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Spread stabile in vista della risposta italiana alla Ue sulla Manovra. Borse Ue in recupero

I listini internazionali avevano pagato il tracollo tecnologico di Wall Street, dove Apple ha perso il 5%. Tokyo -2%, mentre la Cina crede in un disgelo commerciale. Asta Btp, tassi in calo. Peggiora il calo del petrolio

di RAFFAELE RICCIARDI

13 Novembre 2018



Rep

Manovra, oggi arriva il no all’Europa. Ma i vescovi: “Così non ci si salva”

di ROBERTO PETRINI



MILANO - I listini europei chiudono in recupero dopo le difficoltà del comparto tecnologico di Wall Street della vigilia, che si sono riverberate sui mercati asiatici, mentre l'Italia è al centro dell'attenzione nelle sale operative perché deve oggi la sua risposta alla Commissione europea, che ha chiesto a Roma di modificare la Manovra per il 2019 e il prossimo triennio. Se non lo farà, il governo andrà incontro a una procedura d'infrazione per deficit eccessivo nell'ambito della regola sul calo del debito. Il Consiglio dei Ministri è convocato per la serata.

Anche Milano torna in positivo dopo una mattinata segnata dal calo delle banche e di Tim, scossa dalla sfiducia all'amministratore delegato, Amos Genish (-3,2% il finale). Il Ftse Mib alla fine segna una crescita dello 0,9%, Francoforte sale dell'1,3%, Londra chiude invariata (+0,01%) e Parigi cresce dello 0,85%. Wall Street prova a reagire ai cali della vigilia, quando Apple è stata bersagliata dalle vendite (-5%) dopo che il suo fornitore della tecnologia per il riconoscimento facciale ha tagliato l'outlook in scia al calo di ordini da parte di un non meglio precisato "grosso" cliente. Alla chiusura dei mercati Ue gli indici americani sono in verde: il Dow recupera lo 0,3%, lo S&P500 si rafforza al +0,7% e il Nasdaq sale dell'1,3%.

Lo spread tra Btp e Bund tedeschi, salito momentaneamente sopra quota 310 punti base, in chiusura è stabile a quota 303 con i decennali italiani che rendono il 3,4%. Il ministero dell'Economia ha intanto collocato in asta Btp per 5,5 miliardi di euro e spuntato tassi in calo. In particolare, il mercato ha assorbito titoli triennali per 2,5 miliardi, settennali per 1,75 miliardi e ventennali per 1,25 miliardi. Il rendimento del Buono a tre anni è sceso di 53 punti base all'1,98%, mentre quello del settennale ha segnato una limatura di 16 punti base al 3,12%. Il tasso del ventennale si è attestato al 3,90%.

Tra i dati macroeconomici di oggi, l'indice Zew sulle aspettative economiche delle imprese tedesche segna -24,1 punti a novembre, in risalita da -24,7 da ottobre e meglio delle attese. In Gran Bretagna, intanto, i salari sono cresciuti al ritmo del 3% annuo nel periodo luglio-settembre, caratterizzato da un tasso di disoccupazione al 4,1%. Nell'area Ocse invece la disoccupazione è calata al 5,2% mentre quella italiana è salita al 10,1%.

Sul fronte valutario, l'euro si è avvicinato di nuovo alla soglia di 1,13, dopo avere toccato un minimo a 1,1221 dollari, livello che non vedeva dal giugno del 2017 (ieri a 1,125 dollari). La divisa è scambiata a 1,1290 dollari. Vale inoltre 128,7 yen, mentre il dollaro-yen si attesta a 114.

A salvarsi oggi sono state Shanghai (+0,9%) e Hong Kong (+0,2%) dopo che il quotidiano South China Morning Post ha riportato che il primo consigliere economico del presidente cinese Xi Jinping, il vice premier Liu He, potrebbe visitare Washington in vista dell'incontro programmato da Xi con il presidente Trump. Tokyo ha invece terminato in netto ribasso: il Nikkei ha ceduto il 2,06%. Sul mercato valutario lo yen è tonato a stabilizzarsi dopo il rafforzamento del dollaro, poco sotto a quota 114, e sull'euro a un valore di 128,10.

Si accentua infine il calo del prezzo del petrolio dopo il monito di ieri, in un tweet, del presidente Usa Trump a Opec e Arabia Saudita a non tagliare la produzione di greggio. L'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) ha ancora una volta rivisto al ribasso le previsioni di domanda di greggio per il 2018 e il 2019 e si dice preoccupata per l'eccesso di offerta sul mercato. Si prevede che la crescita della domanda mondiale raggiungerà 1,50 milioni di barili al giorno quest'anno, una revisione al ribasso di 40.000 barili al giorno rispetto al mese scorso, per raggiungere una domanda totale di 98,79 milioni di barili al giorno. "Non vediamo nell’indipendenza energetica da parte degli Stati Uniti la causa della sofferenza dei titoli petroliferi. Gli Stati Uniti mostrano infatti livelli di copertura energetica oltre il 90% da oltre due anni. La recente debolezza delle azioni oil è collegata principalmente al prezzo del Brent, particolarmente volatile negli ultimi tempi a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dell’outlook sulla domanda", annota Michael Nicol, Investment Manager European Equities di Kames Capital. Intanto il Wti segna un tonfo di oltre quattro punti percentuali a 57,3 dollari mentre il Brent perde altrettanto ma a 67,3 dollari. L'oro invece si stabilizza poco sopra 1.200 dollari all'oncia.



(La Repubblica)