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Mercato del lavoro, il 91% degli italiani chiede incentivi dallo Stato

Quasi otto lavoratori su dieci si sentono i primi responsabili della propria occupabilità, ma rispetto al resto del mondo è alta la quota di chi chiede uno sforzo alle istituzioni e alle stesse imprese

18 gennaio 2018

MILANO - Il nuovo anno ha portato le nuove forme di sostegno alle assunzioni stabili, che rispetto agli sgravi originari introdotti dalla legge di Stabilità per il 2015 hanno il pregio di essere stabilizzate, ma sono meno vantaggiose per le aziende in virtù di tetti più stringenti su cifra massima di sgravi contributivi riconosciuta e paletti alla platea che vi può accedere. I lavoratori italiani, emerge da una ricerca di Randstad, si affidano in gran parte a questo genere di misure per sostenere la loro occupabilità. In misura molto più ampia di quanto accada altrove in Europa e nel mondo, con rare eccezioni.

L'ultima edizione del Randstad Workmonitor dimostra - come annota l'amminstratore delegato per l'Italia, Marco Ceresa - che "gli italiani hanno capito che in un mondo del lavoro sempre più mutevole e competitivo bisogna assumersi la responsabilità della propria capacità di essere attraenti per il mercato".

Il 78% degli italiani si sente infatti - spiega la ricerca - "il principale soggetto responsabile della propria occupabilità, ma quest'onere è avvertito meno intensamente sia rispetto alla media globale (85%) sia alla maggior parte dei paesi europei, fra i quali soltanto Grecia (72%) e Ungheria (56%) registrano percentuali inferiori". Ecco allora che i lavoratori vedono la propria occupabilità come una sintesi di un lavoro congiungo: "Più forte è la sensazione che per garantire alti livelli di occupazione la responsabilità debba essere condivisa fra lavoratori, imprese e governi: lo pensa l'85% degli italiani contro la media degli altri paesi pari all'81%; in Europa soltanto i norvegesi registrano la stessa percentuale, tutti gli altri paesi europei sono meno convinti di questa opzione".

Altra peculiarità italiana nell'affrontare il mercato del lavoro è "la tendenza a concentrare nei governi e nelle imprese l'obbligo di mantenere elevata l'impiegabilità dei dipendenti. Il 69% dei lavoratori italiani ritiene che il governo dovrebbe intervenire per centrare quest'obiettivo, ben 13 punti in più della media globale (56%), un valore che in Europa è superato soltanto dalla Francia (72%)". In questo ambito si inserisce la forte richiesta di incentivi perché le imprese assumano, probabilmente figlia della consapevolezza di quanto sia elevato il carico fiscale e l'onere aggiuntivo richiesto ai datori di lavoro rispetto a quanto traspare dalla busta paga. "La ricerca rivela che, nonostante ai governi non venga attribuito un ruolo di significativa responsabilità nell'obiettivo della piena occupazione, la richiesta di un intervento statale in termini di varie forme di incentivazione è molto diffusa a livello globale. Un'esigenza che in Italia è avvertita dalla quasi totalità del campione intervistato: il 91% dei dipendenti ritiene che i governi dovrebbero offrire incentivi alle imprese per agevolare le assunzioni e sempre il 91% ai dipendenti per metterli in grado di sviluppare le proprie competenze professionali, contro una media globale dell'84% e 85%".

(La Repubblica)