi nello stesso periodo del 2016. «La velocità con cui le banche cancellano dai bilanci i crediti in sofferenza sta gradualmente aumentando», osserva Via Nazionale. I crediti deteriorati netti sono diminuiti di 22 miliardi, a 151 miliardi. La liquidazione di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca vi ha contribuito per circa 9 miliardi. Al lordo delle rettifiche di valore, il calo è stato di 25 miliardi, a 324 miliardi. Nello stesso periodo il tasso di copertura, inoltre, è salito dal 50,6 al 53,5 per cento, valore superiore a quello medio delle principali banche dell'Unione europea; un quinto dell'aumento, dice Bankitalia, è riconducibile alle rettifiche di Banca Monte dei Paschi di Siena.

 

2017-11-24 16:50:34

(Il Messaggero)