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Treni e metro, i pendolari crescono ma non abbastanza. Legambiente: "Basta risorse a strade e autostrade"

L'associazione ambientalista ha presentato il dossier Pendolaria: "Viaggiatori in aumento solo in alcune regioni, priorità alle corse al sud e alle metorpolitane nelle città"

di GERARDO ADINOLFI

17 Gennaio 2018

Crescono i pendolari dei treni italiani, ma di poco. Dove si investe, cresce anche la voglia di spostarsi in treno. Ma la sfida del trasporto pubblico che Legambiente segnala nel suo dossier Pendolaria 2017 è una partita fondamentale per i prossimi anni: "Basta risorse alle autostrade, bisogna dare priorità a aumentare il numero di treni in circolazione e le metropolitane nelle città - dice il vicepresidente dell'associazione ambientalista Edoardo Zanchini - l'obiettivo deve essere quello di far crescere le persone che si spostano in treno nelle città e al Sud per contrastare smog, avere comuni più vivibili e far risparmiare le famiglie italiane".

Ogni giorno, secondo il rapporto Pendolaria, in Italia si spostano infatti 5,51 milioni di persone. Nel 2017 il numero dei pendolari dei treni regionali è aumentato, con 11 mila passeggeri in più al giorno, ma solo di poco, solo dello 0,4% rispetto al 2016. In crescita anche i passeggeri delle metropolitane, che rispetto allo scorso anno sono 22 mila viaggiatori al giorno in più. Questo però non basta. "Occorre porsi l'obiettivo al 2030 di raddoppiare il numero di persone che ogni giorno prende treni regionali e metri facendoli arrivare a 10 milioni - dice Zanchini - ma se vogliamo cambiare la situazione dobbiamo rendere competivito il trasporto pubblico su ferro e la mobilità sostenibile". Ma come? Nel dossier Legambiente analizza 38 casi di successo dal nord al Sud d'Italia, dalla tramvia di Firenze alla metro di Cagliari fino alle ferrovie della Van Venosta. Ma soprattutto lancia un appello ai governi che verranno negli anni: "La prossima legislatura dovrà affrontare la questione delle risorse per garantire un aumento del servizio - dice - con più treni per dare una risposta alla domanda dei pendolari e offrire un'alternativa all'auto, e la realizzazione di nuove linee di metro, tram e ferrovie metropolitane".

Secondo Pendolaria, infatti, dal 2002 ad oggi la priorità degli investimenti è andata verso strade e autostrade. Una cifra pari al 60% degli investimenti totali nelle infrastrutture, mentre solo il 13% è stato stanziato per le linee metropolitane e il 24% per le ferrovie. In termini assoluti le infrastrutture stradali superano la quota di 64 miliardi di euro contro i 25,7 e i 18,1 di ferrovie e metropolitane: "A leggere i dati - dice Legambiente - sembra esserci stata una precisa strategia della mobilità che ha puntato a far crescere il traffico su gomma in Italia". Così l'associazione ha lanciato il suo appello per indirizzare le risorse fino ad ora destinate alla gomma sulle infrastrutture ferroviarie. Un appello che assume un valore ancora più importante con la fusione tra il Gruppo Fs Italiane e l'Anas che nelle intenzioni permetterà di realizzare in modo integrato strade e ferrovie riducendo costi e sprechi.

Nel gap tra gomma e ferro, però, anche le Regioni hanno le loro responsabilità: "Ad esempio l'Emilia Romagna sta investendo 179 milioni di euro di risorse pubbliche per la realizzazione di un'autostrada regionale come la Cispadana - si legge nel dossier - imponenti i progetti delle autostrade lombarde e in Veneto dove tutta l'attenzione va in termini di risorse e impegno alla realizzazione di nuovi progetti autostradali". Tra i casi di Regioni virtuose, citati nel dossier, c'è invece la Toscana per il raddoppio della Pistoia-Montecatini Terme-Lucca, il Piemonte e le Province Autonome di Trento e Bolzano.

"Se facciamo un bilancio di quanto realizzato in questa legislatura - spiega Pendolaria - si evidenzia come a prevalere siano ancora le infrastrutture stradali: 217 chilometri di autostrade a cui si aggiungono altri 1.825 chilometri di strade nazoni e 2.080 chilometri di rete stradale provinciale e regionale,a fronte di 58,6 chilometri di metropolitane e 34,5 chilometri di tram". Numeri e investimenti che, messi da parte i successi dell'alta velocità, finiscono con influire negativamente sullo sviluppo delle linee ferroviarie destinate ai pendolari. Con una creazione di un gap tra Nord e Sud dove i treni sono sempre di meno, sempre più lenti e più vecchi.

Dopo i tagli delle risorse ferroviarie degli scorsi anni per Legambiente la cura del ferro del Ministro Graziano Delrio sta dando i suoi frutti, "con risorse per il rinnovo del materiale rotabile ferroviario e su gomma nelle città, un piano metropolitane, il ripristino delle detrazioni fiscali per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale e ferroviario e altri interventi per le ferrovie merci e la sicurezza della rete". E positivo è anche l'arrivo dei 500 nuovi treni regionali di Trenitalia che sta firmando con le Regioni i nuovi contratti di servizio.

Ma cosa serve per rilanciare davvero il servizio ferroviario regionale? La ricetta di Legambiente è in quattro cinque punti: continuare con cura Delrio, più treni sulle linee ferroviarie, priorità agli investimenti infrastrutturali nei grandi centri urbani, una politica per riportare i treni al sud e indirizzare le risorse che ci sono spostandole dalla gomma al ferro. "Nel bilancio dello Stato esistono le risorse per un salto di qualità - dice Pendolaria- perché ogni anno diversi miliardi di euro vengono destinati ai sussidi all'autotrasporto, dalle tariffe autostradali che continuano a crescere senza controlli per la gestione delle opere pubbliche, e da recuperare da investimenti sbagliati in grandi opere e cantieri autostradali e dal bilancio delle Regioni che devono scegliere di rilanciare il trasporto su ferro".

(La Repubblica)