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Bce: "Crescita solida, ma serve ancora stimolo". I redditi degli italiani al palo

Il Bollettino dell'Eurotower indica grossi rischi dal protezionismo

 

09 Agosto 2018

 

MILANO - Nel Bollettino economico di mezza estate, la Banca centrale europea conferma che la crescita che abbiamo davanti a noi sarà meno sostenuta di quella del 2017, ma non per questo non si può definire "ampia" e "solida" come fanno gli economisti dell'Eurotower.

 

LA CRESCITA RALLENTA MA E' SOLIDA

"I dati più recenti degli indicatori economici si sono stabilizzati e continuano a segnalare il perdurare di una crescita solida e generalizzata, seppure a ritmi inferiori rispetto al 2017". Secondo la Bce, "questa attenuazione riflette un arretramento rispetto all'espansione molto elevata dello scorso anno ed è connessa soprattutto al più debole stimolo derivante dal commercio con l'estero, in precedenza molto vigoroso, a cui si aggiungono gli effetti di una maggiore incertezza e di alcuni fattori temporanei dal lato dell'offerta, sia a livello interno sia a livello mondiale. I consumi privati continuano a essere sostenuti dal perdurante aumento dell'occupazione, a sua volta in parte riconducibile alle passate riforme del mercato del lavoro, e dalla crescente ricchezza delle famiglie. Gli investimenti delle imprese - sottolinea la Bce - beneficiano di condizioni di finanziamento favorevoli, dell'aumento della redditività delle imprese e del vigore della domanda. Gli investimenti nell'edilizia residenziale restano robusti. In aggiunta, l'espansione generalizzata della domanda mondiale dovrebbe proseguire, sospingendo così le esportazioni dell'area dell'euro".

 

IL PERICOLO DEI DAZI

Come spesso accaduto nei documenti ufficiali di Francoforte negli ultimi mesi, il pericolo numero uno per la crescita è individuato nel braccio di ferro commerciale che contrappone Washington al resto del mondo, Pechino su tutti. Nel corso degli ultimi mesi si sono intensificati i rischi al ribasso per l'economia mondiale "in un contesto di minaccia e di effettivo aumento delle tariffe commerciali da parte degli Stati Uniti e di possibili ritorsioni da parte dei paesi interessati", dice il Bollettino. "Nel complesso - si legge nel documento - se venissero implementate tutte le misure annunciate, il livello medio dei dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti raggiungerebbe valori mai osservati negli ultimi 50 anni. Tali sviluppi costituiscono un grave rischio per le prospettive dell'attività e del commercio mondiali a breve e medio termine".

 

BASTA QE MA ANCORA STIMOLI

Per quanto riguarda invece la politica monetaria, la Banca centrale conferma il piano di uscita dagli acquisti netti di titoli a partire da gennaio, dopo che questi scenderanno dopo a 15 miliardi al mese dai 30 attuali. Tuttavia "il Consiglio direttivo ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario" per accompagnare la ripresa in corso dell'inflazione, e di fronte a una ripresa che prosegue, ma a ritmo più lento e con i dazi che hanno ridotto il contributo degli scambi commerciali.

 

Bce: Crescita solida, ma serve ancora stimolo. I redditi degli italiani al palo

 

ITALIA RETROCESSA PER REDDITI E CONSUMI

In un riquadro ad hoc del Bollettino, infine, si affronta il tema dei consumi privati e di come siano di gran lunga la voce principale che ha trainato la recente ripresa economica. "Se in alcuni grandi paesi dell’area si sono registrati forti cali dei consumi correlati alla Grande recessione e alla crisi del debito sovrano (ad esempio in Italia e in Spagna)", si annota, "altri paesi (ad esempio Germania e Francia) sono stati meno interessati da tale fenomeno. A dieci anni dall’inizio della Grande recessione i consumi privati in Germania e in Francia si collocano a un livello più alto di circa il 10 per cento rispetto al periodo a essa precedente. Per contro, i consumi in Italia e in Spagna non hanno ancora evidenziato una completa ripresa", pur avendo riaccelerato dal 2013 in poi. A guardare il grafico impostato dalla, Bce, comunque, si vede che se gli italiani erano secondi per consumi alle spalle dei tedeschi, ora sono invece sotto la media dell'Eurozona.

 

Discorso simile per gli stipendi: "Nonostante gli incrementi generalizzati, i redditi da lavoro in alcuni Paesi rimangono significativamente al di sotto dei livelli registrati prima del 2008" e "in Italia e in Spagna, ad esempio, i redditi reali da lavoro dipendente permangono significativamente inferiori rispetto a prima della crisi".

 

Il lavoro non è l'unica voce che ha penalizzato il portafoglio delle famiglie. Anche il reddito netto da interessi è "rimasto abbastanza stabile in Germania e Francia, meno in Italia e in Spagna". Da noi "il calo dei redditi da interessi è stato molto più ingente, poichè le famiglie italiane detengono una quantità relativamente ampia di attività fruttifere di interessi e sono relativamente meno indebitate".

 

(La Repubblica)