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Turchia, nuovo crollo della lira. Erdogan: "Gli Usa ci pugnalano alle spalle"

La moneta sfonda quota 7 sul dollaro poi ripiega leggermente: perso un quarto del valore in tre giorni. Interviene la Banca Centrale: "Faremo tutto il necessario" Tokyo chiude in forte calo. Lo spread sopra quota 270. In ribasso i listini europei

 

di FLAVIO BINI

13 Agosto 2018

 

MILANO - Nuova giornata di tensione per la lira turca. La valuta è schizzata di nuovo al ribasso, sfondando anche quota 7 al cambio con il dollaro e riducendo soltanto parzialmente le perdite in mattinata. Alla chiusura delle contrattazioni in Europa la moneta si attesta a 6,94 sulla divisa Usa. Da giovedì mattina la lira ha perso oltre un quarto del proprio valore, più del 40% se si guarda soltanto all'ultimo mese. Tensioni su cui è intervenuto il presidente Erdogan, da un lato assicurando che "i fondamentali della nostra economia sono molto forti" e che per quanto riguarda la crisi della lira turca "faremo il possibile per risolvere la questione", dall'altro puntando il dito contro gli Stati Uniti. "Siamo assieme nella Nato e poi cercate di accoltellare il vostro partner strategico alle spalle. Può una cosa del genere essere accettata?", ha detto Erdogan.

 

Altro segnale di allarme è che, con il calo, la lira è scivolata oltre quota 7,1, la soglia in corrispondenza della quale gli analisti di Goldman Sachs avevano avvertito che tutti gli eccessi di capitale delle banche turche sarebbero stati erosi. Anche per questo la Banca Centrale del Paese è dovuta intervenire con una sorta di whatever it takes in salsa turca, annunciando che prenderà "tutte le misure necessarie" per assicurare la stabilità finanziaria dopo la crisi della lira. Parole che però hanno contribuito ben poco ad argnare la sua caduta. Anche la Ue ha fatto sentire la propria voce. "Siamo consapevoli del potenziale impatto sulle banche europee dell'evoluzione della lira turca", ha dichiarato in conferenza stampa un portavoce della Commissione europea.

 

Intanto - secondo quanto riferito dalla Cnn Turk - la procura di Istanbul ha aperto un'indagine su individui sospettati di essere coinvolti in azioni che minacciano la sicurezza economica della Turchia. L'ufficio del pubblico ministero ha parlato di un "attacco economico", impegnandosi a intraprendere azioni legali contro "false notizie"ritenute funzionali all'obiettivo di questo attacco.

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L'impatto sulle Borse delle tensioni turche è stato negativo. La Borsa di Tokyo ha chiuso in deciso calo con il Nikkei a -1,98%, appesantito anche dal netto rafforzamento dello yen. Meno marcati i ribassi dei listini europei che solo sul finale di seduta riducono le perdite. Milano è comunque la peggiore e termna a -0,58%, con il settore bancario ancora in sofferenza. Tra le peggiori Unicredit e Banco Bpm. In flessione anche le altre piazze finanziarie: Londra scivola dello 0,32%, Parigi sale dello 0,04% mentre Francoforte arretra dello 0,53%. Sulla borsa tedesca si fa sentire anche il crollo di Bayer, che cede il 9% dopo la maxi condanna negli Usa a Monsanto (con cui ha appena completato la fusione) per il caso glifosato. Dopo una partenza positiva inverte la rotta Wall Street: il Dow Jones perde dello 0,31%, lo S&P500 dello 0,03% e il Nasdaq dello 0,32%. Sotto i riflettori Tesla, dopo che Elon Musk in una nota ha fornito alcuni chiarimenti sull'ipotesi di delisting della società annunciato via Twitter la scorsa settimana.

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Ripercussioni si sentono anche sul fronte dei titoli di Stato. Lo spread tra Btp e Bund tedesco chiude in deciso rialzo a 278 punti base, da 266 punti della chiusura di venerdì, con il rendimento del decennale italiano è al 3,09%. I titoli di Stato italiani, nell'area euro, sono quelli che soffrono di più, scontando però soprattutto le preoccupazioni dei mercati in vista della prossima legge di Bilancio. Sulla sponda valutaria continua la corsa a yen e dollaro, con l'euro che scivola sotto quota 1,14 ma chiude poi a 1,141 mentre il crollo della lira trascina con sé le valute dei principali Paesi emergenti: forti cali interessano infatti il rand sudafricano, il peso argentino, il real brasiliano e il rublo.

 

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Pochi spunti dall'agenda macroeconomica di giornata. L'Istat conferma la lettura preliminare sull'inflazione a luglio, con i prezzi che salgono dello 0,3% su base mensile e dell'1,5% rispetto a luglio 2017.

 

Petrolio infine in rialzo: Il Wti arretra dello 0,46% a 66,36 dollari al barile. In calo invece a Londra il Brent, scambiato a 72,25 dollari al barile (-56 cent). Oro in calo, a 1196 dollari l'oncia.

 

(La Repubblica)