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Rinnovabili, il governo mette in crisi il settore idroelettrico

Gli operatori del mini-idro protestano per i tagli agli incentivi al settore: "Molti saranno costretti a fermarsi e i nuovi progetti si fermeranno con danni all'ambiente e maggiori emissioni nocive

 

di LUCA PAGNI

 

MILANO – Nel programma di governo gialloverde, si dice che verrà favorito l’utilizzo delle energie rinnovabili e non solo per limitare il più possibile le emissioni nocive. Nonostante l’impegno sia stato confermato, in particolare dagli esponenti Cinquestelle più sensibili al tema, all’interno degli operatori industriali la pensano diversamente. Per la precisione, si sentono traditi, perché la linea di Palazzo Chigi va nella direzione già indicata dal governo precedente, con un’ampia revisione degli incentivi (leggi: tagli) nonché una bocciatura delle politiche a favore delle rinnovabili. La quale, in alcuni casi, potrebbe “portare al ridimensionamento di interi settori” se non al loro “inevitabile declino”, perché non più in grado di reggersi economicamente.

 

LA PROTESTA. Sono le parole usate in una assemblea indetta solo pochi giorni fa a Desenzano da Assoidroelettrica, l’associazione che raccoglie oltre 300 operatori che operano nel mini-idro, gli impianti di piccola e media potenza che sfruttano per lo più pendenze, correnti e salti nei corsi d’acqua o piccoli invasi. La linea degli autoconvocati è molto chiara: se verranno confermati i tagli molti saranno destinati a chiudere e molti progetti si fermeranno. Per questo motivo hanno chiesto di essere convocati al ministero dello Sviluppo economico, per un incontro che avverrà a metà della settimana prossima.

 

IL DOCUMENTO. A supporto della loro protesta, Assoidroelettrica ha prodotto n documento redatto dal Politecnico di Milano in cui si mettono in luce i vantaggi di questo tipo di produzione di energia, superiori a quelli di eolico e solare. In sintesi: a parità di produzione installata, la produzione è maggiore perché gli impianti durano di più: è più efficiente, perché il rapporto tra l’energia prodotta nella vita utile dell’impianto e quella consumata per realizzarlo e mantenerlo è più favorevole rispetto alle altre rinnovabili; è più vantaggiosa per l’ambiente, perché gli operatori provvedono al mantenimento dei corsi d’acqua, prevenendo il rischio idrogeologico.

 

TECNOLOGIA ITALIANA. Sempre lo studio del Politecnico mette in evidenza come il mini-idro utilizzi componenti per il 90% di “costruzione nazionale, mentre è noto come la stragrande maggioranza dei pannelli solari sia di fabbricazione estera così come turbine e pale eoliche. Per Assoidroelettrica, va conbsiderato anche il fatto che gli operatori pagano il canone di concessione e varie royalties alle comunità locali, il cui ammontare complessivo può arrivare fino al 30 per cento del fatturato.

 

GLI INCENTIVI. Si può ovviamente obiettare che un settore industriale dovrebbe stare in piedi senza incentivi e che anche per il fotovoltaico il Governo è intervenuto per “limare” quanto viene versato agli operatori del fotovoltaico e dell’eolico. Anche in questo caso viene in soccorso a Assoidrolettrica, lo studio commissionato al Politecnico. Se è vero che da un lato la spesa complessiva per gli incentivi è destinata a salire dai 36 milioni previsti per il 2020 ai 327 milioni al 2025, fino ad arrivare agli 883 milioni al 2030, è altrettanto vero che al 2030, le entrate fiscali aggiuntive alimentate dal settore sono pari a 790 milioni, a cui si devono aggiungere 129 milioni di altre entrate per le pubbliche amministrazioni locali. Il Politecnico, infine, aggiunge anche il valore per le mancate emissioni nocive nell’atmosfera, grazie all’energia prodotta da fonte rinnovabile, pari a 104 milioni. In pratica, i soldi che escono dalla finestra degli incentivi, rientrerebbero dalla porta della collettività.

 

(La Repubblica)