News

Se nelle sale operative si torna a ragionare del rischio uscita dall'euro

Anche il bollettino Bankitalia contiene una riflessione sull'andamento degli spread tra i contratti di assicurazione (Cds) che proteggono dal rischio di "ridenominazione" e quelli che non prevedono questa possibilità

di RAFFAELE RICCIARDI

19 Ottobre 2018

C'è un parametro che entra sinistro nel bollettino di Bankitalia, pubblicazione di Autorità terza e indipendente per definizione, ma sul quale già da qualche tempo hanno iniziato a ragionare gli analisti delle grandi banche internazionali. Analizzando l'evidente crescita dello spread che ha caratterizzato questo periodo, via Nazionale ricorda che tra i fattori che fanno salire il termometro del debito c'è la differenza tra il premio che offrono i credit default swap (Cds) dei titoli sovrani italiani stipulati dopo il 2014 e quelli stipulati precedentemente.

I Cds, è bene ricordare, sono quei "contratti" che hanno un prezzo e scambiano sul mercato. Sono una sorta di assicurazione contro il rischio che il debitore non ripaghi il suo debito. Una protezione dal fallimento di un Paese, che costa di più quanto più è percepito come alto il "rischio" legato a quel Paese. Ebbene, dopo il 2014 queste polizze hanno iniziato a offrire una protezione anche da una "ridenominazione" dei titoli in una valuta differente, mentre in base ai regolamenti vigenti dal 2003 ciò non accadeva. Di fatto, coprono anche il rischio di uscita dall'euro. E Bankitalia sa bene che "questo differenziale è interpretato dagli analisti economici come una misura delle percezioni relative al rischio di ridenominazione del debito italiano".



Se nelle sale operative si torna a ragionare del rischio uscita dall'euro



Pochi giorni fa, un discorso simile veniva fatto da Abn Amro. Gli analisti scrivevano che lo spread tra i Cds che proteggono dal rischio Italexit e quelli che non lo fanno si è ampliato significativamente da quando è entrato in carica il governo. Insomma, pur precisando che la possibilità di uscita di Roma dall'euro è molto bassa, è un dato di fatto che sia le banche private che l'Autorità nazionale siano tornati a mettere l'attenzione su questo parametro.



(La Repubblica)