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Reddito di cittadinanza, Palazzo Chigi alza il muro sulle cifre: "Costerà 7,1 miliardi"

Secondo fonti del governo "non è previsto nessun taglio": la differenza rispetto ai 9 miliardi inizialmente postati si deve alla considerazione che la misura partirà dopo e che non tutti gli aventi diritto faranno richiesta

16 Dicembre 2018



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MILANO - In attesa di capire come si chiuderà la trattativa interna al governo e con l'Europa sui numeri per la Manovra, Palazzo Chigi alza il muro sulle cifre del reddito di cittadinanza.

Per la misura, si ricorda, la legge di Bilancio ha previsto un fondo da 9 miliardi annui a partire dal 2019, uno dei quali destinato alla riforma dei centri per l'impiego. Dirottandovi i fondi stanziati per il 'vecchio' Rei, la cifra finanziata in deficit per questo fondo è di 6,7 miliardi. Analogamente, la Manovra prevede un secondo fondo da 6,7 miliardi per la riforma del sistema pensionistico in direzione di quota 100.

Proprio dalle misure cardine del programma gialloverde, però, si prevedono risparmi per centrare i nuovi obiettivi di bilancio. Fino ad ora, con la retromarcia sul rapporto deficit/Pil dal 2,4 al 2,04%, il premier Giuseppe Conte ha portato sul tavolo di Jean-Claude Juncker la promessa di 6,4 miliardi di disavanzo in meno. Per alimentare la prima parte di tagli, secondo quanto appurato nei giorni scorsi, 4,2 miliardi dovrebbero arrivare proprio da reddito e quota 100. Altri 2,2 miliardi sono ancora in via di definizione, così come eventuali altre misure per colmare le richieste di Bruxelles: secondo quanto ricostruito, all'appello mancherebbero altri 3,5 miliardi circa per chiudere la partita.

Su questo quadro in evoluzione arrivano le precisazioni di Palazzo Chigi: fonti governative spiegano che il reddito di cittadinanza costerà circa 6,1 miliardi, ai quali si deve aggiungere il miliardo destinato alla riforma dei centri per l'impiego per un totale di 7,1 miliardi. Le stesse fonti ribadiscono che la misura, rispetto all'impostazione iniziale, resta invariata nei tempi e nella platea. La riduzione dei costi, si spiega, è dovuta al fatto che si partirà da fine marzo: i 9 miliardi iniziali erano previsti per coprire la misura su dodici mesi. Inoltre, sulla base delle relazioni tecniche si prevede che il 90% degli aventi diritto - e non tutti, quindi - faccia richiesta del reddito.

Nel dettaglio, da Palazzo Chigi ricordano che la previsione iniziale di 9 miliardi per ciascuno dei prossimi tre anni riguardava l'arco dei dodici mesi. Ma per il prossimo anno, visto che la misura partirà a fine marzo e dovrà essere finanziata solo per nove mesi, il costo per le nove mensilità residue porta a una cifra di 6,75 miliardi.



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Su questa valutazione 'di calendario' se ne innesta una seconda 'tecnico-statistica'. Dal governo fanno notare, guardando a quanto accaduto storicamente, che le misure di sostegno sociale non sono richieste da tutti coloro che fanno parte della platea degli aventi diritto: non si supera in genere l'80%. Ad esempio, le domande per il Rei sono state presentate da circa il 50% di chi ne aveva diritto. Le nuove relazioni tecniche sulla misura prevedono che sia il 90% di chi ha diritto a fare richiesta. In base all'aggiustamento tecnico-statistico, dunque, il 90% di 6.75 miliardi fa 6.1 miliardi. Sommando a questa cifra 1 miliardo necessario per i centri per l'impiego si arriva ai 7,1 miliardi di costo definitivo del reddito di cittadinanza per il 2019, sottolineano le stesse fonti.

Guardando infine agli anni successivi, 2020 e 2021, non sarà più necessario 1 miliardo all'anno per i centri per l'impiego, ma soltanto 300 milioni per pagare gli stipendi ai nuovi assunti, e anche questi sono stati previsti. Nel 2020 e 2021, sulla base dell'aggiustamento statistico, la misura costerà quindi circa 8,1 miliardi.



(La Repubblica)