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Fmi, nuove critiche alla Manovra: "Impatto incerto sulla crescita"

Secondo il Fondo monetario, la crescita sarà intorno all'1 per cento tra quest'anno e il 2020. Il deficit è visto a livelli più alti di quelli stimati dal governo e il debito non calerà dal 130% del Pil. Quota 100? Aumenta il fardello sui giovani

13 Novembre 2018



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MILANO - A poche ore dalla risposta italiana alla Commissione europea sulla richiesta di modificare la Manovra per il 2019 e sul perché il debito cali meno del previsto, nei programmi del governo, anche il Fondo monetario internazionale si iscrive al partito degli scettici sugli effetti della legge di Bilancio sull'economia. Posizione già emersa, ad esempio, dalle audizioni di Ufficio parlamentare di bilancio o Istat, nella giornata di lunedì.

Il Fmi ha infatti definito "incerto" l'impatto degli stimoli economici contenuti nella Manovra messa a punto dal governo per i prossimi due anni, arrivando a definirlo "probabilmente negativo nel medio termine, se lo spread dovesse mantenersi su livelli elevati". Il giudizio è contenuto nel rapporto pubblicato dagli ispettori del Fondo al termine dell'ispezione annuale nel nostro Paese. In particolare, i tecnici dell'istituto di Washington stimano che la crescita si manterrà "attorno all'1% tra il 2018 e il 2020 per poi declinare successivamente".

L'analisi del Fmi punta il dito contro uno dei principali provvedimenti del governo Lega-M5s, l'intervento sul sistema Fornero con la quota 100 per la pensione: i cambiamenti previsti "aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani". Secondo il rapporto, inoltre, "è improbabile che l'ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani". Per il Fmi "è urgente razionalizzare i vari eccessi nel sistema".

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Quanto all'impostazione generale dei numeri sottostanti alla Manovra, dopo i dubbi della Commissione europea si ribadiscono altri spunti critici in questo rapporto. In particolare, il Fmi mette in guardia l'Italia dal rischio di recessione che potrebbe derivare da livelli di debito troppo alti. Nel documento che anticipa il rapporto complessivo, il Fmi stima che il debito pubblico italiano "resterà intorno al 130% nei prossimi 3 anni" e avverte che qualsiasi shock anche modesto "aumenterebbe il debito aumentando il rischio che l'Italia sia costretta ad un consolidamento di bilancio maggiore quando l'economia si indebolisce. Questo potrebbe trasformare un rallentamento in una recessione".

Mentre il governo indica una crescita all'1,5% e all'1,6% nei prossimi due anni, l'organizzazione di Washington prevede che la crescita dell'Italia sarà "di circa l'1% nel 2018-2020 e poi diminuirà da allora in poi". Invece "il deficit complessivo del 2019 è previsto al 2,75% del Pil" contro l'ormai 'famoso' 2,4% indicato dal governo. "Per il 2020-2021 è stimato al 2,8-2,9% a meno che non ci sia ampio sostegno politico per attivare la clausola di salvaguardia sull'Iva o per trovare misure compensative". Cosa questa, spiega il Fmi, che "si è però rivelata difficile da attuare in passato".



(La Repubblica)