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Borse deboli sulla guerra commerciale Usa-Cina, spread in calo

Milano perde l'1,3% con le banche. Il differenziale di rendimento sotto 225 punti. Tokyo ha guadagnato lo 0,5%, male la Cina. La Buba taglia la crescita tedesca

 

di RAFFAELE RICCIARDI

15 Giugno 2018

 

MILANO - Le Borse europee chiudono deboli all'indomani della decisione della Bce di avviare il piano di chiusura del Quantitative easing lasciandosi comunque grande flessibilità nella gestione dell'uscita dagli stimoli straordinari, oltre al fatto di individuare fin da ora un lungo periodo di tassi bassi: non si schioderanno almeno fino al settembre 2019. Pesa piuttosto la spirale di tensione commerciale tra Usa e Cina. Francoforte termina in rosso dello 0,74%, Londra lima l'1,7%e Parigi lo 0,48%. Milano peggiora sul finale a -1,3% con le banche in forte calo. Anche Wall Street risente delle mosse di Trump e tratta in rosso: quando terminano gli scambi nel Vecchio continente, il Dow Jones arretra dell'1% sotto 25mila punti e il Nasdaq è in flessione dello 0,4%.

 

Sul fronte valutario, si inceppa il rafforzamento del dollaro. L'euro recupera terreno e chiude in rialzo sopra quota 1,16 dollari. Ieri, dopo la decisione della Bce di calendarizzare la fine del Qe, che verrà azzerato a fine anno e subirà un dimezzamento a partire da ottobre, ha registrato lo scivolone più grosso da due anni a questa parte, passando da oltre 1,17 a sotto 1,16 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,1617 dollari (aveva aperto a 1,1573) e 128,41 yen. Dollaro/yen in calo a 110,54. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi chiude in ulteriore discesa verso 220 punti base, per un rendimento del decennale italiano al 2,6%. Nonostante la Bce farà via via mancare il suo supporto al pesante debito tricolore, per ora prevale l'intonazione positiva con la quale gli osservatori hanno accolto la conferenza stampa di Mario Draghi.

 

Le Borse asiatiche hanno chiuso contrastate in uno scenario globale di nuovo intorbidito dalla decisione di Donald Trump di imporre dazi su 50 miliardi di beni cinesi esportati negli Stati Uniti. La Borsa di Tokyo ha archiviato la seduta in rialzo grazie all'indebolimento dello yen contro il dollaro, con il cross tra il biglietto verde e la valuta giapponese sui massimi da tre settimane, e alla conferma della politica monetaria estremamente accomodante della BoJ. Nello specifico il Nikkei ha terminato lo contrattazioni con un incremento dello 0,5% a 22.851,75 punti. In Cina, Shenzhen ha perso l'1,8%.

 

Come accennato, la notizia di oggi è per l'ufficializzazione dell'aumento delle tariffe Usa per 50 miliardi di dollari di prodotti cinesi, cui Pechino ha risposto minacciando di non rispettare gli impegni presi nelle negoziazioni bilaterali delle scorse settimane. Proprio a Pechino, la Banca centrale cinese ha intanto iniettato 260,5 miliardi di yuan (40,6 miliardi di dollari) nel sistema bancario del Paese. L'erogazione è finalizzata a "mantenere un grado adeguato di liquidità nel comparto". Crolla invece il peso argentino dopo il terremoto ai vertici della Banca centrale del Paese: minimo record di 28,1 dollari dopo le dimissioni a sorpresa del Governatore Federico Sturzenegger, che è stato sostituito dall'ex ministro delle finanze Luis Caputo.

 

Si registrano i dati sulle immatricolazioni auto in Europa, che hanno segnato una modesta crescita dello 0,6% a maggio. In rallentamento Fca, la cui crescita (+0,2%) è stata inferiore al resto del mercato. Oltre ai prezzi al consumo della zona euro, l'agenda di oggi prevede il fatturato e gli ordinativi all'industria di aprile e l'inflazione di maggio in Italia. Negli Usa sale l'indice Empire State sale a 25 punti e la fiducia dei consumatori batte le attese segnando una crescita a 99,3 punti. Intanto la Bundesbank ha rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per la Germania per l'anno in corso portandole al 2% dal 2,5% precedente. Giù il petrolio a New York dove le quotazioni diminuiscono dello 0,33% a 66,67 dollari al barile.

 

(La Repubblica)