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Moody's taglia il rating. L'Italia declassata a Baa3: "Il deficit aumenterà molto mentre l'economia non decollerà"

L'agenzia statunitense porta il giudizio a un solo passo dal livello "spazzatura" e mette sott'accusa la ricetta del governo Conte per il rilancio del Pil: "Programma di riforme non coerente". Crescono "le possibilità di una nostra uscita dall'euro". Ma l'outlook del Paese - che ha un'economia "ampia e diversificata" - resta stabile: in prospettiva è possibile recuperare. Mattarella garante della stabilità

di ALDO FONTANAROSA

19 Ottobre 2018

ROMA - Moody's taglia il nostro rating a Baa3 (da Baa2) con outlook stabile. Mentre il governo fronteggia la bocciatura della manovra in sede comunitaria, l'agenzia Usa chiude il suo check up sulla situazione italiana. Lo aveva iniziato il 25 maggio, due mesi e mezzo dopo le elezioni. E il verdetto, severo, porta il giudizio sulla credibilità nazionale a un passo dal livello "spazzatura".

La decisione di Moody's è legata a un "cambio concreto della strategia di bilancio con un deficit" che si annuncia "significativamente più elevato" rispetto alle attese. L'agenzia considera "strutturali" e "difficili da invertire" le nuove spese che l'esecutivo italiano mette in campo: in particolare, il reddito di cittadinanza, il rilancio dei centri dell'impiego e anche la riforma della legge Fornero sulle pensioni ("che pone a rischio, nel lungo periodo, la sostenibilità del sistema previdenziale").

Queste tre misure, da sole, costeranno uno 0,8 per cento del Pil per ognuno dei prossimi tre anni. Mentre un altro 0,7 del Pil sarà "mangiato" dal mancato aumento dell'Iva. Infine peseranno - tra lo 0,2 per cento e lo 0,3 - gli investimenti pubblici in aumento.

Vogliamo spendere di più, dunque. Ma siamo in grado di produrre di più? Sotto accusa è la ricetta che il governo predispone per rilanciare l'economia. Manca "una coerente agenda di riforme", e questo implica il prosieguo di una "crescita debole nel medio termine". L'Italia, insomma, va incontro a una "mediocre performance" economica.

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Il pronostico, alla fine, è che il progresso del Pil italiano possa arrivare, ma in forme effimere: effetto di una politica fiscale "espansiva". Ma subito dopo questa illusoria accelerazione, la crescita si attesterà su un modesto più 1 per cento. Anche perché il Paese dovrà pagare tassi di interesse crescenti per il suo debito, in ragione della perdita di credibilità internazionale.

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In questo scenario - tra maggiori spese correnti e minore crescita economica - l'Italia rischia di confermare il debito pubblico al 130 per cento del Pil. Anzi: di aumentarlo tradendo le attese di una riduzione. E un debito così alto rende Roma molto più vulnerabile a possibili "schock esterni", dal caro petrolio alle guerre dei dazi.

Qualora il debito dovesse crescere ancora nei prossimi anni, a giudizio di Moody's il Paese dovrà mettere nel conto una crescente difficoltà di "accesso ai mercati del credito". In sostanza, gli italiani comincerebbero a vendere con grande fatica i loro titoli di Stato. E un simile scenario deve far pensare, visto che Roma deve rimborsare già nel 2019 titoli a medio e lungo termine per un valore di 200 miliardi.

Moody's guarda con allarme anche alle tensioni che si sono scatenate tra il governo grillino-leghista e la Commissione europea a Bruxelles: le possibilità di un'uscita dell'Italia dall'euro sono al momento "molto basse", ma potrebbero aumentare "se le incomprensioni fra Roma e le autorità europee" sulla manovra "dovessero subire una ulteriore escalation". E se la campagna elettorale per le Europee del 2019 dovesse fare leva, di nuovo, sul miraggio del ritorno alla moneta nazionale.

Moody's taglia il rating. L'Italia declassata a Baa3: Il deficit aumenterà molto mentre l'economia non decollerà

Se Moody's conferma l'outlook (a stabile) è per i punti di forza del Sistema Italia. In particolare, tra questi:

- un'economia molto ampia e diversificata;

- alcune aziende di grandi dimensioni e competitive;

- gli ingenti avanzi delle partite correnti;

- un insieme di investimenti internazionali, nel Paese, ben bilanciato.

Le famiglie italiane hanno peraltro un alto livello di ricchezza, un importante cuscinetto contro gli shock futuri e anche una potenziale fonte di finanziamento per il governo.

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L'agenzia di rating riconosce che i piani del governo contengono anche elementi positivi. Il programma di investimenti pubblici può aiutare il Pil, a condizione che le procedure messe in campo accelerino per davvero le aperture dei cantieri. Allo stesso modo, Moody's crede che una riforma fiscale potrebbe creare nuovi posti di lavoro.

Attualmente l'Italia combina "elevate aliquote fiscali con una bassa raccolta di entrate a causa di molte deduzioni ed esenzioni", e a causa anche dell'evasione. La flat tax è un passo in questa direzione. Tuttavia - sottolineano il Fondo Monetario Internazionale, l'Ocse e la stessa Confindustria - una riduzione delle imposte dirette va compensata con aumenti di altre tasse, preferibilmente legate al consumo, che garantiscano un gettito "duraturo e credibile a un Paese fortemente indebitato".

La politica governativa - denuncia infine Moody's - manca di riforme strutturali da troppo tempo attese come: 1) lo snellimento della Pubblica amministrazione; 2) l'accelerazione dei processi in sede civile; il rilancio dell'Università. E il sistema politico appare ancora irrazionale e volatile. Con buona pace della Presidenza della Repubblica, ultimo garante "della stabilità".

 

(La Repubblica)