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Robot e algoritmi, gli italiani temono il "furto" del lavoro

Sondaggio Swg: l'innovazione digitale fa paura soprattutto per le sua applicazione nelle professioni e soprattutto tra i cittadini meno istruiti. Atteggiamento positivo nei confronti delle applicazioni in campo medico e della mobilità

di LIVIA LIBERATORE

 

15 Giugno 2018

TRIESTE – Fiducia, curiosità, speranza. Ma anche paura. La parola innovazione suscita sentimenti misti fra gli italiani. In maggioranza positivi. Chi naviga su Internet, il 90% dei cittadini, è più ottimista verso tutto ciò che riguarda il digitale e verso gli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Il 58% degli italiani crede che le conseguenze saranno positive, il 38% sia positive che negative e il 4% solo negative.

 

A dirlo è l’indagine “Conseguenze degli algoritmi: l’atteggiamento degli italiani verso l’innovazione digitale”, che la società Swg ha realizzato per State of the Net, l’incontro dedicato allo stato di Internet, il 14 e 15 giugno a Trieste, nelle sale conferenze sul Molo IV, un vecchio edificio con il mare dai due lati riqualificato e trasformato in un moderno spazio congressi. Davanti al nuovo è spesso così. C’è chi si tira indietro, chi lo attende con impazienza, chi osserva in disparte con mente filosofica. A fare la differenza è soprattutto il grado di alfabetismo digitale. Secondo Swg, le persone che si trovano in difficoltà economiche, provano paura, indifferenza o invidia quando pensano all’innovazione.

 

Innovazione: bene in campo medico, male nella politica

L’innovazione viene considerata più positiva in alcuni settori che in altri. Per primo quello della scienza medica, dall’80% degli italiani, seguita dalla mobilità, secondo il 77% degli italiani, dalle attività economiche e produttive, per il 64% del campione. L’innovazione può migliorare la sicurezza per il 57% e l’educazione per il 56%.

Contributo più controverso in altri campi, come quello del cibo, forse a causa dei timori associati alle biotecnologie, spiegano da Swg: il 46% è convinto degli effetti positivi, mentre il 54% ritiene che ci siano aspetti sia positivi che negativi o solo negativi. Dolori per la politica 4.0: secondo un terzo degli italiani, l’innovazione digitale ha fatto male alla politica, per quattro persone su 10 questo ha condizionato la politica nel bene o nel male. Solo uno su quattro ha visto un miglioramento.

 

Il problema più sentito resta il lavoro

Robot e algoritmi renderanno tutti disoccupati oppure creeranno più posti di lavoro di quanti ne distruggeranno? Una domanda su cui nemmeno gli studi concordano, davanti a cui l’opinione pubblica è divisa a metà. Il 42% degli italiani del campione di Swg, in particolare persone con reddito e livello di istruzione alti pensa che non ci sarà nessun “furto” di impieghi, mentre il 47% crede che questo avverrà. Autisti e operatori alle macchine sono i mestieri più a rischio per il 46% degli italiani, artigiani e agricoltori per il 32%. Pericolo di “estinzione” anche per le professioni d’ufficio più di routine secondo il 26% del campione, le professioni non qualificate, per il 19%, e quelle tecniche per il 15%.

 

Le conseguenze del digitale

La Rete di Internet ha avvolto la vita delle persone. Il tema centrale dell’edizione 2018 di State of the Net è stato quello delle conseguenze, economiche e non, intenzionali o meno, del digitale su settori come i trasporti, l’informazione, l’assistenza sanitaria, sulle imprese, oltre che sulla gestione dei dati, sulla privacy e la trasparenza. Nel mondo degli affari e fra i cittadini, la consapevolezza che non è possibile restare indietro sul digitale.

A patto di parlare chiaro. E-procurement, digital governance, blockchain, Internet of Things. L’innovazione si esprime in inglese ma si può tradurre e allora tutti capiscono. “Il linguaggio a volte allontana i cittadini ma sono sicuro che in questa platea mentre sto parlando c’è chi sta rispondendo alle email, chi ha appena fatto un bonifico online”, commenta Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.

 

(La Repubblica)