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Istat: produzione industriale in calo dello 0,2 per cento nel terzo trimestre

Ombre sulla possibilità che il governo mantenga l’1,5 per cento come obiettivo di crescita per il 2019



Pubblicato il 12/11/2018

Ultima modifica il 12/11/2018 alle ore 15:33

Fabio zama



Ancora un segnale della netta frenata in corso per l’economia italiana. Dopo aver fotografato la stagnazione nel terzo trimestre del pil, ovvero della crescita della ricchezza nazionale, l’Istat certifica che fra luglio e settembre la produzione dell’industria è diminuita dello 0,2% rispetto ai mesi precedenti. Su base annua, invece, l’indice torna a crescere dopo due mesi, e aumenta in termini tendenziali dell’1,3% nei dati corretti per gli effetti di calendario. E’ l’effetto di un confronto con una situazione congiunturale meno favorevole.

Il dato da osservare è che il terzo calo trimestrale consecutivo, dunque – accademicamente parlando – un segnale di recessione, almeno in questo settore. «Prosegue la fase di debolezza della produzione industriale, che chiude con un lieve calo congiunturale anche il terzo trimestre dell’anno», osserva l’istituto di statistica. Nel terzo trimestre, la flessione congiunturale è attribuita ai beni di consumo e ai beni intermedi, mentre risultano in crescita i comparti dell’energia e dei beni strumentali.

Secondo il presidente dell’Istat, Maurizio Franzini – intervenuto in audizione sulla Legge di bilancio di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato- ci muoviamo «in un mutato scenario economico che potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica, in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi».

Nel terzo trimestre l’economia ha registrato una «battuta d’arresto, dopo 14 trimestri di crescita», ha poi precisato Franzini. In termini meccanici sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil dello 0,4% nel quarto trimestre per raggiungere gli obiettivi di crescita della Nadef per il 2018 (+1,2%). Possibile? Sulla carta, sì. Anche se l’Istat rileva che l’indicatore anticipatore «prelude alla persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico».

Alla luce di questo, si crea un’ombra sulla possibilità che il governo mantenga l’1,5 per cento come obiettivo di crescita per il 2019. Per questo, argomentano più fonti, proprio in queste ore il ministro dell’Economia Tria e il suo staff stanno valutando una revisione delle stime da inserire nella replica alle osservazioni della Commissione sulla manovra attesa per domani.



(La Stampa)