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La Bce mette fine al Qe, giù i rendimenti dei bond e l'euro. Milano +1,2%

Le Borse europee invertono la rotta dopo l'annuncio di Draghi. Fitch rivede al ribasso la crescita dell'Italia. Russia: "Opec aumenterà produzione petrolio"

 

di FLAVIO BINI

14 Giugno 2018MILANO - La fine del Qe, o almeno l'annuncio della fine, è arrivata e la risposta dei mercati è parzialmente diversa dalle attese. I rendimenti dei titoli di Stato dell'area euro registrano tutti una flessione e l'euro scende momentaneamente sotto quota 1,17, per poi chiudere a 1,173 dollari, dopo che Mario Draghi ha dettagliato le ragioni che hanno portato la Banca centrale europea a disporre un piano di fine degli stimoli dal prossimo dicembre, anticipato (da settembre) dal dimezzamento degli acquisti a 15 miliardi al mese.

 

Complice anche il clima di attesa che ha preceduto il vertice di oggi, con gli investitori che - complici le anticipazioni dei giorni scorsi - avevano già cominciato a "digerire" un eventuale annuncio in questo senso. Annuncio che è arrivato peraltro insieme alla decisione comunicata dalla Bce di volere mantenere i tassi bassi almeno lungo tutta l'estate 2019, quindi fino a settembre del prossimo anno. La reazione delle Borse è nettamente positiva, con i listini che invertono la rotta dopo una mattinata tutta in negativo. Milano si rafforza fino a chiudere in rialzo dell'1,22%, sprintando sulle garanzie date da Draghi sulla flessibilità nel gestire l'uscita dagli stimoli e sui tassi bassi a lungo. Bene anche gli altri listini Ue: Londra sale dello 0,81%, Francoforte dell'1,68% e Parigi dell'1,39%. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si restringe a 233 punti base e il rendimento si porta al 2,76%.

 

"Le indicazioni fornite oggi sono sostanzialmente in linea con quanto atteso dal consenso degli operatori. Emerge un approccio della Bce indirizzato a mantenere ancora ampie condizioni espansive, in uscita graduale dalle misure straordinarie", commenta Gianmarco Zanetti di Euromobiliare Advisory Sim (Gruppo Credem), a caldo. "La politica monetaria della zona Euro si presenta quindi sempre più distante dalle nuove indicazioni dalla Banca Centrale americana (molto probabilmente 4 rialzi del costo del denaro negli Usa nel 2018 anzichè i tre previsti in precedenza), promettendo dunque di allargare ulteriormente i differenziali di rendimento a breve fra le due aree nel corso dei prossimi mesi".

 

Wall Street tratta contrastata: alla chiusura delle Borse europee il Dow Jones cede lo 0,11%, lo S&P500 sale dello 0,12% e il Nasdaq dello 0,59%. Stamattina le borse asiatiche sono state penalizzate soprattutto dai deludenti dati arrivati dall'economia cinese, con la produzione industriale e le vendite al dettaglio che a maggio - benché ampiamente positive - sono risultate sotto le attese degli analisti. Tokyo ha chiuso la seduta in calo dello 0,99%.

 

Giornata fitta di dati macroeconomici. In Germania l'inflazione accelera a maggio con i prezzi che salgono del 2,2% su base annua, mentre in Francia il dato si attesta al 2%. Nel Regno Unito le vendite al dettaglio salgono dell'1,3% su base mensile, megli delle attese. L'Ocse traccia un calo di 0,1 punti (al 5,3%) della disoccupazione nell'area ad aprile. Da segnalare che con l'8,5% l'Eurozona si trova al livello più basso dal dicembre 2008, mentre l'Italia sfigura all'11,2%. Nel pomeriggio Fitch mette in guardia invece su possibili rallentamenti della crescita italiana, con il pil rivisto al ribasso per quest'anno a +1,3%.

 

Cala il prezzo del petrolio con i paesi Opec e i partner guidati dalla Russia, riuniti il prossimo 22 giugno a Vienna, che dovrebbero aumentare la produzione di 300.000 barili di petrolio al giorno. I contratti sul greggio Wti scendono a 66,51 dollari al barile mentre il Brent arretra a 76,11, in flessione dello 0,82%. In rialzo l'oro, a 1305 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)