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Mercati positivi, Milano +0,6%

Gli investitori aspettano che entri nel vivo la pubblicazione dei conti trimestrali. Tokyo chiude in calo dello 0,3%. Il rendimento dei decennali americani vede il 3%. Petrolio stabile dopo gli apprezzamenti legati alla volontà dell'Opec di estendere i tagli alla produzione

di RAFFAELE RICCIARDI

23 Aprile 2018

MILANO - I mercati europei terminano in cauto rialzo dopo la flessione mattutina di Tokyo: stamattina l'indice Nikkei ha ceduto lo 0,33% in scia al contraccolpo sul Nasdaq dell'ultima seduta. Milano scatta nel finale e segna un rialzo dello 0,64%. Parigi sale alla fine dello 0,4%, Londra dello 0,42% e Francoforte dello 0,25%. A Piazza Affari pesa per altro (per un -0,36%) lo stacco delle cedole di alcuni grandi titoli: Unicredit, Recordati, Ferrari, Prysmian, Luxottica, Cnh industrial e Finecobank. In attesa della trimestrale di Alphabet-Google, Wall Street chiude debole col Dow Jones che perde lo 0,06% e il Nasdaq che cede lo 0,25% mentre l'indice S&P500 guadagna lo 0,01%.

Nelle sale operative si sta ancora metabolizzando l'annuncio nordcoreano dello stop ai test nucleari, che comporta una leggera distensione con lo yen - storico bene rifugio - che perde qualche posizione. Anche l'oro ritraccia. Gli investitori faticano a prendere una posizione netta, sempre sospesi su una minaccia di guerra commerciale tra Washington e Pechino, mentre il rendimento dei decennali americani flirta ormai con il livello-simbolo del 3%. Sulla crescita, oltre all'aspettativa di aumento dei tassi Fed e del ritmo d'inflazione, anche la galoppata prevista per il deficit Usa a seguito delle politiche fiscali di Donald Trump.

L'euro chiude sotto quota 1,23 dollari e scende ai minimi da marzo. La moneta europea passa di mano a 1,2224 dollari e 132,59 yen.

Dollaro/yen in rialzo a 108,49. Nuova iniezione di liquidità da parte della Banca centrale cinese tramite operazioni di mercato aperto: 80 miliardi di yuan (circa 12,7 miliardi di dollari) in pronti contro termine a sette giorni, che vanno a compensare la stessa quantità di pronti contro termine in scadenza. Eurostat ha diffuso la prima notifica dei bilanci pubblici per il 2017, tracciando il debito pubblico dell'Italia al 131,8% del Pil, mentre il deficit è visto al 2,3%, entrambi in calo rispetto al 2016 (132% e 2,5%). Il dato del debito italiano è più basso anche rispetto alle ultime previsioni economiche della Commissione Ue, che lo vedeva al 132,1%, mentre il deficit è leggermente superiore rispetto a quello di 2,1% stimato da Bruxelles.

Mentre corrono i rendimenti Usa, si restringe intanto il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi: lo spread tra Btp e Bund termina la giornata poco sopra 115 punti base, ai minimi dall'estate del 2016, con i titoli italiani che rendono intorno all'1,7%. Ancora nessun riflesso dall'incertezza che circonda il prossimo esecutivo tricolore, in attesa che venerdì a mercati chiusi S&P si esprima (ma potrebbe non farlo, aspettando un governo) sul rating italiano.

Dal fronte macroeconomico si segnala poi che in Giappone L'indice Pmi del manifatturiero - che anticipa l'andamento del settore intervistando i direttori agli acquisti delle aziende - si è attestato a 53,3 ad aprile. Il dato risulta in leggero rialzo rispetto al dato del mese precedente quando il relativo indice si era attestato a 53,1. Ogni lettura sopra 50 punti indica una fase espansiva dell'economia. Anche l'Europa ha diffuso i dati sui Pmi: l'indice manifatturiero dell'Eurozona si è attestato in calo a 56 punti ad aprile.

Negli Stati Uniti l'attività economica nazionale ha decelerato a marzo: l'indice che ne misura la performance, stilato dalla Fed di Chicago, si è attestato a +0,10 punti, in netto calo dai +0,98 punti di febbraio (dato rivisto da +0,88 punti della prima stima). Sono saliti intanto sia l'indice Pmi dei servizi che quello del manifatturiero (l'agenda della settimana).

Tra i conti internazionali, si segnala che l'utile netto dell'Unione delle Banche Svizzere (Ubs) sale del 19% nel primo trimestre a 1,5 miliardi di franchi (1,2 miliardi di euro). I ricavi crescono del 2% a 7,6 miliardi di franche, per il traino delle attività di intermediazione, cresciute del 5% a 4,1 miliardi di franchi. "Eccellente debutto di 2018" commenta l'amministratore delegato, Sergio Ermotti. Il gruppo olandese Philips registra invece un calo del 27% degli utili netti nel primo trimestre a 94 milioni di euro: il passo indietro è legato all'aumento degli oneri finanziari per le ristrutturazioni e le acquisizioni, oltre che all'aumento dell'indebitamento.

Il prezzo del petrolio frena per l'aumento della produzione Usa, ma resta su livelli elevati. Le trivellazioni negli Stati Uniti secondo il rapporto Baker Hughes avanzano di 5 unità a 820 unità, al top da 3 anni. Intanto a Gedda i Paesi produttori Opec e non Opec, inclusa la Russia, hanno gettato le basi per prolungare oltre il 2018 l'accordo sui tagli produttivi. Nel pomeriggio il barile incrementa i cali a New York: il Wti è scambiato a 67,33 dollari al barile (-1,56%).



(La Repubblica)