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Istat, scende la fiducia di imprese e consumatori

L'andamento di aprile: manifatturiero in stallo dopo la corsa della seconda metà del 2017. Il Codacons: "Pesa l'incertezza politica", ma per l'Unione consumatori i dati "non sono così male"

24 Aprile 2018

MILANO - Scende la fiducia di conusmatori e imprese ad aprile, secondo i dati Istat che danno fiato alla polemica del Codacons: "Si tratta di una preoccupante battuta d’arresto che potrebbe avere effetti negativi sui consumi delle famiglie già in fase fortemente critica – spiega il presidente Carlo Rienzi – E’ di tutta evidenza che il calo della fiducia per consumatori e imprese è diretta conseguenza del clima di incertezza politica che caratterizza il nostro paese, e dell’assenza di un Governo a quasi due mesi dalle elezioni".

Secondo l'Istituto di statistica, nel calo generale si registra in particolare un "netto peggioramento delle attese sugli ordini per le imprese manifatturiere". Si conferma dunque la fase di stallo che sta caratterizzando questo avvio di anno, dopo la crescita sostenuta della seconda metà del 2017. L'indice di fiducia dei consumatori diminuisce da 117,5 a 117,1 punti e l'indice di fiducia delle imprese registra una flessione da 105,9 a 105,1. Per i consumatori sono in peggioramento la componente personale (ad esempio la situazione della famiglia, le opportunità di risparmio...) e a quella corrente. Il clima economico (che riguarda l'intero Paese) e quello futuro mantengono una dinamica "lievemente positiva".

L'Unione dei consumatori dà un'interpretazione migliore del dato sulle famglie, mettendone in evidenza a differenza del Codacons la sostanzionale tenuta: "I dati non sono così negativi. La buona notizia, infatti, è che l'incertezza politica non ha influito sulla fiducia dei consumatori, visto che migliorano sia il giudizio che l'attesa sulla situazione economica dell'Italia. Inoltre migliorano anche il giudizio e l'attesa sulla situazione economica della famiglia, ossia i valori che hanno maggiore influenza sui consumi futuri", afferma il presidente Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. "Preoccupa, invece, il crollo delle opportunità di acquisto di beni durevoli, che passa da -42,7 a -48,5, un indice di come sia ancora impossibile per le famiglie acquistare prodotti costosi" conclude Dona.

Nel panorama delle imprese, detto della fotografia peggiorativa nel manifatturiero si aggiunge anche il calo nei servizi (da 107,2 a 106,4). "Molto marcata è la flessione registrata nel commercio al dettaglio (da 105,0 a 97,5) mentre per il settore delle costruzioni si rileva un deciso aumento (da 132,6 a 135,2)", dice l'Istat.

I numeri appena pubblicati gettano un'ombra sulla forza della ripresa, come già segnalavano quelli recentemente diffusi sulla produzione industriale che a febbraio aveva registrato un contraccolpo dello 0,5% sul mese precedente.

In quell'occasione, ad esempio, gli economisti di Unicredit avevano parlato di un periodo di rallentamento che lascia presagire una chiara frenata dell'attivit industriale nel primo trimestre dell'anno, che inevitabilmente aumenta i rischi al ribasso sull'intero Pil.

(La Repubblica)