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Pensioni, con Quota 100 decurtazioni dal 5 al 30%. I dubbi dei parlamentari dopo le prime stime

+Europa: “Intervento insostenibile per i conti pubblici, elettori ingannati”. Salvini: “Nessuna penalizzazione, se mancano soldi li troveremo”



Pubblicato il 12/11/2018

Ultima modifica il 12/11/2018 alle ore 18:29



Chi opterà per Quota 100, la riforma ipotizzata dal governo nella manovra di bilancio, vedrà la propria pensione lorda decurtata tra i 5 e il 30% a seconda di un anticipo pari a un anno fino a oltre quattro anni. È la stima che ha presentato l’Ufficio parlamentare di bilancio durante l’audizione di oggi delle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato.

Il presidente Giuseppe Pisauro ha spiegato che se Quota 100 equivalesse alla somma di un’età di almeno 62 anni e un’anzianità contributiva di almeno 38, la misura riguarderebbe nel 2019 fino a 437.000 contribuenti attivi. Se l’intera platea utilizzasse questo canale di uscita, l’aumento della spesa pensionistica lorda stimabile si aggirerebbe sui 13 miliardi di euro per il prossimo anno, diventando stabile negli anni successivi.

La platea riguarderebbe per il 43% dipendenti privati (220.000 persone) e per il 36% dipendenti pubblici (oltre 156.000). Il 52,8% delle pensioni con Quota 100 potenzialmente liquidate nel 2019 verrebbe calcolata con il criterio di calcolo retributivo, il resto con un calcolo misto.

Le reazioni

Le stime riportate dall’ufficio hanno prodotto una serie di interventi.

Per il coordinatore di + Europa, Benedetto Della Vedova, l’intervento promesso in campagna elettorale «non è sostenibile dal punto di vista dei conti pubblici, a maggior ragione se fosse strutturale».

Per il vicepremier Matteo Salvini, invece, con Quota 100 «non ci saranno penalizzazioni». Sarà una libera scelta dei cittadini se aderire o meno. E promette: «Se c’è bisogno di più soldi, li troveremo».



(La Stampa)