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Trump, invasione nel campo della Fed. E minaccia di nuovo la Cina: "Pronto a dazi su 500 miliardi di prodotti"

Il presidente Usa si è lasciato andare a inediti commenti sull'operato della Banca centrale: "Non contento del rialzo dei tassi". Peggiorano le Borse. Bankitalia: nel maggio delle tensioni politiche gli stranieri hanno venduto 25 miliardi di Btp. Sale lo spread

 

di RAFFAELE RICCIARDI

20 Luglio 2018

 

MILANO - L'invasione di campo di Donald Trump, che si è lasciato andare a commenti sull'operato della Fed manifestando la propria insoddisfazione per il rialzo dei tassi - in una inedita invasione di campo nel terreno della politica monetaria - ha agitato gli investitori. Ieri, in una intervista a Cnbc, Trump ha detto di non essere contento dei rialzi dei tassi, anche se poco dopo la Casa Bianca ha precisato che il presidente non vuole interferire con la Banca centrale e che rispetta la sua indipendenza. Il retropensiero è che il rialzo dei tassi fa rafforza il dollaro, mentre lin Europa vige ancora la "moneta facile" della politica ultra-espansiva della Bce e in Cina, come visto, la moneta è ai minimi da un anno. Insomma, Trump non vuole vedere annullate dal mercato le misure da lui prese sul commercio. Accuse ribadite oggi via Twitter, dove Trump ha scritto: "Gli Stati Uniti non dovrebbero essere penalizzati perchè stanno andando così bene. La stretta sui tassi danneggia tutto ciò che abbiamo fatto. Agli Stati Uniti dovrebbe essere consentito di riprendersi ciò che avevamo perso per l'illegale manipolazione di valuta e i cattivi accordi commerciali. Il debito è in scadenza e noi stiamo aumentando i tassi - Sul serio?".

 

All'umore dei mercati non giovano poi le nuove minacce del presidente Usa sul fronte del commercio: "Sono pronto a spingermi a 500 miliardi", ha dichiarato durante un'intervista alla Cnbc in riferimento al valore di import da Pechino che potrebbe esser colpito dalle tariffe. Praticamente tutto il colpibile, dai 34 miliardi finora caduti nella rete dei dazi. Il dollaro si è indebolito mentre i listini europei trattano in rosso. Milano chiude in calo dello 0,41%, incerte anche le altre: Parigi lima lo 0,35%, Francoforte lo 0,98% e Londra lo 0,07%. Chiusura in calo per Wall Street, dove il Dow Jones ha perso lo 0,03% a 25.057,92 punti e il Nasdaq lo 0,07% a 7.820,20 punti. In territorio negativo anche l'indice S&P500 che cede lo 0,09% a 2.801,89 punti.

 

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si allarga sopra 220 punti base con il rendimento del decennale italiano che supera il 2,5%. Dalla ricongizione della Banca d'Italia emerge che nel maggio caldo dello spread, quando si è consumato lo scontro istituzionale prima della nascita del governo Lega-M5s, gli investitori esteri hanno "scaricato" 25 miliardi di euro di Btp. Secondo gl analisti di Mps, le tensioni potrebbero tornare a farsi sentire: "Per il momento", annotano, le vendite di queste ore "potrebbero essere identificate come prese di profitto dopo il rally degli ultimi giorni, ma la situazione potrebbe deteriorarsi qualora vi fossero delle dimissioni da parte di Tria".

 

L'euro risale sopra quota 1,16 dollari. La moneta unica passa di mano a 1,167 dollari mentre cede qualcosa nei confronti dello yen a 131,02. Valuta nipponica che guadagna anche verso il dollaro a 112,38 yen. Sul fronte macroeconomico, a giugno i prezzi alla produzione in Germania sono saliti dello 0,3% congiunturale, in linea con le previsioni. A livello tendenziale l'incremento è stato del 3 per cento. Gli analisti avevano indicato un livello inferiore di 0,1 punti percentuali. Da Eurostat arrivano invece gli aggiornamenti sui conti pubblici del primo trimestre dell'anno: il deficit/Pil dell'area con la moneta unica è calato allo 0,1%, il debito/Pil salito all'86,8%. Per l'Italia, il primo parametro non è disponibile, mentre il debito risulta in aumento al 133,4%. Poco altro da segnalare nell'agenda di giornata, ad esclusione di qualche trimestrale Usa come Ge e Honeywell.

 

In Asia gli scambi sono stati deboli, salvo poi migliorare sul finale di seduta con le voci di intervento della Banca centrale cinese in supporto dello yuan. Fattore che ha spinto Shanghai in chiusura al +2%. Sempre questa mattina la Borsa di Tokyo ha chiuso invece in calo dello 0,29%. I prezzi al consumo in Giappone, esclusi i beni deperibili, sono aumentati dello 0,8% a giugno rispetto allo stesso mese del 2017. Si registra una lieve accelerazione a confronto con l'incremento dello 0,7% di maggio. I risultati sono in linea con le previsioni e restano lontani dall'obiettivo di inflazione al 2% concordato tra il governo di Shinzo Abe e la Banca centrale giapponese all'inizio del 2013. Il mercato del Sol levante ha anche reagito negativamente per l'ulteriore indebolimento dello yuan avvenuto dopo la decisione della Banca centrale cinese di abbassare significativamente il tasso di riferimento che viene determinato giornalmente e attorno al quale la valuta può fluttuare solo in un intervallo del 2 per cento. Lo yuan si è così portato fino a 6,8 per dollaro, poi ha recuperato terreno con le voci di un intervento delle autorità per supportare il cambio. Lo yen invece si è rafforzato, pesando sui titoli esportatori.

 

Prezzi del petrolio in rialzo sui mercati asiatici per le indiscrezioni secondo cui l'Arabia Saudita non sarebbe intenzionata ad aumentare la produzione. Riad ha lasciato intendere che le esportazioni, a luglio, saranno uguali a quelle di giugno e diminuiranno di 100.000 barili al giorno ad agosto. I future sul Wti guadagnano 19 centesimi a 69,65 dollari al barile, quelli sul Brent 32 cent a 72,90 dollari.

 

(La Repubblica)