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Le Borse Ue chiudono incerte. Inflazione italiana all'1,2% nel 2017

Stamattina Tokyo ha chiuso positiva dell'1%, Wall Street sostenuta dai conti. Il dollaro recupera terreno, a picco le criptovalute sulle strette regolatorie in Cina. In Germania i prezzi sono saliti dell'1,8% nel 2017, merito di energia e alimentari

di FLAVIO BINI

16 Gennaio 2018

MILANO - Le Borse europee chiudono incerte in un periodo che resta comunque per tutti i mercati dall'inizio dell'anno, con un inizio 2018 molto tonico, il migliore da dodici anni. Milano segna un calo dello 0,21% finale. In ordine sparso le altre: Londra inverte la rotta e alla fine cede lo 0,17%, Francoforte tiene in positivo dello 0,35% e Parigi termina piatta (+0,08%). Anche se orfana del riferimento di Wall Street, ieri chiusa per festività, Tokyo ha vissuto una seduta tutta in rialzo, con il Nikkei che ha terminato guadagnando l'1%. Oggi invece la Borsa Usa avanza tonica con il supporto delle trimestrali: quando terminano gli scambi del Vecchio continente, il Dow Jones sale dello 0,5% dopo aver superato per la prima volta 26mila punti. Lo S&P500 aggiunge lo 0,25% (ma prima aveva anch'esso superato la soglia storica di 2.800 punti) e il Nasdaq cresce dello 0,4%.

L'euro chiude in calo ma sempre sopra 1,22 dollari, dopo aver toccato ieri un nuovo massimo da tre anni non lontano da 1,23 dollari. La moneta unica termina a 1,229 dollari. Euro/yen in flessione a 135,45 e dollaro/yen a in rialzo a 110,77. Da segnalare il crollo delle criptovalute di queste ore, per la stretta che si profila da parte della Cina.

A Piazza Affari c'è ancora Fca sotto i riflettori, in flessione dopo i record recenti.

L'ad Marchionne ieri ha parlato a cavallo della chiusura dei mercati, assicurando che lo spin off di Marelli avverrà entro la fine di quest'anno e ribandendo che la società non è in cerca di alcun partner industriale. Oggi ha annunciato un futuro elettrico per la Ferrari e spiegato di non avere certezze circa la piena occupazione in Italia entro la fine del 2018.

Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi è poco mosso a 140 punti, con il rendimento del decennale italiano appena sotto il 2%.

Tra i dati macroeconomici attesi, l'Istat conferma i dati sull'inflazione che nella media del 2017 ha segnato un ritorno in positivo dell'1,2%, con la spinta soprattutto di alimentari freschi e carburanti. L'aggiornamento sull'andamento dei prezzi arriva anche dalla Germania, dove l'inflazione a dicembre si conferma allo 0,6% mensile e all'1,7% tendenziale, secondo i dati definitivi dell'istituto federale di statistica Destatis. Nel complesso del 2017, l'inflazione tedesca è cresciuta dell'1,8% rispetto alla media dei prezzi registrata nel 2016. Un livello che, si affretteranno a notare i falchi delle politiche monetarie, si avvicina al 2% che la Bce ha come mandato di stabilità dei prezzi. Ma, spiega la stessa Destatis, le componenti volatili come energia e alimentari hanno svolto un ruolo dominante. Senza di loro, i prezzi sarebbero saliti dell'1,4%. In Gran Bretagna la corsa dei prezzi al consumo ha rallentato segnando un +3% tendenziale, dal 3,1% di novembre. L'Ocse ha aggiornato a novembre il dato sulla disoccupazione, stabile nell'area al 5,6%. Per l'Italia si certifica il lieve calo all'11%.

Sul fronte della bilancia commerciale, secondo i dati diffusi dall'Istat, in Italia a novembre 2017, rispetto al mese precedente, crescono sia le importazioni (+2,1%) sia, in misura più contenuta, le esportazioni (+1,4%). La crescita congiunturale dell'export è la sintesi del marcato aumento delle vendite verso i mercati extra Ue (+6,7%) e di una contenuta flessione verso l'area Ue (-1,4%).

Alla chiusura dei mercati europei le principali commodity si presentano deboli: il petrolio Wti perde lo 0,4% a 64 dollari al barile, il Brent cede l'1,1% e scende sotto 69,5 dollari. Incerto anche il prezzo dell'oro, che scende dello 0,4% a 1.334 dollari l'oncia.

(La Repubblica)