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Allarme dalle zone industriali italiane: sono senza fibra ottica

Le infrastrutture di rete snobbano il cuore dell'economia: solo un terzo dei territori ha la connessione veloce

di ALESSANDRO LONGO

22 Aprile 2018

Ben 7 mila zone industriali su 11 mila non hanno la fibra ottica, mentre 1.700 non hanno nemmeno la comunissima banda larga, quella che ormai copre il 99 per cento della popolazione italiana. Le infrastrutture di rete stanno trascurando insomma proprio il motore dell'economia, le aziende, le quali hanno sempre più bisogno di internet veloce per il proprio business.

Il quadro emerge con evidenza da un nuovo studio - ancora inedito - della società di consulenza internazionale EY. Ed è anche una grana per il prossimo Governo, dato che la copertura in fibra ottica è un obiettivo del piano banda ultra larga nazionale, con fondi pubblici. Adesso sospeso in una delicata fase di passaggio.

Intanto i dati dell'osservatorio EY ci dicono, al presente, che solo un terzo dei distretti industriali è raggiunto dalla fibra ottica, che superi la velocità di 30 Megabit al secondo. Il 50 per cento ha una Adsl di buon livello. Il resto invece non è coperto da niente (13 per cento) o lo è da un'Adsl di livello basso. Si tratta quindi di aziende che, per lacune della rete cablata dagli operatori, non può navigare veloce neppure volendolo.

I dati ci dicono che i distretti meglio serviti dalla fibra sono Bari (90 per cento di distretti coperti), Barletta-Andria-Trani (97 per cento), e a seguire Genova (73%), Milano (75%), Monza e Brianza (69%). I peggiori sono a pari merito Isernia e Sondrio (6 per cento), Oristano (8%), Aosta (12%), Catanzaro (12%).

La situazione è resa paradossale da due altri elementi. Primo, la popolazione italiana in media è ormai ben coperta da fibra (al 75 per cento, dato comunque basso rispetto agli altri Paesi europei).

A essere svantaggiate sono soprattutto le aziende, che pure - magari - avrebbero un interesse più forte delle famiglie a navigare veloce Consideriamo anche che gli abbonamenti alla fibra sono ancora molto pochi, 5,69 milioni a dicembre, secondo dati Agcom.

Secondo elemento: le aziende patiscono questa scarsa copertura proprio nel periodo in cui invece stanno investendo di più in tecnologia, grazie agli incentivi del piano governativo Impresa 4.0. Mettere tecnologia è pressoché inutile se poi non c'è la banda ultra larga.

Secondo quanto riferiscono da EY, le cause del problema sono due. Da una parte, la scelta degli operatori di investire soprattutto nelle città popolose - quindi lontano dai distretti industriali, che spesso sono in periferia. Dall'altra, il fatto che gli investimenti pubblici si sono concentrati finora - per via delle regole europee - in particolare nel Sud Italia, dove i distretti industriali sono in numero minore.

Molte speranze sono riposte nel piano banda ultra. La sua prima fase è già in stato avanzato, ma è soprattutto la seconda che ha l'obiettivo di estendere la fibra ottica di massimo livello (1 Gigabit e oltre) nelle aree del Paese dove c'è il 65 per cento delle aziende italiane. Sono stanziati 3,4 miliardi di euro. In particolare, 2,2 miliardi di euro per la copertura (di cui 1,1 miliardi risparmiati dai bandi della fase uno grazie ai ribassi ottenuti con l'aggiudicazione a Open Fiber), più 1,3 miliardi di euro per i voucher a incentivo degli abbonamenti. Ma, a quanto riferiscono fonti vicine a questa partita, la fase due va a rilento dalla caduta di Renzi e ancor di più negli ultimi mesi, per via della natura dell'attuale Governo. È solo di qualche giorno fa - inizi aprile - la pubblicazione del piano per la fase due (dopo il preliminare ok dell'Europa), ora in consultazione con gli operatori. Gli stessi pure, con fondi propri, contribuiranno a migliorare la situazione (Tim, Fastweb e Open Fiber hanno un piano di investimenti in fibra).

"La disponibilità di servizi ad alta performance nelle nostre zone industriali è ancora limitata, il che si traduce anche in una bassa adozione di servizi innovativi ICT", riassume Fabrizio Pascale, Telco, Media & Technology MED Leader di EY. "Tuttavia, il tentativo che si sta mettendo in atto è quello di colmare i gap infrastrutturali per rendere la fibra un fattore critico di successo per il nostro tessuto industriale. Bisogna fare presto", aggiunge.

(La Repubblica)