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Crolla la produzione industriale. Ma Di Maio rilancia: “Possibile un nuovo boom economico”

I dati dell’Istat: a novembre -2,6% rispetto al 2017. Conte: «Con la manovra abbiamo anticipato il dato negativo»

 

Pubblicato il 11/01/2019 – Ultima modifica il 11/01/2019 alle ore 17:45

 

Crolla la produzione industriale a novembre 2018. Secondo i dati diffusi dall’Istat è scesa dell’1,6% rispetto a ottobre e del 2,6% rispetto a novembre 2017. Nella media del trimestre settembre-novembre 2018 il livello della produzione registra una flessione dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti mentre nei primi undici mesi dell’anno scorso la produzione è cresciuta dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Queste tendenze negative, commenta l’Istituto di Statistica, «potrebbero risultare amplificate da un effetto “ponte” connesso con il posizionamento nel calendario della festività del primo novembre. La flessione congiunturale su base trimestrale risulta solo lievemente negativa, confermando un quadro di complessiva debolezza dei livelli di attività industriale nel corso del 2018».

 

Il settore auto fa -19,4%

L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo nel comparto dell’energia (+1,0%); variazioni negative registrano, invece, i beni intermedi (-2,4%), i beni strumentali (-1,7%) e i beni di consumo (-0,9%). Ancora peggio fa il settore auto la cui produzione sempre a novembre è diminuita del 19,4% rispetto al novembre 2017, il calo maggiore da ottobre 2012. Rispetto a ottobre 2018 il dato è in calo dell’8,6%. Nella media degli 11 mesi 2018, la produzione è diminuita del 5,1%.

 

Le reazioni del governo

Se per il Centro Studi Promotor la brusca frenata «rafforza i timori che il nostro Paese stia entrando ancora una volta in recessione» e per Confesercenti «tira aria di stagnazione», il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è meno pessimista e confida negli effetti espansivi della manovra finanziaria approvata da poco. «Temevo un dato negativo. Già i dati per alcuni partner europei erano stati anticipati ed era difficile che per l’Italia non vi fosse dato di segno negativo. Ma è importante averli anticipati prima e compreso che sarebbe stata questa la ragionevole evoluzione del trend economico: per questo è stato ancora più importante intervenire con quella manovra economica nel segno della crescita e sviluppo sociale». Sulla stessa linea il vice premier Matteo Salvini che evidenzia come la produzione industriale è «in calo in tutta Europa, non penso che il decreto dignità incida in Germania, in Gran Bretagna, a Parigi o in Olanda. È un problema per l’economia a livello mondiale che passa anche dagli Usa e noi a differenza di altri mettiamo più soldi nelle tasche dei cittadini e delle imprese per combattere questo blocco a livello mondiale». Secondo il vicepremier Luigi Di Maio addirittura può «esserci un nuovo boom economico come negli anni ’60, avevamo le autostrade e ora la nuova sfida sono le autostrade digitali». Secondo l’ex premier Matteo Renzi (Pd), invece, «il dramma è che questo governo sta facendo di tutto per non risolvere il problema degli italiani. Quando la produzione industriale crolla del 2,6%, questo è il problema che abbiamo davanti a noi, non tanto o non solo le divise di Salvini. Stiamo andando verso una situazione di vacche magre. Sta per piovere e il governo non prende l’ombrello».

 

(La Stampa)