News

Tra oggi e il primo maggio in cinque milioni al lavoro. Ed è ancora sciopero

Il settore più coinvolto è quello che ha a che fare con i turisti (alberghi/ristoranti), poi commercio e pubblica amministrazione

25 aprile 2018

MILANO - Per un lavoratore su cinque oggi e il primo maggio non saranno "dì di festa". Secondo una elaborazione della Cgia di Mestre, sia nel giorno della Liberazione che nella Festa del Lavoro quasi 5 milioni di italiani non staccheranno dagli impegni professionali.

Si stima che a restare occupati siano soprattutto coloro che lavorano in alberghi, ristoranti o affini: i 688.300 lavoratori dipendenti coinvolti incidono sul totale degli occupati dipendenti dello stesso settore, per il 68,3 per cento dice la Cgia. Seguono il commercio (579.000 occupati pari al 29,6 per cento del totale), la Pubblica amministrazione (329.100 dipendenti pari al 25,9 per cento del totale), la sanità (686.300 pari al 23 per cento del totale) e i trasporti (215.600 pari al 22,7 per cento).

Ecco le grandi catene che restano aperte. E tornano le polemiche(*)

La questione del lavoro nei festivi è ormai da tempo fonte di polemiche, sempre più aspre con il dilagare della Grande distribuzione che impone turni e orari di apertura che erano estranei ai piccoli negozi a conduzione familiare o poco più. E i sindacati hanno infatti indetto per oggi una nuova giornata di sciopero "contro la totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive nel commercio e nella grande distribuzione". Come successo in occasione della Pasqua e del Lunedì dell’Angelo, i sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato sciopero In diverse regioni italiane, mentre in altre città l’astensione dal lavoro sarà demandata alle rappresentanze aziendali dei singoli punti vendita. Sciopero regionale in Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia, con la motivazione che "la completa liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive, anno dopo anno, si sta rivelando disastrosa, non ha portato nessun aumento dell’occupazione e nessun aumento dei consumi". Per i rappresentanti dei lavoratori "è aumentata solo la precarietà". In molte alte città l’invito dei sindacati ai lavoratori è di astenersi dal lavoro, rifiutando il turno festivo senza incorrere in sanzioni, dato che la Corte Costituzionale ha sancito il diritto di astenersi dalla prestazione nelle festività riconoscendo quindi il diritto generale al godimento del giorno festivo.

Le elaborazioni degli artigiani di Mestre, che hanno per base il 2016, dicono per la precisione che sono 4,7 milioni gli italiani che lavorano di domenica o nei giorni festivi. "E una buona parte di questi sarà in negozio, in fabbrica o in ufficio anche oggi e il prossimo primo maggio. Tra questi 4,7 milioni, 3,4 sono lavoratori dipendenti e gli altri 1,3 sono autonomi (artigiani, commercianti, esercenti, ambulanti, agricoltori, etc.). Se 1 lavoratore dipendente su 5 è impiegato alla domenica, i lavoratori autonomi, invece, registrano una frequenza maggiore: quasi 1 su 4".

Il coordinatore dell'Ufficio studi, Paolo Zabeo, ricorda che "gli occupati nei giorni festivi sono aumentati soprattutto tra i dipendenti e in misura più contenuta anche tra gli autonomi. Nel settore del commercio, grazie alla liberalizzazione degli orari introdotta dal Governo Monti, una risposta alla crisi è stata quella di accrescere i giorni di apertura dei negozi. Con gli outlet e i grandi centri commerciali che durante tutto l'anno faticano ormai a chiudere solo il giorno di Natale e quello di Pasqua, anche le piccolissime attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, sono state costrette a tenere aperto anche nei giorni festivi per non perdere una parte di clientela".

Dipendenti che lavorano la domenica, per settore (anno 2016)
Numero (in migliaia) e % su totale lavoratori dipendenti

SETTORI

Dipendenti che lavorano la domenica (migliaia)

Inc. % di coloro che lavorano la domenica (su tot. dipendenti)

Alberghi e ristoranti

688,3

68,3

Commercio

579,0

29,6

Pubblica amministrazione

329,1

25,9

Istruzione, sanità ecc.

