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Condono, cosa cambia e cosa resta con l'accordo Lega-M5s

Nel nuovo testo presentato in consiglio dei ministri spariscono tutte le esclusoni di punibilità, comprese quelle per i reati di riciclaggio e autoriciclaggio, e l'inclusione dei capitali esteri tra quelli che è possibile far rimergere. Resta il maxi-sconto chi ha evaso. E in sede di conversione del decreto potrebbe arrivare il saldo e stralcio per "i contribuenti in difficoltà"

di FLAVIO BINI

20 Ottobre 2018

MILANO - Qualcosa sparisce subito e qualcosa (forse) arriverà più avanti. Nel condono gialloverde a porte girevoli, escono i punti oggetto dello scontro degli ultimi giorni, in primis la possibilità - per chi aderisce alla nuova dichiarazione integrativa - di escludere la punibilità per i reati di ricilaggio e autoriciclaggio e quella di far emergere anche i capitali nascosti all'estero, e potrebbe entrare in sede di conversione in Parlamento il saldo e stralcio per i debiti con il Fisco per i contribuenti in particolari difficoltà economiche.

È questa la sintesi trovata nel lungo pomeriggio a Palazzo Chigi apertosi prima con un faccia a faccia Conte-Di Maio-Salvini e proseguito poi con il consiglio dei ministri che ha dato il semaforo verde al testo definitivo. Testo definitivo che perde per strada i punti all'origine dello scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle e specifica altre novità: il tetto di reddito che sarà possibile "aggiungere" attraverso la dichiarazione integrativa si fermerà a 100 mila euro per singolo anno di imposta ma varrà "non per imposta", quindi non sarà cumulabile. E, stando sempre a quanto dichiarato, appare eslcusa anche la non punibilità inizialmente prevista per dichiarazione infedele, omesso versamento di ritenute e omesso versamento di Iva. "A scanso di equivoci abbiamo anche valutato che tutto sommato poteva prestarsi a equivoci qualche causa di non punibilità, che avrebbe consentito di stimolare contribuenti ad aderire ma avrebbe dato un segnale di fraintendimento, quindi non ci sarà nessuna causa di non punibilità", ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Resta il condono per chi ha evaso e integra le dichiarazioni

Dettagli a parte e tolta dal tavolo la versione più "hard", il testo conserva nell'impianto originario la principale novità, inattesa, dell'intero decreto: il condono parziale per gli evasori. Si tratta di una delle "4 gambe" del provvedimento, la nuova dichiarazione integrativa con cui chi non ha dichiarato redditi in passato ora può farlo a prezzi di saldo, pagando soltanto il 20% dell'imposta, invece dell'aliquota di riferimento, fino quindi al 43%. Il tutto nei limiti del 30% rispetto a quanto già dichiarato e con un tetto massimo di 100 mila euro all'anno per cinque anni. Consentendo così di fare emergere fino a mezzo milione di euro, pagando il 20% di tasse. Un punto, quello della dichiarazione integrativa, di cui mai si è parlato nella dicussione delle settimane precedenti il varo del decreto e che né era stato menzionato nel contratto di governo. Salvini in conferenza stampa si è limitato a precisare che la norma vale per chi ha presentato la dichiarazione dei redditi, ma si riferiva a quanto già dichiarato. Il nuovo provvedimento è volto invece a far emergere proprio ciò che i contirbuenti hanno nascosto al Fisco, cioè il nero.

Gli altri punti del provvedimento

Inalterate invece le altre tre gambe del provvedimento. Il primo filone riguarda lo stralcio integrale delle cartelle sotto i mille euro relative al periodo compreso tra il 2000 e il 2010. Il secondo ripropone di fatto una terza "edizione" della rottamazione delle cartelle già varata da Renzi e Gentiloni, prevedendo però un meccanismo di rateizzazione più favorevole. La misura riguarda i debiti col Fisco già accertati, o relativi comunque a redditi dichiarati per cui però non erano state pagate le imposte. L'ultimo capitolo riguarda invece le liti tributarie e prevede la possibilità di poter estinguere il procedimento pagando solo il 50% di quanto dovuto, per interromperlo dopo il primo grado, o il 20% per evitare la Cassazione.



(La Repubblica)