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Moody's mette l'Italia sotto esame: rischio retrocessione. Contratto di governo "è caro"

Lo stallo politico, con il rischio di un blocco delle riforme e di un peggioramento dei conti, preoccupano l'agenzia di rating. Allarme anche per i piani di riforma delle pensioni: vostra spesa già tra le più alte. "Ma il Quirinale garantisce l'adesione all'euro"

di ALDO FONTANAROSA

25 Maggio 2018

ROMA - Lo stallo politico italiano, in scena a quasi tre mesi dalle elezioni del 4 marzo, diventa motivo di preoccupazione anche per Moody's. L'agenzia internazionale - che assegna il rating, come un voto di affidabilità ai principali Paesi - mette ufficialmente "sotto osservazione" l'Italia. Esito possibile: retrocedere la nostra Nazione, che vanta già un rating non eccelso (Baa2).

LA MAPPA DEI RATING

Moody's si muove perché teme "il blocco delle riforme strutturali e l'indebolimento dei conti". Il contratto di Lega e Movimento 5 Stelle - osserva infatti - "include potenziali costose misure su tasse e spesa, senza una chiara proposta su come finanziarle. Anche se alcune delle proposte originarie della coalizione sono state modificate nell'accordo finale, queste portano lo stesso a una più debole, e non più forte, posizione di bilancio andando avanti".

L'agenzia fa nome e cognome, citando in particolare il reddito di cittadinanza come misura a rischio.

Il governo in via di costituzione preoccupa anche per le sue politiche di pace fiscale, che minacciano di limitare le capacità italiane di raccolta dei tributi. E merita attenzione anche la possibile "flat tax". L'agenzia di rating aveva avvisato l'Italia già a ottobre del 2017. Anche quella volta, Moody's aveva indicato nell'alto debito pubblico il tallone d'achille dell'economia tricolore. Oggi "un nuovo orientamento della politica fiscale" minaccia di aggravare ulteriormente la zavorra del debito, invece di alleggerirla.

Qui l'avvertimento si fa esplicito: "Moody's probabilmente taglierà il rating se, avendo valutato le politiche proposte dal nuovo governo, concluderà che sono insufficienti per incanalare il debito su una traiettoria sostenibile di calo nei prossimi anni". E ancora: "Non articolare e presentare una credibile agenda di riforme strutturali, che rafforzerebbe le prospettive di crescita economica, avrebbe un effetto negativo sul debito".

Poi c'è il capitolo delle pensioni. E' allerta sul "possibile ribaltamento delle precedenti riforme. In particolare la riforma Fornero del 2011. In questo caso correzioni marginali con impatto limitato non sono fonte di preoccupazione. Ma una riduzione generalizzata dell'età pensionabile avrebbe un impatto molto più rilevante sulla sostenibilità del sistema pensionistico". Moody's sottolinea he Roma "spende già quasi il 16% del Pil per le pensioni, uno dei rapporti più alti nelle economie avanzate".

L'agenzia confida molto in Sergio Mattarella: "Il presidente italiano ha un significativo potere per assicurare che qualunque governo italiano onori gli impegni internazionali, inclusi quelli assunti con l'appartenenza all'area dell'euro. Anche se alcune delle misure" proposte dalla coalizione "mettono in dubbio la volontà e la capacità dell'Italia di rispettare i suoi obblighi europei, il rischio di risultati negativi, fino all'uscita dall'area euro, restano molto bassi. Come basso "è anche il rischio di crisi di liquidità del governo".

Moody's ci dà atto, dopo tante critiche, "che l'economia italiana è cresciuta forte e si sta riprendendo da un periodo prolungato" di depressione. D'altra parte, l'Italia è la terza potenza nell'area dell'euro, e le sue esportazioni e i settori manifatturieri "hanno registrato una solida ripresa negli ultimi trimestri". Mentre il settore pubblico è fortemente indebitato, "il settore privato ha una posizione patrimoniale molto più solida".

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@aldofontanarosa

(La Repubblica)