686,3

23,0

Trasporto e magazzinaggio

215,6

22,7

Altri servizi collettivi e alla persona

241,4

17,8

Agricoltura

72,7

16,1

Att. immobiliari, serv. a imprese

203,3

13,8

Informazione e comunicazione

52,5

11,7

Industria

329,3

8,2

Costruzioni

22,0

2,6

Att. finanziarie e assicurative

8,9

1,7

TOTALE SETTORI

3.428,3

19,8

Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Istat (*) - (*) Dati del 2016 ottenuti come medie trimestrali di microdati Istat; si tratta di stime, in quanto a partire dal primo semestre 2014 l'Istat fornisce micro-dati pubblici sulla Rcfl basati su un sotto-campione pari a circa i due terzi del campione osservato nell'indagine.



Le realtà territoriali dove il lavoro "domenicale" è più diffuso sono quelle dove la vocazione turistica/commerciale è prevalente: Valle d'Aosta (29,5 per cento di occupati alla domenica sul totale dipendenti presenti in regione), Sardegna (24,5 per cento), Puglia (24 per cento),

Sicilia (23,7 per cento) e Molise (23,6 per cento) guidano questa particolare graduatoria. In coda alla classifica, invece, si posizionano l'Emilia Romagna (17,9 per cento), le Marche (17,4 per cento) e la Lombardia (16,9 per cento). La media nazionale si attesta al 19,8 per cento.



(*)25 aprile e primo maggio: chi apre e chi chiude tra le grandi catene

La maggior parte delle grandi catene terrà aperti i punti vendita nel giorno della festa della Liberazione. Qualche eccezione in più per il primo maggio, quando diverse aziende hanno scelto di far riposare i propri dipendenti

di FEDERICO FORMICA

23 Aprile 2018

Si avvicina il periodo delle festività primaverili: per i più fortunati la doppietta mercoledì 25 aprile- martedì 1 maggio potrebbe trasformarsi anche in un maxi-ponte.

E come ogni anno è questo il periodo delle polemiche nei confronti di alcuni grandi gruppi commerciali che tengono aperte le saracinesche, facendo quindi lavorare i propri dipendenti, per massimizzare i profitti o per continuare a offrire un servizio, a seconda dei punti di vista.

Chi apre e chi chiude. Ikea resterà aperta il 25 aprile. I dipendenti del colosso svedese in tutta Italia riposeranno però nel giorno dedicato ai lavoratori. La catena di abbigliamento e accessori sportivi Decathlon, invece, fa sapere a Repubblica che lascerà la scelta ai direttori dei singoli punti vendita “nel rispetto delle politiche e regolamentazioni del territorio”.

Per quanto riguarda i grandi supermercati e ipermercati, Esselunga chiuderà - come sempre - il primo maggio mentre manterrà aperti tutti i punti vendita il 25 aprile con orario festivo 9-20; Conad lascerà campo libero ai singoli imprenditori associati “in base ai bisogni espressi dalle comunità nelle quali operano”. Tutti i punti vendita Coop invece rimarranno chiusi il primo maggio, mentre il 25 aprile apriranno solo quelli del Lazio.

Diversa la politica di Carrefour, che chiuderà solo una minima parte dei propri punti vendita. Una decisione presa anche sulla base del 2017, quando la clientela, fa sapere l’azienda, “ha dimostrato di apprezzare la capacità di Carrefour Italia di poter garantire un servizio importante per molte famiglie italiane”.

Auchan manterrà aperti invece 8 ipermercati su 48 nelle zone a maggior flusso turistico. Si potrà fare la spesa nei punti vendita di Fiumicino, Carini, Palermo e Antegnate. Tra i centri commerciali a marchio Auchan (Gallerie Commerciali Italia) porte aperte a Olbia, Casamassima, Mesagne e Mestre.

Serrande alzate anche per il 95% delle catene che aderiscono a Confimprese, che rappresenta gruppi come Conbipel, Primadonna, Miniconf, Yamamay, Tally Weijl e Carpisa per un totale di 30.000 punti vendita, 600.000 addetti e 148,5 miliardi di euro di fatturato.

Battaglia infinita. Le aperture nei giorni festivi - e soprattutto di primo maggio - continuano a essere terreno di scontro tra sindacati e imprese. I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno lanciato l’iniziativa #lafestanonsivende, ricordando ai lavoratori “che non esiste alcun obbligo a lavorare nei giorni festivi” e auspicando che il prossimo Governo modifichi il decreto Salva Italia dell’esecutivo Monti, che ha liberalizzato giorni e orari di apertura.

(La Repubblica)