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La blockchain entra nel bicchiere: così il consumatore sa tutto del vino che beve

Una tecnologia dell'ente di certificazione DNV GL viene per la prima volta adottata dai produttori italiani

24 Aprile 2018

Utilizzare la catena di informazioni incorruttibili e accessibili a tutti della blockchain - l'infrastruttura tecnologica resa nota dalle criptovalute, ma dagli ambiti di applicazione sterminati - per garantire la qualità del vino che finisce sulle nostre tavole. E visto che siamo nella patria del vino, sono gli italiani a muoversi con anticipo sugli altri competitor.

Sono infatti quattro produttori tricolori - il piemontese Michele Chiarlo, Ricci Curbastro della Franciacorta, la toscana Ruffino e la pugliese Torrevento - i primi a utilizzare la tecnologia My Story studiata dal colosso mondiale della certificazione DNV GL. Che spiega come funziona: "Attraverso la scansione di un QR-code posto direttamente sull'etichetta, i consumatori potranno conoscere la storia del vino che si apprestano a stappare, in un vero e proprio racconto dal grappolo d'uva fino alla bottiglia. Informazioni specifiche, verificate da DNV GL, sulle caratteristiche e sui processi di produzione, per una scelta d'acquisto veramente consapevole".

Si tratta di un sistema che per il momento è tagliato proprio sul settore delle bevande e degli alimenti, ma in futuro dovrebbe essere esteso ad altre merci "di rilievo" per i consumatori.

Intanto, spiega il ceo di DNV GL - Business Assurance Luca Crisciotti, "i marchi e i rivenditori, ma anche gli attori intermedi della filiera, potranno contare su dati verificati da una terza parte indipendente per avere piena visibilità, trasparenza e controllo sui vari stadi di lavorazione lungo la propria supply chain. Allo stesso tempo, il consumatore avrà accesso a informazioni sui processi di produzione e sulle caratteristiche di prodotto per prendere consapevolmente le proprie decisioni di acquisto, sulla base di caratteristiche verificate da un ente di terza parte indipendente".

Da parte loro, i consorzi per la tutela delle denominazioni dei vini confederati nella FEDERDOC - che vale il 70% delle nostre bottiglie - strizzano l'occhio all'innovazione considerata "interessante, a vantaggio del consumatore finale". Nel progetto c'è anche Valoritalia (società leader in Italia nelle attività di Controllo sui vini DOCG e IGT), che mette a disposizione i dati acquisiti durante le proprie attività di ispezione.

(La Repubblica)