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Energia, accordo Ue: entro il 2030 le rinnovabili dovranno coprire il 32% dei consumi

di LUCA PAGNI

14 Giugno 2018

 

MILANO - Aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili dal 20 al 32 per cento, ma anche sostegno in favore dell’autoconsumo da parte dei singoli cittadini e stop all’utilizzo dell’olio di palma nei biocarburanti. L’Unione europea alza l’asticella della transizione energetica e si adegua alla rivoluzione in corso che vede eolico e fotovoltaico guadagnare quote di mercato rispetto agli idrocarburi.

 

I nuovi obiettivi sono il frutto dell’intesa appena firmata da Parlamento, Commissione e Consiglio europeo in cui è stato dato il via libera a due delle otto proposte legislative del pacchetto Energia pulita per tutti che era stato adottato dalla Commissione europea il 30 novembre 2016. Un mese fa era stato adottato il primo elemento del pacchetto, la direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia.

 

L’accordo non si limita a recepire quello che sta avvenendo nel mercato dell’energia, ma vuole anche andare incontro a un altro fenomeni: l’autoproduzione di energia fotovoltaica, grazie ai piccoli impianti domestici, sempre più connessi con i sistemi di accumulo e le reti locali. L'accordo prevede di migliorare non solo di migliorare i regimi di sostegno per le rinnovabili ma riduce le procedure amministrative, definisce un quadro stabile dei regole sull'autoconsumo, aumenta il livello di ambizione dei target per il settore dei trasporti e della refrigerazione.

 

Proprio perché le istituzioni europee hanno preso atto del quadro in rapido cambiamento hanno anche stabilito che i target potranno essere rivisti al rialzo. Il nuovo quadro normativo prevede come detto un obiettivo vincolante di energia rinnovabile per l'UE per il 2030 del 32%, con una clausola di revisione al rialzo entro il 2023.

 

Ciò, si legge in una nota della Commissione, "contribuirà notevolmente alla priorità politica della Commissione espressa dal Presidente Juncker nel 2014 affinché l'Unione europea diventi il numero uno mondiale in rinnovabili". L'accordo "consentirà all'Europa di mantenere il suo ruolo di guida nella lotta contro il cambiamento climatico, nella transizione energetica pulita e nel raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Accordo di Parigi", prosegue la nota.

 

In realtà, le dichiarazioni del presidente Juncker sono troppo ottimistiche. Dopo aver guidato la transizione verso le rinnovabili, l’Europa ora sta perdendo la sfida con i colossi dell’economia mondiale: oltre agli Usa, sono Cina e India a guidare gli investimenti verso le rinnovabili, spinte dalla “fame” di energia ma anche dalla necessità di limitare l’uso del carbone che sta causando pesanti danni all’ambiente e alla salute dei cittadini, in particolare nelle grandi aree metropolitane.

Guarda caso, nel documento appena firmato dalle istituzione europee non si fa cenno all’uscita anticipata dal carbone, combustibile ancora fondamentale in paesi come la Germania e la Polonia.

 

Critica anche la posizione di Greenpeace: "Questo accordo riconosce per la prima volta il diritto dei cittadini di partecipare alla rivoluzione energetica in Europa e abbatte alcune grandi barriere che frenano la lotta al cambiamento climatico. Tutto ciò garantisce alle persone e alle comunità un maggiore controllo sull'energia che utilizzano, mettendole in condizione di partecipare alla crescita delle rinnovabili e di sfidare i colossi del settore energetico in tutto il continente. L'obiettivo di crescita delle rinnovabili fissato al 32 per cento è però troppo basso e permette alle grandi compagnie energetiche di restare ancorate ai combustibili fossili o a tecnologie rivelatesi false soluzioni rispetto al cambiamento climatico". Lo ha dichiarato Sebastian Mang, consulente energia di Greenpeace Ue.

 

(La Repubblica)