News

Ue, il bilancio nel mirino della Corte dei Conti: più trasparenza sui fondi

 

Giuliano Balestreri 10 ORE 461

 

Prima il bastone, poi la carota. Nella sua relazione annuale sui rapporti con l’Ue, la Corte dei Conti sottolinea tutte le criticità che continua ad affrontare l’Italia, ma mette in guardia quanti abbiano intenzione di sfruttare le tensioni finanziarie ed economiche per lanciare l’ennesima crociata contro Bruxelles.

 

Leggi La pioggia di miliardi europei che l’Italia spreca

La magistratura contabile sottolinea come l’Italia ricopra storicamente il ruolo del contributore netto. Tradotto: versa sotto forma di contribuzione al bilancio Ue più di quello che incassa come fondi destinati agli investimenti. Nel 2017 il saldo è stato negativo di 4,4 miliardi che arrivano a un rosso cumulato di 36 miliardi tra il 2011 e il 2017. Un risultato “che – scrive la Corte dei Conti – colloca il nostro Paese al quarto posto (dopo Germania, Regno Unito e Francia) per valore assoluto del contributo netto dell’intero settennio”.

 

A rendere più complicata la situazione ci sono le storiche difficoltà che ha l’Italia ad attingere ai fondi messi a disposizione dall’Unione europea. Troppa burocrazia e mancanza di capacità progettuali fanno perdere miliardi di euro ogni anno. E così, nonostante “una certa accelerazione, in termini di volume sia di impegno che di spesa”, al 31 ottobre 2018, a fronte di investimenti programmati per 54,2 miliardi destinati alla “crescita e all’occupazione”; l’Italia ha impegnato appena 17,6 miliardi ed effettuato pagamenti per meno di 7 miliardi. Adesso, immaginare che il governo riesca – e sappia – cambiare passo, utilizzando i fondi negli ultimi due anni del programma è pura fantasia. Ma lo spreco è evidente: i governi cambiano, ma per tutti il sentiero economico è stretto. Il debito non cala e l’economia non riparte. Anche perché non si sfruttano i fondi quando ci sono.

 

Insomma, il freddo conteggio dei numeri pare fatto per sostenere le tesi dei movimenti antieuropeisti. Sembra di ascoltare gli stessi argomenti cavalcati dai sostenitori della Brexit che ora cercano in ogni modo di fare marcia indietro. Proprio per questo la Corte dei Conti chiede a Bruxelles di accelerare sulle riforme, ma mette in guardia i populisti: “La sola considerazione dei saldi finanziari, costantemente negativi per il nostro Paese, non esaurisce l’analisi economica dei costi e dei benefici derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”.

 

Secondo la magistratura contabile “il mero calcolo aritmetico non considera che alcuni beni, come la protezione ambientale, la lotta al cambiamento climatico, il rafforzamento del mercato unico, possono essere finanziati in modo ottimale soltanto a livello europeo”. In quest’ottica, dal momento che il grosso dei finanziamenti al bilancio Ue arriva attraverso trasferimenti nazionali, la Corte auspica “un collegamento più visibile tra il reperimento delle risorse ed il finanziamento dei beni pubblici europei” in attesa della riforma del sistema delle risorse proprie.

 

L’Ue, infatti, si propone di individuare nuove fonti di entrata rispetto agli attuali trasferimenti eccessivamente sbilanciati sul versante delle contribuzioni nazionali, e dunque, “percepiti come fattori di costo a carico dei bilanci degli Stati membri, piuttosto che come mezzi per finanziare politiche comuni e riequilibrare i divari di crescita tra regioni. Allo stesso tempo – prosegue la Corte dei Conti -, secondo le proposte della Commissione europea del maggio 2018, alla riforma dei meccanismi di finanziamento nella direzione di risorse più autenticamente “proprie” dovrebbe accompagnarsi una riforma più generale del bilancio europeo, che concentri le assegnazioni sulle politiche di spesa maggiormente in grado di realizzare, per dimensioni e per livello di governo, un valore aggiunto europeo, così da rendere chiaramente identificabile l’azione europea e da legittimare la raccolta di risorse per finanziarla”.

 

(Business Insider Italia)