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Le promesse italiane e la visione tedesca: la politica nostrana vada a scuola a Berlino

La campagna elettorale si è finora caratterizzata per il lancio di idee costosissime (200 miliardi) e poco realizzabili. Servirebbero ricette concrete che puntano su sviluppo, imprese, lavoro. Basterebbe seguire i consigli dell'Ocse e prendere esempio dalla Grosse Koalition

di ROBERTO PETRINI

18 Gennaio 2018

Diciamolo: la campagna elettorale sul piano dei programmi e delle misure non è partita con il piede giusto. Repubblica ha calcolato in circa 200 miliardi la cifra che costerebbero le proposte emerse nei primi giorni dai maggiori leader, Berlusconi, Salvini, Di Maio, Renzi e Grasso. Maggiori responsabilità sul piano delle risorse vanno al centro destra e ai Cinque stelle: flat tax, redditi di dignità o cittadinanza, elargizioni varie e abolizioni di tasse, bolli ecc. Anche la sinistra non sembra eccedere in fantasia se Renzi parla di abolire il canone Rai e Liberi e uguali delle tasse universitarie.

C'è comunque tempo per affinare le proposte e per riportare al centro della scena politica, soprattutto dopo il richiamo dell'Europa, le nostre emergenze: abbiamo ricordato nei giorni scorsi la questione del debito, quella delle privatizzazioni, della spending review e delle agevolazioni fiscali. Temi assenti, convitati di pietra, che nessuno ha il coraggio di toccare: come non si tocca il tema dell'ambiente. Ha ragione il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, uno dei pochi che in queste ora ha mantenuto i piedi per terra, a denunciare promesse irrealizzabili (come ha fatto del resto Repubblica) e a temere lo smontaggio di un lavoro che passa per temi importanti di cui l'opinione pubblica e gran parte della classe dirigente di questo paese non sa nulla. Ad esempio la battaglia per modificare i criteri di calcolo del pil potenziale in Europa, legati fino ad oggi a schemi teorici conservatori: una battaglia praticamente vinta che ci dà sicuramente più margini di deficit.

Comunque, per arrivare al punto, se c'è mancanza di idee si può rimediare. Il primo sistema è quello di guardare il rapporto Italia dell'Ocse: ci sono molte indicazioni su produttività, tecnologie, mercato del lavoro e sistema del credito. L'altro suggerimento, se si vuole volare più in alto e vedere come anche valori forti e condivisi possono entrare nei programmi, è dare un'occhiata al testo dell'accordo Cdu/Csu con la Spd per dare vita alla GroKo. Colpisce la parte su "opportunità e giustizia", come pure quella su "competitività e investimenti". "Vogliamo che i giovani trovino un buon lavoro, siano liberi e mobili in Europa", per questo, dicono i due partiti tedeschi, vogliamo maggiori finanziamenti per Erasmus. Bello, no? Da segnalare che questo è il primo punto: sguardo al futuro, altro che vaghe promesse e strizzate d'occhio agli evasori! Il programma di governo tedesco chiede salari uguali per lo stesso lavoro in tutta l'Europa, standard educativi omogenei, lotta all'evasione di Google, Apple, Facebook e Amazon (citate esplcitamente per nome nel documento). Ed infine il richiamo ad un modello, giusto o sbagliato, che tuttavia sembra unire la classe dirigente tedesca e fornire una prospettiva: "L'economia sociale di mercato, che si basa sulla responsabilità delle imprese, la cooperazione delle parti sociali, la co-decisione nella vita aziendale e un'equa distribuzione della ricchezza generata, ha bisogno di una rinascita, soprattutto in tempi di globalizzazione". Forse è meglio andare a scuola a Berlino.

(La Repubblica)