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Metalmeccanici, allarme ammortizzatori: "Migliaia di posti a rischio"

Per via del Jobs Act non è più possibile per 140.000 tute blu prorogare la cassa integrazione. Stamane presidio di protesta davanti al ministero dell'Economia di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. Di Maio: "Colpa di Renzi, ha sdoganato il precariato a vita"

 

24 Settembre 2018

 

ROMA - Protesta dei lavoratori metalmeccanici stamane davanti al ministero dell'Economia, per denunciare il rischio che nel giro di pochi giorni ci siano migliaia di licenziamentil dovuti alla scadenza senza possibilità di rinnovo degli ammortizzatori sociali, in particolare cassa integrazione e contratti di solidarietà. A causa delle "limitazioni e delle riduzioni introdotte dal D.lgs. 148/2015", spiegano in una nota Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, in molte aziende verrà superato il limite dei 36 mesi di cassa integrazione e cassa integrazione straordinaria, e in assenza di altri sostegni pubblici, molte imprese licenzieranno i lavoratori in esubero.

 

Il Ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio ha fatto sapere che incontrerà domani alle 17 presso il ministero le organizzazioni sindacali dei lavoratori metalmeccanici. L'incontro, secondo quanto riferisce una nota del ministero, è stato concordato con i segretari generali. Di Maio però in un posto su Facebook si scaglia contro il Jobs Act, che ha provocato questa situazione: "Oggi tutti i giornali si rendono conto dei casini che il Pd ha combinato con il Jobs Act perché presto scadrà la cassa integrazione per 140.000 operai. Quando Renzi portava avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori voi media eravate tutti lì ad osannarlo, e oggi che si vedono i risultati deleteri di quella riforma siete qui a dare la colpa a noi". Di Maio accusa Renzi di avrer "sdoganato il precariato a vita e abolendo i diritti fondamentali dei lavoratori".

 

Sono 140 mila le sole tute blu coinvolte da situazioni di crisi aziendali, con oltre 80.000 interessate dalla cassa integrazione straordinaria. La normativa naturalmente è generale, e non riguarda solo i metalmeccanici: il 24 settembre iniziano a scadere i 36 mesi di cassa integrazione (massimo 24 mesi) e contratto di solidarietà a disposizione nell'arco di cinque anni 'mobili' (con alcune eccezioni). Il tetto è stato introdotto con il decreto legislativo 148/2015 sul riordino degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, costola del Jobs act, entrato in vigore esattamente il 24 settembre di tre anni fa.

 

"Servono risposte immediate dal governo", dicono i sindacati, chiedendo l'apertura di un tavolo "urgente" ed un intervento legislativo che "allarghi la copertura degli ammortizzatori sociali, eliminando esclusioni e differenze di trattamento". I sindacati e i lavoratori chiedono però anche il rilancio di politiche attive. Nell'immediato, e con urgenza, quello che serve però, dice la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti, è che la prossima legge di Bilancio dia "risposte a questa emergenza", indivuando e "interventi strutturali capaci di garantire gli ammortizzatori fino alla ripresa delle attività aziendali o fino a nuove opportunità di occupazione".

 

Il quadro, secondo i calcoli delle stesse sigle, indica 140.000 metalmeccanici coinvolti da situazioni di crisi dei comparti degli elettrodomestici, della siderurgia, dell'Ict e telecomunicazioni, dell'elettronica, dell'automotive. Sono 144 i tavoli di crisi aziendali dei vari settori aperti al ministero dello Sviluppo economico al 30 giugno 2018, che riguardano 189.000 lavoratori. Sono 31 le aziende che hanno cessato l'attività in Italia per delocalizzare all'estero mettendo a repentaglio oltre 30.000 posti di lavoro. Ci sono, poi, 147 gruppi di imprese interessate da procedure di amministrazione straordinaria.

 

"Senza nuove norme - insistono i sindacati - la scadenza degli ammortizzatori il 24 settembre si tradurrà per migliaia e migliaia di lavoratori in licenziamento o, in alternativa, in riduzione di salario e diritti con gravissime ripercussioni per l'occupazione in tutto il Paese".

 

Sempre stamane è in programma anche uno sciopero nazionale e per l'intero turno dei servizi ferroviari in appalto, proclamato unitariamente da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl Taf e Fast Confsal: si tratta del personale dipendente delle aziende che operano in appalto, per conto del gruppo Fs, nella pulizia dei treni, delle stazioni e nei servizi accessori, nella ristorazione e pulizia a bordo e nell'accompagnamento sui vagoni notte e, secondo i sindacati, a causa dell'esaurimento degli ammortizzatori sociali sono "a rischio 2 mila addetti su 10 mila totali".

 

(La Repubblica)