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L’Fmi boccia la riforma delle pensioni e promuove a metà il reddito di cittadinanza

Il rapporto sulla manovra: per avere più cura degli sfortunati occorre invertire la rotta

Pubblicato il 13/11/2018

Ultima modifica il 13/11/2018 alle ore 17:38

ALESSANDRO BARBERA

ROMA



Giovanni Tria dice che le previsioni sulla crescita dell’Italia «non si negoziano». Purtroppo per lui e per noi il Fondo monetario internazionale stima che quest’anno e nei prossimi due l’aumento del Pil non sarà superiore all’un per cento, ben al di sotto del +1,5 promesso dal governo nel Documento di economia e finanza e due decimali al di sotto delle stime della Commissione europea. La missione autunnale degli ispettori di Washington si chiude con questo messaggio: l’Italia è un Paese che cresce ancora troppo poco, e con un sistema di sicurezza sociale inadeguato. Ma per avere più cura degli sfortunati occorre invertire la rotta. Purtroppo non è quel che credono avverrà con la manovra



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Il comunicato è chiarissimo: «Per crescere di più e aiutare chi è rimasto indietro occorre avere conti in ordine, proseguire con le riforme strutturali, avere un sistema bancario solido». Questa strada «ridurrebbe i rischi, aumenterebbe la fiducia degli investitori e rafforzerebbe la resilienza del Paese». Il messaggio è tipico della diplomazia: si consiglia in positivo per non dire apertamente che si sta facendo il contrario.

Cosa dicono in concreto gli ispettori del Fondo sui contenuti forti della manovra? Non sono contrari al reddito di cittadinanza, purché sia una misura stabile di sostegno ai poveri e non spinga la gente a smettere di lavorare. Insomma, meglio se assomiglia a quel che c’è già (il reddito di inclusione) e non a un divanificio (cit. Matteo Salvini). Sulle pensioni il giudizio è invece senza appello: la riforma Fornero «ha contenuto la spesa nel lungo termine». Se ora quell’impianto venisse meno «ne pagherebbero un prezzo i più giovani», perché aumenterebbe solo il costo del debito senza far emergere – come sostiene il governo – nuovi posti di lavoro: «è improbabile che accada», e lo «dimostra l’evidenza empirica».

Twitter @alexbarbera



(La Stampa)