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Banche, la Lega salva le Bcc: cancellato l'obbligo di aderire ai gruppi unici

Proposta una modifica al decreto Fiscale, intanto il tema è oggetto di un vertice a Palazzo Chigi. Nel testo si allarga la pace fiscale e si sanano le irregolarità formali. Stop alle sanzioni anche per la fattura elettronica

14 Novembre 2018



MILANO - Il governo lavora sulla riforma delle Bcc. La Lega ha proposto di far saltare l'obbligo per le piccole casse di credito cooperativo - alcune delle quali oggetto di vicende giudiziarie, come nel caso di Verdini e del Credito fiorentino - di aderire ai grandi gruppi unici, scardinando la riforma del 2016. E' quello a cui mirano gli emendamenti al decreto fiscale depositati dalla Lega in Commissione Finanze del Senato. Richieste di modifica secondo cui le "banche hanno la facoltà di adottare, in alternativa alla costituzione del gruppo bancario cooperativo, sistemi di tutela istituzionale" secondo il modello tedesco.

Le modifiche alla riforma delle Bcc

Il cantiere è aperto e, secondo quanto riporta l'Ansa, la maggioranza di Lega e M5s punta a trovare una soluzione condivisa fra le varie forze politiche, anche di opposizione, per intervenire sulla riforma delle Bcc. Secondo riferito, il lavoro in corso supererebbe le proposte avanzate finora anche dai partiti di maggioranza come modifiche al decreto legge fisco.

Del tema si è parlato anche nel corso di un vertice a Palazzo Chigi dal quale è filtrato che l'esecutivo sta mettendo a punto un "pacchetto di interventi" relativi alle Bcc. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha assicurato l'impegno, nel corso della riunione, a sostenere "le banche del territorio". Al vertice, presieduto da Conte, erano presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni e la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, entrambi M5S, oltre al leghista Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato, dove è tra l'altro in discussione il decreto fiscale.

Proprio dal fronte leghista è arrivata una nota a spiegare quel che si è detto nel vertice: "Abbiamo compiuto un'ulteriore riflessione su come tutelare il carattere di mutualità e di territorialità del credito cooperativo alla luce degli sviluppi della riforma delle Bcc, proseguendo sulla strada già intrapresa con l'intervento effettuato nel decreto milleproroghe (che aveva riscontato generale apprezzamento nel settore) e tutelando la stabilità dei gruppi costituendi". Durante l'incontro "abbiamo quindi voluto esplorare se ci fossero ulteriori margini per garantire la tutela delle due caratteristiche che hanno rappresentato il punto di forza del credito italiano; grazie alla territorialità e alla mutualità il credito cooperativo ha retto meglio l'urto della crisi e consentito di sostenere le piccole e medie imprese, che costituiscono l'ossatura del sistema produttivo nazionale. Nostra priorità è anche aiutare concretamente i truffati dalle banche, per salvare sempre più persone e farlo meglio".

Le proposte arrivano quando una buona parte delle Bcc che aderiranno sia al gruppo Iccrea sia al gruppo di Cassa centrale banca hanno già deliberato le adesioni, o si apprestano a farlo entro il mese prossimo. C'è chi nota poi, tra gli addetti ai lavori del credito cooperativo, come gli emendamenti presentati non vadano a toccare il 'cuore' della riforma: l'articolo 33 comma 1-bis del testo unico bancario che prevede l'obbligo per le Bcc di aderire ad un gruppo pena la perdita della licenza. Il milleproroghe di settembre, per altro, ha ulteriormente 'blindato' a favore delle Bcc il controllo del gruppo bancario in forma di spa (almeno il 60% del capitale deve essere in mano alle banche cooperative aderenti). Per altro, sulla riforma si sono espressi anche gli ispettori del fondo monetario che nel comunicato conclusivo della missione in italia hanno invitato le autorità a "non ritardare" la nascita dei tre gruppi cooperativi, i due nazionali e quello provinciale che nasce attorno alla Cassa centrale Raiffesen dell'Alto Adige.

Le altre modifiche al decreto fiscale

Tra gli emendamenti proposti al testo fiscale legato alla Manovra, nella serata di martedì erano arrivati gli importanti aggiustamenti proposti dal relatore Emiliano Fenu (M5s). A cominciare dal tema delle concessioni: anche se queste sono scadute, i concessionari autostradali devono continuare ad investire nella sicurezza delle infrastrutture. "Per le concessioni autostradali già scadute il concedente stipula con il concessionario un atto aggiuntivo, senza il riconoscimento di alcuna proroga della scadenza, che preveda la progettazione e la realizzazione, con procedure ad evidenza pubblica, degli urgenti interventi necessari a garantire il mantenimento e/o l'aumento degli standard di sicurezza".

Sempre secondo una modifica del relatore, la pace fiscale diventa extralong. Fino al 31 maggio 2019 i contribuenti potranno correggere errori od omissioni ed integrare non più solo le dichiarazioni fiscali presentate entro il 31 ottobre 2017, ma anche quelle "tardive", relative agli anni precedenti al 2017, presentate entro i 90 giorni successivi.

E' poi arrivato il disco verde del Mef alla proposta della Lega di introdurre nel decreto una sanatoria sulle irregolarità formali: fonti di maggioranza riferiscono che l'incasso atteso dall'emendamento dovrebbe essere di 800 milioni in due anni. La misura consente di 'sanare' ante-contenzioso le irregolarità formali con il versamento di 150 euro per ogni periodo di imposta interessato.

E-fatture senza sanzioni

Un'altra sanatoria, verrebbe da dire "preventiva", è prevista per le sanzioni nel primo anno di entrata in vigore della fatturazione elettronica, cioè il 2019. A chiederla sono, questa volta nel parere votato dalla Commissione Politiche europee della Camera alla Commissione Bilancio sul decreto legislativo relativo alla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, Lega e M5s. Il parere proposto dal relatore Leonardo Penna (M5s) e votato dai due partiti di maggioranza, afferma "l'opportunità che il Governo valuti la possibilità: di attenuare gli effetti sanzionatori per tutto il periodo di imposta 2019, e non solo per il primo semestre 2019, in tutti i casi in cui il ritardo dell'emissione e trasmissione della fattura al sistema di interscambio non incida sulla corretta liquidazione dell'imposta di periodo (mensile o trimestrale) o quando la fattura emessa tardivamente partecipa alla liquidazione periodica del mese o del trimestre; di non applicare le sanzioni alle fatture elettroniche emesse fino al 31 dicembre 2018; di non applicare le sanzioni nei casi in cui, nel corso del 2018, sia stata emessa fattura analogica purché l'imposta sia stata regolarmente liquidata; di rendere facoltativa l'indicazione della data di emissione della fattura elettronica in tutti i casi in cui la stessa è emessa utilizzando il sistema di interscambio".



(La Repubblica)