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Milano chiude in cauto rialzo, bene le banche e Mediaset

La Russia pronta a discutere il prolungamento dei tagli Opec, sale il petrolio. Torna la calma sui mercati asiatici, nuovi record a Wall Street. Fiducia delle imprese tedesche ai massimi nonostante la crisi politica

di RAFFAELE RICCIARDI

24 Novembre 2017

 

MILANO - I listini europei trattano in leggero rialzo in una giornata a mezzo servizio per gli operatori americani, che nel post-Giorno del Ringraziamento vedono Wall Street chiudere in anticipo di tre ore, e con il ritorno ai desk dei colleghi giapponesi, che ieri erano fermi per festività.

 

Milano annulla buona parte dei guadagni nel pomeriggio e chiude in rialzo solo dello 0,08% nonostante Mediaset (+4,09% il Biscione) e le banche (+1,06% l'indice di settore) viaggino sugli scudi. Il Biscione sale sulle ipotesi di accelerazione per arrivare a un accordo con Tim-Vivendi, attraverso CanalPlus, sui contenuti televisivi. Sono invece le ex popolari a trascinare i titoli del credito, dopo la proposta dell'europarlamentare socialdemocratico tedesco Peter Simon sui crediti deteriorati. In base a quanto riporta Bloomberg, Simon prevede di dare alle banche "nuove opzioni per prevenire ripercussioni sui coefficienti patrimoniali delle banche quando cedono grandi pacchetti di Npl", i non performing loans. Il Monte dei Paschi ha intanto fissato il tasso di interesse fisso dei titoli di debito senior offerti in scambio agli ex obbligazionisti subordinati: è pari allo 0,657%. In audizione alla Commissione banche, il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via, ha spiegato che la Fondazione fu "avvisata dei forti rischi" circa l'aumento di capitale del 2011, e all'Ente fu chiesto di ridurre la sua quota. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude in allargamento a 148 punti base; l'euro chiude sopra 1,19 dollari per la prima volta da settembre.

 

Terminano contrastati i listini nel resto d'Europa: Londra scivola dello 0,1%, Francoforte sale dello 0,39% e Parigi dello 0,2%. Wall Street è in rialzo nel Black Friday: alla chiusura dei mercati Ue il Dow Jones sale dello 0,2%. S&P500 e Nasdaq che hanno segnato nuovi record in avvio, salgono in linea.

 

Con volumi meno sostenuti della norma, ieri ha fatto rumore il crollo improvviso dei listini cinesi che rammenta agli addetti ai lavori quanto sia elevato il rischio di volatilità da quelle parti. Oggi i listini sono tornati a stabilizzarsi e, nota Bloomberg, per l'indice Msci Asia Pacific si avvicina la chiusura della settima settimana positiva delle ultime otto.

Stamattina la Borsa di Tokyo ha terminato dunque l'ultima seduta della settimana poco variata, dopo il giorno di festività di ieri, appesantita dalla nuova fase di apprezzamento dello yen sul biglietto verde e la correzione del mercato azionario cinese. L'indice Nikkei segna una variazione appena positiva dello 0,12% a quota 22.550,85. Sul mercato dei cambi lo yen si apprezza sul dollaro a un valore di 111,40, mentre è stabile sull'euro a 132,10.

 

In Giappone l'indice preliminare Pmi sul settore manifatturiero è salito a novembre al 53,8 dal 52,8 di ottobre, secondo Markit. In Europa si registra la fiducia delle imprese tedesche, misurata dall'indice Ifo, al record storico nonostante il momento di crisi della politica. "E' molto forte la fiducia delle imprese tedesche, c'è molto ottimismo sul futuro", ha detto il direttore dell'istituto economico di Monaco Clemens Fuest. "La Germania è in corsa per un boom economico", ha sottolineato. In Italia, fatturato e ordinativi all'industria hanno registrato un contraccolpo a settembre. Bankitalia sottolinea il miglioramento del quadro finanziario generale, mentre negli Usa deludono gli indici Pmi sia sul manifatturiero (in calo a 53,8 punti a novembre) che sui servizi (giù a 54,7 punti). In entrambi i casi, comunque, gli indicatori sono sopra la soglia (50 punti) che separa la contrazione dall'espansione economica.

 

Prezzi del petrolio nuovamente in ascesa a meno di una settimana dall'importante appuntamento con il vertice Opec di Vienna. Il future sul Wti con scadenza gennaio 2018 segna un progresso di oltre l'1% a quota 58,72 dollari al barile. Il Brent invece risulta poco mosso a 63,6 dollari. A scaldare le quotazioni dell'oro nero è l'indiscrezione riportata da Bloomberg TV secondo cui l'Opec e la Russia avrebbero delineato un accordo per estendere i tagli delle forniture di petrolio. L'accordo sarà discusso a Vienna il prossimo 30 novembre. Il lingotto d'oro è poco mosso a 1.288 dollari l'oncia alla chiusura dei mercati europei.

 

(La Repubblica)