News

Gli italiani in ansia, cresce il consumo di psicofarmaci

Secondo i dati dell'Aifa lo scorso anno le vendite di medicinali per combattere nevrosi, attacchi di panico e insonnia sono salite dell'8 per cento. Colpiti anche gli adolesceti

 

13 Giugno 2018

 

Non bastava l’Italia che invecchia, che non fa più figli, che soffre di … e parla sempre più di benessere e qualità della vita. L’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, mette gli italiani davanti a una cruda realtà: lo scorso anno il consumo di psicofarmaci utilizzati per combattere ansia, nevrosi, attacchi di panico e insonnia è cresciuto dell’8%. Si consumano più benzodiazepine, vale a dire ansiolitici, ipnotici e sedativi, “circa 50 dosi giornaliere ogni mille abitanti".

 

Risulta invece stabile il numero di persone – 3,6 milioni, il 6% della popolazione italiana – alle quali, almeno una volta nel corso dell’anno, è stato prescritto un antidepressivo per poter fronteggiare una solitudine sempre più invalidante, per aiutarle ad affrontare l’incertezza che vedono nel proprio futuro e in quello dei propri familiari o situazioni per loro frustranti e stressanti.

 

Ansia e depressione sono i mali quotidiani del ventesimo secolo e di una società ostaggio dello stress, della crisi economica, del rancore sociale, dell’inadeguatezza a certi modelli sociali. Già 14 anni fa l’Organizzazione mondiale della sanità avvertiva che entro il 2020 i disturbi depressivi sarebbero diventati la seconda causa di disabilità lavorativa dopo le malattie cardiovascolari. Disturbi che in tutto il mondo colpiscono ogni anno 350 milioni di persone.

 

L’età di comparsa dei sintomi si è ampliata: se una decina di anni fa la fascia più colpita era quella tra i 20 e i 40 anni, oggi anche gli adolescenti e i cinquantenni soffrono di disturbi d’ansia e stati depressivi a cui psicologi, psichiatri e psicoterapeuti cercano di porre rimedio aiutando chi ne è colpito a comprendere le ragioni, a disciplinare stati d’umore e frustrazioni.

 

(La Repubblica)